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L’unificazione si è trasformata in un via-vai… Sotto il Garofano, quindi, sembrano riecheggiare le note della celebre “Gente che viene e gente che va”! Unificazione Socialista compromessa? No… Ma la partenza, dopo gli entusiasmi iniziali, non è certo delle migliori.
Infatti, ed è praticamente ufficiale, dopo il matrimonio fra Partito dei Socialisti e dei Democratici e Movimento Democratico, già uniti e lanciatissimi verso l’unità con il Partito Socialista e verso il prima rotto e oggi in via di riparazione fidanzamento con Elego di Paride Andreoli, il Garofano ha perso un paio di “petali”.
Infatti, Alessandro Mancini e Giacomo Simoncini, socialisti eletti nelle fila di Noi per la Repubblica (Npr), hanno praticamente abbandonato lo stesso PS per approdare verso un nuovo soggetto “liberal-democratico-riformista”, con altri due compagni culturalmente socialisti, Rossano Fabbri e Denise Bronzetti -mai invitati al tavolo dell’unificazione- e i da tanto tempo ex democristiani, oggi Noi Sammarinesi, alleati delle forze socialiste nelle elezioni politiche di fine 2019.
Dopo la relativa conferenza stampa la spaccatura interna al PS, sempre più stretto attorno ad Augusto Casali (uno dei pochi politici di vecchia data rimasto indenne dalle eclatanti inchieste politico-giudiziarie degli ultimi anni ndr) appare inevitabile. Quindi, i socialisti, come accade da decenni, da una parte si riuniscono e dall’altra si ridividono… Il socialismo sammarinese si conferma ancora una volta come una tela, biancazzurra!, di Penelope, celebre stratagemma che la stessa Penelope, in attesa del ritorno di Ulisse, utilizzò per non addivenire a nuove nozze. Era l’Odissea attribuita ad Omero… E’ una annosa “odissea” quella della insanabile diaspora socialista sammarinese, che si consuma anche nei “capitoli” dedicati alla riunificazione.
Ma il dubbio che questa ultima spaccatura suscita nei più attenti alla politica è: “Si può ancora parlare di Garofano unitario?” Dal punto di vista formale no, perchè le forze di ispirazione e cultura socialista, anche dopo l’unificazione, resteranno due, ovvero lo stesso Garofano in cui confluiranno PS, PSD (già unificato con MD) e probabilmente Elego, e almeno “ripostiglio” e “salottino” dell’annunciata nuova casa “liberal-democratico-riformista”.
Dal punto di vista concreto, politico, invece, direi di sì. Certo, manca -oltre ai due “fuggitivi”- il Mis che è indubbiamente una componente di ispirazione socialista che, teoricamente, potrebbe catalizzare l’attenzione della base socialista e cavalcare una piccola “ventata” di novità. Ma ciò, nella conta dei voti, verrebbe probabilmente compromesso dall’avversione che i “compagni” (soprattutto post-comunisti, ma anche socialisti) hanno sempre riservato a chi appariva come un “traditore”…
Forse, per il nuovo soggetto (“fuggiaschi” socialisti, MIS, NS) Mancini e Simoncini potrebbero rivelarsi più un problema, in termini di catalizzazione del consenso, che non una risorsa. Soprattutto per MIS, anche se lo stesso partito che fa capo a Fabbri ha una “zavorra” -in termini di raccolta del consenso nella base socialista- che si chiama Bronzetti…
Ho usato, relativamente i due ex PS, il termine “traditori”. Non mi permetterei mai. Il termine è mutuato da come vengono definiti da tanti ex compagni, a conferma dell’ormai insanabile separazione, praticamente divorzio in casa socialista. Del resto, solo qualche giorno prima dell’annuncio della nuova forza politica di centrosinistra, sia Mancini e Simoncini (a dire il vero quest’ultimo era fisicamente assente) che i cosiddetti SocialBerti erano protagonisti di un summit di maggioranza dove nulla lasciava intendere la loro imminente “mossa”. Una mossa che rischia seriamente di dare “scacco matto” alla maggioranza -appena riconfermata nello stesso summit, presentato come una verifica di maggioranza dagli esiti positivi per la prosecuzione dell’avventura di governo- e all’esecutivo.
L’allargamento della maggioranza, difatti, per quanto numericamente non decisivo, va a ridimensionare il peso delle cosiddette forze minori, aumentando, di conseguenza, il peso politico del “Partitone”. E proprio questo, dopo le “burrasche” scatenate da Rete prima e da Motus Liberi poi, ha innalzato nuovamente la tensione interna alla maggioranza, soprattutto fra Psd e Pdcs, con i primi che sospettano la “mano”, o perlomeno la “benedizione” democristiana dietro la nascita del nuovo soggetto “liberal-democratico-riformista”, che è la base del controverso allargamento numerico dei seggi che sostengono l’esecutivo.
Sta di fatto che ogni momento di quiete, per il governo, si rivela essere in realtà un occhio del ciclone… Una piccola tregua in un percorso, costantemente travagliato, dove sempre più osservatori attenti intravedono un epilogo sempre più scontato: le elezioni anticipate e un pesante rimescolamento degli attuali assetti politici determinati dal via-vai che, presto, oltre al (quasi) riunificato Garofano andrà ad interessare sia Rete che -e soprattutto- Libera…
Enrico Lazzari