Alle ore 23,30 circa terminava fra gli applausi la commedia che ha sostituito all’inizio degli anni ’60 la messa in scena dell’operetta, quando subito venivano smontate a tempo di record le poltrone della platea che venivano depositate sotto l’arco della Piazza Sant’Agata, mentre i custodi allestivano il bar e i tavolini sul palcoscenico. Chi restava per il Veglione, in attesa dell’inizio delle danze o consumava nel palco ciò che si era portato da casa nella così detta “psaciola” oppure si recava o al Bolognese o al Garibaldi dove il menù fisso per quell’ora era un buon piatto di cappelletti ed una fetta di girello d’arrosta.
Poi finalmente alle 24 circa l’orchestra sistemati gli strumenti iniziava a suonare aprendo così le danze. Casadei o Gualdi con la cantante Germana Caroli erano le orchestre più gettonate e quelle che salivano spesso sul Titano per tale appuntamento Valzer ,polke, cha cha cha, sambe e mambi con gli immancabili trenini allietavano gran parte della nottata che poi lasciave il posto ai così detti lenti, che esaltavano le doti ed il savoir faire dei “birri “ sempre a caccia di un’avventura con una giovane ragazza o un’avvenente signora.
Le danze continuavano sino all’alba, e spesso l’orchestra era costretta a chiedere gentilmente agli ultimi irriducibili ed instancabili ballerini di andare andare a dormire. Il più delle volte all’uscita c’era la sorpresa della neve che metteva a dura prova le scarpette delle signore che avevano i capelli pieni di coriandoli.
Purtroppo da quando il Teatro Titano fu rimodernato il Veglione di Sant’Agata, e non solo, non è stato più organizzato. Nonostante ciò viene ricordato da una certa generazione con tanta nostalgia – Non ci sarà mai nessuna discoteca, pub o apericena o concerto che possano competere con questi Veglioni, passati anche loro nella storia della nostra repubblica.
Paolo Forcellini