San Marino, gioiello incastonato tra le colline, dove le torri svettano fiere e i tramonti sono da cartolina. Peccato che, mentre noi – sì, noi, sammarinesi ma anche italiani, dove la situazione non è certo migliore – ci crogioliamo in questa bellezza, i nostri giovani si perdano in un labirinto di fumo, pasticche e polvere bianca, convinti che sia solo un gioco da ragazzi.
A Fiorentino, l’eco di un silenzio ci ha colpiti solo qualche giorno fa: un ragazzo sotto i 30 anni, un festino, un malore, e una dimissione che grida vendetta. Non serve rispolverare i dettagli – quei fatti sono ormai noti a tutti – ma quel vuoto è il grido di una generazione che stiamo lasciando annegare, mentre noi, con un sorrisetto da copione, ci giriamo dall’altra parte.

Parliamoci chiaro: a San Marino, le droghe sono diventate un accessorio di stile. La cocaina? Il trofeo dei “vincenti”, un tocco di classe per brillare dal Pianello alla Riviera. La cannabis? L’infuso dei finti ribelli, quei “Che Guevara” in divisa biancazzurra che predicano la rivoluzione, ma poi non ricordano che hanno fatto la sera prima. Le pasticche? Il biglietto per una notte da leoni, senza pensare al domani … se arriverà!
E chi dobbiamo ringraziare per questa banalizzazione da Oscar? Un mix letale di politica distratta, famiglie in modalità struzzo, istituzioni che si muovono al rallentatore e campagne di liberalizzazione che ci vendono il fumo – in tutti i sensi verrebbe da aggiungere – come un diritto inalienabile.
Cominciamo dalla politica, quel circo di giocolieri che, tra una stretta di mano e un selfie, dimentica che i numeri urlano. L’ISS, sul Titano, nel 2024, ha contato 100 pazienti in cura per dipendenze: il 55% incastrato nelle droghe, il 45% nell’alcol. Di quei 55, il 16% era schiavo della cocaina. Ve l’avevo detto ieri, ma repetita iuvant: questi numeri non sono fredde statistiche, sono le impronte di un mostro che fingiamo di non vedere.
Nel 2023, un bel +12% di dipendenza da cocaina. Ma tranquilli, i nostri figli “non lo farebbero mai”, mentre noi siamo troppo impegnati a lucidare i loro piedistalli per accorgerci che il terreno sta franando. Mi riferisco – in maniera volutamente semplicistica e pungente – alle famiglie, quelle meraviglie di ottimismo cieco caratteristiche non solo del Titano. “Mio figlio? Un angelo!” – giurano, mentre il loro angelo naviga nella nebbia della cannabis. E qui entra in gioco l’HBSC, o Health Behaviour in School-aged Children, un’indagine internazionale che tiene il polso ai comportamenti dei ragazzi in età scolare. Nel 2022, a San Marino, l’HBSC ha sparato dati che fanno tremare: l’11,9% dei quindicenni ha fumato cannabis nell’ultimo mese precedente all’indagine, più del doppio rispetto al 5,1% del 2018. Tra i diciassettenni, il 35,5% l’ha provata, con il 17,8% che ci dà dentro regolarmente.
Ma no, dai, è solo un “momento di relax”, vero? Peccato che, come ci ricorda il National Institute on Drug Abuse, la cannabis sia un biglietto di sola andata per l’apatia, una deresponsabilizzazione che ti spegne il cervello proprio quando dovresti accenderlo, a 16 anni, quando ti definisci il futuro.
E la cocaina? L’Organizzazione Mondiale della Sanità ci avverte: è un’autostrada per l’infarto, un cocktail di euforia che si trasforma in un conto salato per il cuore e la mente. Ma a San Marino, è intesa come un distintivo da fighetti, anche a buon mercato: 80 euro al grammo, molto meno di un weekend a Riccione!
Intanto, la Gendarmeria conta le denunce come noccioline: 70 nel 2023, una ogni cinque giorni. Ragazzi che pensano che sniffare sia come mettersi un filtro su Instagram, mentre le istituzioni, lente come un ghiacciaio, si gingillano con protocolli, sogni e riunioni.
Non dimentichiamo le pasticche, quelle caramelle da rave che, secondo la DEA, ti regalano una danza con la disidratazione e danni cerebrali a lungo termine. Ma chi se ne frega, tanto è “solo una volta”, no?
Le campagne di liberalizzazione, con il loro mantra da discount – “Legalizziamo, così controlliamo!” – ci hanno convinti che è tutto sotto controllo. Fuori dai confini, il 3% dei giovani tra 18 e 24 anni ha già fatto un giro con la cocaina, salendo al 5,2% tra i 20-29enni, e uno su cinque ci ricasca entro un anno. Ma voi, sul Titano, vi bevete la favola del “tanto è normale”, mentre i vostri ragazzi si perdono in un labirinto di specchi deformanti.
Dite basta a questa commedia! La cocaina non è un badge da appuntarsi al petto, la cannabis non è una tisana per l’anima, le pasticche non sono confetti da festa. Sono mine che esplodono sotto i piedi dei vostri giovani, e voi? Battete le mani come pinguini incantati, mentre le campagne di liberalizzazione, con il messaggi che lanciano, vi guidano verso il burrone con quel suono da flauto magico. Svegliatevi, prima che il prossimo silenzio trasformi tutti in statue di sale. Parlate ai vostri figli, aprite gli occhi, piantatela di applaudire chi vi vende fumo. Il mostro è qui, e non se ne andrà con un “amen”… Tantomeno con la legalizzazione o i banalizzanti messaggi di chi la promuove.
Enrico Lazzari