San Marino. Imprenditori salgono sul Titano per investire, ma vengono ricacciati via dalle banche private. In Aula la circostanziata denuncia di Luca Della Balda

Enrico Lazzari

E’ un limite invalicabile, e comunque è difficilissimo, per una società che viene aperta a San Marino, accendere all’attivazione di un conto corrente bancario”, nonostante, questo sia indispensabile “per versare il capitale sociale” iniziale. Risultato: tanti investitori che hanno scelto la Repubblica di San Marino per una loro attività imprenditoriale -iniziativa che potenzialmente potrebbe produrre investimenti immobiliari, finanziari e creare occupazione, con le prevedibili ricadute sulle casse pubbliche– si trovano costretti a investire in luoghi diversi da San Marino.

E’ questa, in estrema sintesi, la “denuncia” -già rilanciata in passato su queste stesse pagine elettroniche- che è finalmente riecheggiata anche nell’Aula del potere legislativo della democrazia sammarinese, il Consiglio Grande e Generale, grazie al neoeletto Luca Della Balda (Libera), il quale, cimentandosi anche su un non certo trascurabile “assurdo” giuridico. Ha evidenziato che ciò determina -o potrebbe determinare- una violazione nientemeno che dell’art.10 della Carta dei Diritti, la violazione, cioè, di un diritto “costituzionale” universalmente riconosciuto nel mondo occidentale, ovvero la “libertà di proprietà e di iniziativa”.

Per creare lo sviluppo del Paese -ha rimarcato lo stesso nel dibattito proprio dell’assestamento di bilancio- “bisogna remare tutti nella stessa direzione”, ma, oggi in Repubblica, “Banca Centrale, Banche private e AIF non dimostrano di avere questa visione complessiva”. A dire il vero BCSM e AIF applicano normative -pur talvolta assurde ed estremamente più stringenti di quelle, ad esempio, italiane- disposte dal Legislatore ai tempi della traghettazione del Titano fuori dalla Black List… Norme e interpretazioni, indirizzi delle stesse che oggi è il caso di rivedere. E con urgenza, perchè ogni giorno che passa rappresenta un’occasione di sviluppo persa.

Secondo me, il governo appena insediato ha tante priorità. E se fra queste volessimo individuare la più semplice nonché la più urgente da affrontare, sarebbe proprio il superamento di questo “assurdo”, perchè -come sottolineato dal Consigliere di Libera, in Aula- la soluzione non appare così complessa: “O si consente a tutte le società di poter aprire un conto corrente” presso un istituto di credito sammarinese per depositare il capitale sociale (prerogativa imposta dalla legge; ndr) e poi operare”, o si modifica la norma permettendo ad una società di depositare il capitale sociale “in un conto corrente attivo in qualunque parte del mondo”.

Oggi -ha evidenziato Della Balda- è diventato un limite pressochè invalicabile, per una società che viene aperta a San Marino, ottenere un conto corrente bancario attivo. L’ho riscontrato personalmente con diversi operatori, che pure avevano i requisiti soggettivi di idoneità non avendo precedenti penali, non avendo mai avuto fallimenti, non avendo pendenze con l’Esattoria di Stato; quindi soggetti che per la legge sammarinese avevano tutti i requisiti per avviare un’attività economica in territorio”. Operatori che, scontratisi con l’impossibilità di rendere attiva una società in Repubblica, aggiungo io, oggi magari producono ricchezza e occupazione in Romania, Bulgaria, Olanda, Cipro, Malta, Albania, Montenegro, Slovenia, Serbia, Italia e così via…

Sono tanti, infatti, gli investitori che “di fronte alla semplice presentazione della documentazione -è la denuncia- si sono sentiti dire dalle banche: ‘No, il conto non lo apriamo’…”. Addirittura, alcuni funzionari bancari avrebbero rifiutato l’apertura perchè “la lavorazione di simili pratiche avrebbe comportato un dispendio di risorse e di energie tali da non renderlo interessante per la banca”.

Ma ci si rende conto al Governo, in maggioranza e all’opposizione che questo “status-quo” determina ricadute negative su tutto il sistema economico? Perché, nei fatti, la Repubblica di San Marino dimostra oggi una così pesante avversione alla libera iniziativa economica? Perchè sul Titano si impedisce di fatto ad operatori economici che hanno i requisiti di legge di avviare un’attività economica privata?

La risposta che si è dato Della Balda è una ed estremamente chiara: Si è creato un clima di terrore internamente agli istituti di credito. Conseguenza, forse, delle campagne lesive degli interessi nazionali interni, portate avanti dalle opposizioni negli anni Duemila e nella strumentalizzazione agli “interessi di bottega” (politica) dell’inserimento di San Marino nella Black-List, epilogo di una serie di attacchi stranieri spalleggiati da (a mio parere) veri e propri “kapò” sammarinesi… Ma questa è “acqua” passata.

Sta di fatto che oggi, recandosi in banca per aprire il conto corrente su cui versare il capitale sociale di una nuova società, ci si può sentire rispondere da un qualunque funzionario: “Io guadagno 2.000 euro al mese, chi me lo fa fare di rischiare una multa da 8.000 euro? Non lo faccio, mi dispiace, vai in un’altra banca o rinuncia!”.

Tutto ciò -è la conclusione del neo-Consigliere- “è contro i princìpi costituzionali, perchè la libera iniziativa è sacra e se un soggetto ha i requisiti previsti dalla legge deve poter lavorare, deve poter aprire un conto corrente, anche perchè la legge impone l’obbligo per le società di versare il capitale sociale presso un istituto bancario, istituto di credito sammarinese”.

Questo governo -era, giorni fa, l’accusa lanciata su Facebook da un ex consigliere di opposizione- “non ha neppure fatto un piano degli obiettivi dei primi cento giorni”… Risolvere questa enorme problematica sia in termini di sviluppo economico che giuridico potrebbe essere inserita ed evasa in un piano di appena 20 giorni, magari in un decreto legge urgente… Che si aspetta a farlo?

Enrico Lazzari