L’attenzione ai tempi della giustizia e in particolare alla ragionevole durata dei processi è da anni al centro del dibattito politico e con grande impegno il tribunale, grazie al completamento dell’organico dei giudici e ad una organizzazione interna efficiente, ha migliorato in modo significativo l’annosa situazione che aveva determinato cronici arretrati e, a cascata, prescrizioni in fase istruttoria o in dibattimento.
Questi miglioramenti che possiamo definire senza timore di smentita formidabili, non li attesta la maggioranza o qualche singola forza politica, ma sono rilevati da indicatori statistici introdotti da qualche anno anche a San Marino nelle relazioni sullo stato della giustizia, mutuandoli dai sistemi europei più evoluti, per misurare in modo oggettivo il lavoro svolto dai giudici.
In questi giorni, mentre il Consiglio Grande e Generale discute temi importanti per il futuro del Paese, Repubblica Futura ha scelto ancora una volta di puntare il dito contro la magistratura, denunciando il verificarsi di alcune prescrizioni nei processi penali.
Una critica che, come spesso accade, dimentica di spiegare i contesti reali e finisce per confondere i cittadini.
Come stanno davvero le cose.
Quando il nuovo Dirigente del Tribunale ha assunto l’incarico, si è trovato a dover gestire una situazione gravissima ereditata dal passato, con oltre 800 procedimenti già prescritti durante la fase istruttoria. Lo ha detto anche la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Nonostante ciò, la nuova gestione ha avviato un percorso di riorganizzazione serio e trasparente:
•sono stati introdotti strumenti di monitoraggio e analisi dei tempi dei procedimenti,
•viene svolta un’attività costante di recupero dei fascicoli a rischio,
•e nei processi attualmente in corso si lavora per evitare nuove prescrizioni, compatibilmente con i limiti oggettivi del sistema. Inoltre, l’indice di smaltimento, la Variazione percentuale delle pendenze, il Disposition time, l’Indice di durata media dei processi, sono indicatori numerici oggettivi che, pur non potendo descrivere in modo esaustivo la qualità della giustizia erogata, permettono di quantificare il lavoro del tribunale e testimoniano un deciso cambio di passo avvenuto sotto l’attuale direzione.
Chi oggi si scandalizza per alcune prescrizioni dovrebbe ricordare quanti danni ha lasciato in eredità quando era al governo.
La verità su Repubblica Futura
È doveroso ricordare che proprio Repubblica Futura – nei suoi anni di governo – ha sostenuto un modello bancario e finanziario che ha messo a rischio la sovranità del Paese. Un modello che ha visto protagonisti Banca Centrale, Banca CIS e Cassa di Risparmio, al centro di vicende che hanno creato gravi squilibri per lo Stato e per i risparmiatori.
Quel progetto aveva un obiettivo chiaro: favorire un gruppo economico che mirava a comprarsi San Marino, pezzo dopo pezzo.
E oggi, proprio chi ha coperto quel disegno, pretende di dare lezioni sulla giustizia e sulla legalità. Ma i cittadini non dimenticano. Se ci sono procedimenti difficili da concludere, è perché quei fatti sono accaduti e sono stati coperti da scelte politiche precise.
La giustizia va difesa, non usata
Oggi la giustizia non è più un terreno di scontro tra fazioni. È un’istituzione che va rispettata, che lavora in modo indipendente e che non si piega più a interessi di parte.
I giudici operano con rigore, il Consiglio Giudiziario ha piena autonomia.
Chi è in buona fede sa che ci vogliono anni per rimediare a una gestione sbagliata.
Ma la direzione è quella giusta: trasparenza, controllo dei tempi, lotta alla prescrizione, rispetto dei ruoli.
Chi oggi agita lo “stato di diritto” solo per colpire gli avversari politici, dimentica che lo stato di diritto si difende con la verità, la coerenza e la memoria.
Comunicato stampa delle forze politiche di maggioranza
Pdcs
Libera
PSD
Alleanza Riformista
Consigliere indipendente Giovanna Cecchetti
ECCO COSA AVEVA SCRITTO REPUBBLICA FUTURA
In una settimana in cui la politica si confronta in Consiglio Grande e Generale, non arrivano buone notizie dai Tavolucci. Apprendiamo dalla stampa che un altro giudice in pochi mesi ha lasciato la magistratura; poi la notizia delle ennesime prescrizioni in due procedimenti penali in cui protagonisti e fatti erano noti ed eclatanti ed il cui epilogo deve ragionevolmente indurre a qualche riflessione. Repubblica Futura non intende entrare nel merito delle due vicende, non compete alla politica nel rispetto della divisione dei ruoli e dei poteri. Tuttavia non si può sottacere come, in un sistema giudiziario che a detta del governo funziona come un orologio svizzero, molti procedimenti procedono alla velocità della lumaca provocando ripetute prescrizioni, che in alcuni casi suonano come una sonora presa in giro dello stato di diritto. Processi che durano anni, decenni, non fanno un buon servizio agli imputati che – se debbono provare la loro innocenza – sono risucchiati in un vortice temporale indefinito. C’è però il rovescio della medaglia: per procedimenti che riguardano fatti decisamente acclarati, il dilatarsi del processo penale e la conseguente prescrizione aprono una exit strategy a fronte di probabili condanne. In più c’è la beffa degli oneri sostenuti dallo Stato per la fase inquirente, il procedimento ed eventuali complicazioni relative a somme e beni sequestrati. Ci piacerebbe sapere dal governo se la giustizia funziona così bene come da propaganda, visto che solo poco tempo fa è stata confezionata una legge ad personam per rinnovare il dirigente del Tribunale meritevole, così sostiene la propaganda, di avere dato una svolta nel corso della giustizia. Se la svolta è la prescrizione per un procedimento penale in cui c’è odore e soldi di camorra, forse c’è da porsi qualche interrogativo. Un dubbio legittimo quando davanti all’inerzia di alcuni procedimenti penali, assistiamo invece alla solerzia per altri, rispetto ai quali si inventano anche nuovi gradi di giudizio. Se vogliamo veramente girare pagina, anche in prossimità della firma dell’accordo di associazione con l’Unione europea, fatti del genere non sono più ammissibili, così come sono totalmente fuori contesto le stralunate ricostruzioni di qualche grillo parlante che tenta di riscrivere una fase storica non molto edificante per la politica della Repubblica. Corruzione e riciclaggio (anche di denaro della camorra) andati in prescrizione pesano enormemente sulla celerità della giustizia rispetto alla quale come Paese non ci facciamo bella figura e mostrano come l’orologio svizzero della giustizia spesso si inceppa, guarda caso su particolari procedimenti penali.
Repubblica Futura