San Marino. Il WWF compie 60 anni, ma la lotta per salvare l’ambiente è tutt’altro che finita … di Alberto Forcellini

Una piccola femmina di panda, chiamata Chi-Chi, a suo tempo ospite dello zoo di Londra, ritratta da Sir Peter Scott, è da 60 anni il simbolo del WWF. Un compleanno festeggiato qualche giorno fa, in mezzo alle celebrazioni per le giornate mondiali della Terra, dell’Acqua, dell’Ambiente, della tutela del clima. Il “World Wide Fund for Nature”, che tradotto in italiano significa “fondo mondiale per la natura”, in qualche maniera le contempla e le racchiude tutte.

Questo infatti è il significato del nome di un’organizzazione non governativa che, nel 1961, era nata con il nome di “World Wildlife Fund”, traducibile come “fondo mondiale per la vita selvatica”. Poi nel 1986 il WWF ha cambiato il proprio nome, ma non la sigla, per segnalare che non si impegna solo a favore degli animali minacciati, ma per l’ambiente in tutta la sua fragile e meravigliosa complessità.

È fatica davvero ardua tracciare un bilancio delle attività del WWF, da sempre protagonista di azioni globali per la conservazione della natura, realizzando alcune fra le iniziative più innovative mai intraprese per la protezione del Pianeta, con risultati visibili anche oggi: dal sostegno e creazione di aree protette come i parchi nazionali delle Galapagos e dei Vulcani in Ecuador e Ruanda, alla conservazione di specie iconiche come la tigre, i gorilla o il panda gigante, il cui numero di individui in natura è aumentato del 68% in 40 anni, grazie alla collaborazione della ONG con governi e comunità locali.

Un compleanno importante, carico di fiducia nel futuro, nonostante i duri tempi che il mondo si trova ad affrontare. Il Covid-19, infatti, ha rappresentato un campanello d’allarme per i rischi ad ampio raggio che derivano dal nostro rapporto squilibrato e distruttivo con la natura. Nei prossimi 10 anni insieme ai governi, alle imprese e alle comunità, il WWF intende ottenere più di quanto sia riuscito a raggiungere negli ultimi 60.

Parlare di rispetto della Natura non è semplice, si vive in una società in cui ormai l’inquinamento fa parte di noi, della nostra vita quotidiana. Qualsiasi cosa facciamo, sia che usciamo fuori a mangiare, sia che andiamo a lavorare in ufficio, è impossibile non inquinare poiché facciamo parte di un sistema che posa i suoi fondamenti sullo sfruttamento delle risorse naturali.  Fare una doccia, accendere la luce, salire su un treno o un aereo: tutto ha un costo ambientale. Non ce ne accorgiamo neppure, ma ogni piccolo gesto quotidiano consuma energie del pianeta. Ambiente è come mangiamo, come aria che respiriamo, come clima, come biodiversità: tutelarlo riguarda tutti noi.
Nel nostro piccolo non possiamo bloccare questo sistema, tuttavia possiamo rispettare la natura, limitarne il danneggiamento e insegnare i valori di tutela alle future generazioni. San Marino si è messo su questa linea con il progetto plastic free per eliminare la plastica monouso, con la rete sentieristica, con il nuovo Codice Ambientale, con la legge di protezione per la fauna selvatica.

Il ruolo di società civile e imprese nella salvaguardia del Pianeta è evidenziato con calore anche dal WWF, i cui successi nell’arco dei suoi 60 anni di vita sono in gran parte dovuti anche a questa positiva sinergia.

“I nostri risultati – sottolinea l’organizzazione – sono stati possibili lavorando insieme a molti partner e sostenitori, unendo le forze con le altre organizzazioni in un grande movimento ambientalista, e grazie a milioni di persone che hanno dato fiducia e sostenuto il WWF con passione e determinazione. Importante è stato il coinvolgimento del settore privato, che ha un ruolo chiave per ridurre le minacce più pressanti per la biodiversità e trovare soluzioni alle sfide della sostenibilità. Aziende, governi e comunità dovranno però mobilitarsi in modo sempre più significativo per il futuro del Pianeta, perché soltanto insieme possiamo affrontare le emergenze ambientali.”

Nonostante il tanto lavoro e i numerosi successi, oggi siamo davanti ad un crollo drammatico della biodiversità: negli ultimi 50 anni le popolazioni selvatiche di mammiferi, pesci, rettili e anfibi sono crollate in media del 70% (Living Planet Report 2020) e la pandemia da Covid-19, che ha le sue radici nella deforestazione e nel commercio illegale della fauna selvatica, ma anche nella distruzione di ecosistemi naturali, è l’ultima evidente dimostrazione di come l’attività umana insostenibile stia spingendo gli ecosistemi del pianeta al collasso e di quanto la salute della natura sia direttamente connessa a quella degli esseri umani.

Non c’è più tempo per gli annunci, servono le azioni: tutti insieme possiamo rendere reale il cambiamento.

a/f