San Marino. Il vaccino arriva, su questo non ci sono dubbi! … di Alberto Forcellini

L’attenzione riservata al vaccino per tutta la settimana scorsa, significa che non c’è nulla di trascurato. È stata un’attenzione istituzionale, manifestata sia dalle massime autorità politiche, sia dagli organismi tecnico scientifici dell’ISS. Ivi compreso il Comitato di Bioetica, con un documento in cui vengono affrontate le nuove e peculiari problematiche bioetiche, fra le quali spiccano: l’equa distribuzione del trattamento, le priorità nella distribuzione dei vaccini, i criteri di sicurezza, l’adesione alla vaccinazione e i principi di obbligatorietà legale o morale, la trasparenza delle informazioni. Lo ha chiamato: un patto per la salute, invitando anche gli eventuali scettici ad assumersi la responsabilità non solo per se stessi, ma soprattutto per gli altri.

L’unica incognita rimane la data di arrivo, sulla quale il Segretario alla Sanità non si è espresso se non in maniera prudenziale, indicando genericamente la fine di gennaio. Ma è giusto così, vista l’imprevedibilità delle forniture che ancora assilla i Paesi europei. Ed è l’unico punto su cui le opposizioni ancora si arroccano per le loro strumentalizzazioni, ormai prive di senso. Infatti, l’aspetto importante è l’organizzazione che sottende l’arrivo delle prime dosi, affinché possa essere distribuito in totale sicurezza e secondo un elenco prestabilito di priorità. Anche su questo punto non ci sono dubbi: il sistema sanitario sarà pronto e in poco tempo i sammarinesi saranno vaccinati, esattamente alla pari con le altre popolazioni europee. Per questo, la data di avvio della vaccinazione diventa un fattore secondario.

Tali riflessioni sono suffragate anche dal fatto che il sistema San Marino ha gestito meglio di altri la situazione pandemia. Sebbene ci siano stati anche errori, il semplice paragone con quanto succede fuori dai nostri confini e in altri paesi europei o mondiali, ci fa capire che i sammarinesi sono tra i “fortunati”. È tempo però di riconoscere i risultati ottenuti senza cadere nel disfattismo o nella sconcertante banalità: il peggio deve ancora venire, che sa di quello strumentalismo politico messo su ad arte probabilmente per scopi che non sono quelli di uscire dalla crisi.

È evidente che i prossimi mesi saranno assai difficili. Sembra che i numeri siano felicemente in ribasso, almeno in questi ultimi giorni, ma tutti gli osservatori danno un’ulteriore impennata dei casi di contagio del Covid-19. Si spera davvero che le misure restrittive sulla circolazione delle persone e l’arrivo del vaccino, scongiuri questo pericolo e delle sue varianti. C’è un problema di framing, cioè di come si comprende la realtà, su cui vogliamo porre l’attenzione. Che la situazione sia serissima, c’è poco da dire. E non c’è altresì alcun dubbio che lo sforzo di responsabilità individuale e sociale sia la chiave per garantire il benessere collettivo.

Quello su cui però occorre riflettere è la comunicazione della rappresentazione del caso nazionale. Va detto che il sistema San Marino ha offerto una trincea di contrasto alla pandemia fatta di consapevolezza e di grande serietà. Specialmente nella prima fase, il senso di comunità ha prevalso sulle paure e sugli egoismi. Poi, nella seconda fase, qualcosa si è rotto. Nonostante i brillanti risultati ottenuti nella gestione giornaliera: pensiamo alla scuola, pensiamo alla celebrazione delle elezioni per le Giunte di Castello, pensiamo all’attenzione verso gli operatori economici, pensiamo alle gestione territoriale dei positivi (anche 400 quarantene in contemporanea), qualche scivolone ha indotto una levata di scudi che comunque non ha ragione di esistere.

Abbiamo il dovere di riconoscere la molteplicità di azioni individuali e associative, pubbliche e private, che si sono affiancate allo Stato nel contrasto a qualcosa che fino a ieri era del tutto sconosciuto. Nella scorsa primavera si guardava all’estate per la soluzione definitiva di tutti i problemi. Adesso sappiamo che la vicenda sarà molto più lunga, che il vaccino sarà un aiuto, ma non la panacea, allora scattano gli istinti di ribellione e di protesta. Il motto “tanto a San Marino non funziona niente” è una ricorrente affermazione con la quale si intende giustificare l’irresponsabilità e l’inazione nei comportamenti quotidiani di molti. Ovviamente, gli esempi pubblici di alcune persone politicamente esposte, a volte legittimano ampiamente questi punti di vista.

Purtroppo però questo approccio di una parte del Paese danneggia internamente ed esternamente la comunità. Il danno interno è che si continua ad alimentare un’immagine ben peggiore di quella che, pur con alcune deficienze, San Marino è in realtà. Non si può fare a meno di ricordare che tale distorsione culturale danneggia soprattutto i giovani che perdono sempre più fiducia e non colgono le grandi opportunità che il nostro Paese ci offre. Il danno esterno è legato all’immagine del nostro Paese nel sistema europeo e globale (guardiamo cosa è successo la scorsa estate nel settore giustizia). Anche perché la guerra prevalente di oggi e di domani è quella dell’informazione. O meglio, una guerra contro i maestri della disinformazione.

a/f