Parole durissime contro il sistema giudiziario, ma soprattutto contro quella sentenza pronunciata dal Giudice Buriani che lo stesso Nicolini reputa ingiusta e che lo ha condannato a 7 mesi, con pena sospesa, per percosse.
Da quello che si può leggere, dalla sua pagina Facebook, moltissime persone, tra cui anche alcuni consiglieri della Repubblica di San Marino, sono stati solidali con il sammarinese condannato in primo grado.
Probabilmente nessuno pubblicherà lo scritto del Nicolini, anche se lo stesso lo ha inviato a diversi consiglieri e media, ma era giusto dare voce anche a chi voce mediatica non può averne perché tocca il lavoro di un giudice. Quindi nella mente delle persone ritenuto un intoccabile anche se umano e fallace come lo siamo tutti.
Anche a me è stato impedito di parlare e di dire le mie ragioni. Anche ultimamente con il farlocco caso Exit mi è stato impedito di far sapere come stavano le cose e di urlare la verità dai media più importanti. E non fare parlare i cittadini è una cosa ignobile, soprattutto se innocenti e accusati di cose molto gravi.
Nicolini racconta, su Facebook, in maniera molto pacata il suo caso. Racconta come a suo parere sia stato accusato ingiustamente. Si dice di essere frustrato in quanto vittima di una palese e gravissima ingiustizia nel proprio paese. Ma leggiamo una parte di quanto da lui scritto: ”Un delinquente abituale, – racconta Nicolini – con pagine di truffe, fallimenti, rapine a mano armata sulla fedina penale, dice che io gli abbia rotto la mano durante un alterco stradale; in moto con mia moglie, dopo che ci aveva quasi uccisi. Ormai 4 anni e mezzo fa.” (…) Il 18 settembre, – continua il sammarinese – dopo due udienze distanziate da un anno e mezzo, il commissario Buriani mi condanna, accogliendo la tesi di questo (…) signore che, su un grosso furgone, sarebbe stato costretto dalle mie manovre ad accostare (…) avvicinato da me e raggiunto da due pugni, per tirare i quali io avrei dovuto saltare, fino a raggiungergli la mano destra! E rompergliela. (…) Oggi, dopo quasi 4 mesi dalla condanna, ho avuto le motivazioni; peraltro il Giudice dice che mia moglie non mi abbia scagionato, quando le sue parole erano state chiarissime; ma, tant’è, né io né mia moglie eravamo mai stati in un tribunale. L’ingenuità non aiuta. E le parole non sono registrate o trascritte: il giudice ascolta, poi le trascrive in riassunto (…).
Una storia del genere ha molte ripercussioni sull’equilibrio delle persone; da mesi mi sono messo in aspettativa dal lavoro e vivo senza stipendio. In pratica mi appresto a lasciare il paese che fu dei miei antenati emigrati e che io ho voluto ritrovare. (…)
Io sono una persona perbene, – conclude Nicolini – che ha sempre tenuto una condotta onesta per tutta la vita, che non ha mai voluto denaro frutto di altre attività che non fossero il proprio lavoro. Chiedendo a tutte le persone che mi conoscono in Repubblica, a molti non sarò simpatico, molti mi troveranno un po’ sopra le righe, ma NESSUNO, e ripeto NESSUNO, negherà che io sia una persona trasparente fino allo sfinimento e che dica le cose in maniera veritiera, diretta e SEMPRE onesta. Se il futuro di San Marino è per il gaudio di pochi privilegiati e la mancanza di minima giustizia per le persone perbene, forse è un bene che l’Italia ci dia il colpo di grazia. Marco Nicolini.”
Queste parole lasciano indubbiamente l’amaro in bocca ed una tristezza immane.
La sensazione di aver subito un torto giudiziario è la cosa peggiore che possa accadere ad una persona. Ve ne renderete conto quando questo accadrà a qualcuno di voi! E solo allora sarete interessati a questi argomenti, come d’altronde ho fatto anche io.
Quello che si può chiedere ai Giudici tutti, che fanno un lavoro inestimabile e delicatissimo, è di essere soprattutto giudici imparziali e di non condannare se le prove non sono schiaccianti. Si deve condannare una persona quando questa è colpevole al di sopra di ogni ragionevole dubbio. Questa è la prima regola, e forse l’unica.
Marco Severini – Direttore del Giornale.sm