In materia di referendum sono state annunciate ieri nella cornice di una conferenza stampa due importanti novità. Verrà infatti ripresentato il quesito sulla modifica dell’attuale legge elettorale dopo la sentenza di inammissibilità del Collegio dei Garanti. Lo ha detto il presidente del Pdcs Luca Beccari “Abbiamo esaminato la sentenza cercando di capire se c’era la possibilità di ripresentare il quesito senza snaturare la proposta che infatti rimane sostanzialmente la stessa e che persegue l’obiettivo di risolvere le criticità dell’attuale impianto normativo in materia elettorale. In sintesi si chiede di modificare la normativa andando a prevedere che al primo turno sia possibile, per le forze che non hanno raggiunto il 51% ma che hanno la maggioranza dei seggi, di ottenere un mandato di 15 giorni da parte della Reggenza in modo da raggiungere una maggioranza attraverso la collaborazione con le altre liste. Viene tolto in questo modo il premio di maggioranza e solo se l’incarico fallisce per due volte si arriva al ballottaggio che rimane una soluzione di riserva”. C’è poi un quesito del tutto nuovo che, ha voluto precisare Andrea Giani di Rete “va letto come il tentativo di mettere in sicurezza i gioielli di famiglia dal momento in cui questo governo sta portando il Paese verso un indebitamento irreversibile”. La preoccupazione ora è infatti legata ai fondi pensione, oltre 400milioni di euro che il quesito chiede vengano segregati, ovvero che siano tenuti separati in modo da scongiurare rischi nell’ipotesi di fallimento dell’istituto nel quale sono depositati. “Sarebbe anche un modo – ha aggiunto Giani – perché le banche siano stimolate ad esser più virtuose. E’ in realtà una norma che esiste già ma alla quale non è stata data attuazione. Noi proponiamo che la segregazione avvenga in maniera graduale, stabilendo una percentuale del 10% per avere una separazione totale di qui a 10 anni”. La raccolta firme per gli altri due quesiti – ha spiegato Emanuele Santi di Dim – sta andando molto bene e nel giro di qualche settimana contiamo di raggiungere il numero necessario. C’è una risposta massiccia e paradossalmente mancanza di tempo. Andiamo avanti nonostante i quesiti siano stati accolti dalla finanziaria perché di questo governo non ci fidiamo. C’è tempo fino al 22 dicembre per fare un eventuale blitz e cambiare di nuovo le carte in tavola. Perciò andiamo avanti. Del resto il governo in questi anni ha fatto tutto fuorché gli interessi del Paese”.
