Armando Siri da ieri è ufficialmente fuori dal governo italiano, il che guardando un poco oltre alla superficie toglie parecchie castagne dal fuoco alla Lega. In poche settimane gli italiani avranno quasi dimenticato le disavventure di questo sottosegretario e Siri tornerà ad essere soltanto la voce virtuale che dal telefonino con la mela risponde alle nostre domande. Anche a San Marino le cose andranno più o meno alla stessa maniera sebbene c’è da credere che di quel nome resterà la eco. Sarà soprattutto il direttore di Banca Agricola a doversene ricordare più degli altri. Il perché lo ha ben spiegato il giornalista Fabio Pavesi in un articolo pubblicato ieri dal Fatto Quotidiano dove si legge: “ci sono tante, troppe anomalie in quel mutuo da 585mila euro erogato al sottosegretario leghista alle infrastrutture Armando Siri dalla Banca Agricola Commerciale di San Marino. A partire, come ha documentato Report nella puntata di lunedì, dall’assenza di garanzie reali per la banca. Quel mutuo, spiega al Fatto Quotidiano una fonte interna alla banca sammarinese che vuole mantenere l’anonimato, non poteva né doveva essere erogato: viola qualsiasi procedura corretta di analisi del rischio e anche il normale buon senso. Gli uomini che normalmente dispongono dell’analisi della solvibilità del credito nelle banche sanno benissimo che, oltre alle ipoteche di rito, conta nell’assegnazione di un prestito immobiliare anche la capacità di onorare le rate. La capacità di rimborso, insomma. E questo dipende non solo dalla solidità patrimoniale del soggetto (che già nel caso di Siri manca) ma anche dal suo reddito. L’ultima dichiarazione dei redditi del 2017 assegna a Siri un imponibile di 25 mila euro e poco più. Tolte le tasse quel reddito non basta neanche a coprire le mensilità di rate per un intero anno. Un mutuo di quell’entità pur nelle migliori condizioni di tasso e durata supera i 2mila euro di rata mensile. Si obietterà che Siri, eletto senatore nella primavera del 2018, ha svoltato sul piano economico. L’indennità da parlamentare gli garantisce piena copertura della rata rispetto al reddito. Ma anche qui, spiega un banchiere, c’è un punto dolente. Quello stipendio non è garantito per sempre. Se si andasse a nuove elezioni e Siri non venisse rieletto, ecco che quella capacità di avere flussi di cassa idonei a restituire il prestito verrebbe meno all’istante. E ancora. Come sa bene qualsiasi italiano che ha un mutuo, le banche finanziano al massimo l’80% del valore dell’immobile. L’avvocato di Siri ha detto che ‘la banca ha erogato un regolare finanziamento, peraltro per un importo pari al prezzo dell’acquisto del bene”. Il mutuo concesso ad Armando Siri ha attirato di nuovo gli sguardi ‘indiscreti’ della stampa italiana sul sistema bancario sammarinese e in particolare su Banca Agricola che ne è uscita con le ossa rotte. Se da un lato ufficialmente dalla banca si è preferito rimanere in silenzio non rispondendo alle domande, dall’altro non sono mancate le gole profonde che hanno spiegato nel dettaglio il perché il mutuo non andava concesso.
“Evidentemente – continua Il Fatto quotidiano – a San Marino, e in particolare alla Banca Agricola Commerciale, le procedure nell’assegnazione dei prestiti non sembrano essere improntate al rigore e alla sana e prudente gestione del credito. Basti del resto l’importo. A Siri, senza ipoteche e contando solo sull’indennità di parlamentare, hanno dato sull’unghia oltre mezzo milione di euro. Ebbene, tutta la banca, guidata dal nuovo direttore generale Marco Perotti insediatosi a luglio del 2018, aveva nel 2017 (ultimo bilancio disponibile) un totale prestiti di 542 milioni. Significa che Siri da solo costituisce un millesimo di tutto lo stock dei prestiti della Banca. Una cifra imponente con un rischio così alto su una sola persona fisica: è come se Unicredit prestasse (senza garanzie) 400 milioni di euro a un unico cliente. Per di più la banca è piena di sofferenze. I crediti malati sono ben 119 milioni oltre il 20% degli impieghi con coperture solo al 24%. Ma ad altri e non a Siri le garanzie sono state chieste eccome: su 542 milioni, ben 411 milioni son prestiti con garanzie e ipoteche reali per la banca. Quel prestito confida ancora la nostra gola profonda non aveva nessun requisito per essere concesso”.
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