L’ISS, il sistema sanitario sammarinese, è stato sotto i raggi X della politica lo scorso venerdì, durante i lavori della Commissione IV. E anche se in 75 anni il concetto di sanità pubblica è evoluto notevolmente, la sostanza rimane sempre la stessa. Ma ormai tutti sanno quanti e quali problemi si sono incancreniti negli anni: un po’ per mancanza di una visione lungimirante, un po’ per politiche clientelari che hanno trasformato l’ospedale in orticelli e lottizzazioni, con relative gare di accaparramento.
Il Covid, in maniera assolutamente cinica, ha scoperchiato il velo delle mancanze infrastrutturali e di servizio, delle carenze di personale nonostante le continue assunzioni, i contratti non stabilizzati da decenni, la mancanza di controlli e di rispetto delle regole. Il cambio ai vertici politici e amministrativi, invece, ha messo in luce il caos delle tipologie contrattuali, le spese fuori controllo e quelle non appropriate, la mancanza di trasparenza, la non conformità dei bilanci, eccetera.
Poi le cose non funzionano, la medicina territoriale è allo sbaraglio, e la gente “giustamente” si arrabbia. Alla fine, la colpa è sempre in cima alla scala gerarchica, cioè in capo alla politica. Di questo si è parlato in Commissione Sanità, perché ora bisogna mettere mano a tutto quello che non si è fatto negli anni passati.
L’obiettivo del rilancio delle cure primarie ha già visto in diverse occasioni l’anticipazione di alcuni indirizzi, tra cui il recupero della fiducia e del consenso dei cittadini, da conquistare con il ripristino della figura del “medico di famiglia”, e con il miglior compromesso tra la massima efficienza, centralizzando alcuni ambulatori e il massimo servizio decentralizzando nei Castelli gli altri ambulatori. Il tutto, nel quadro di una rivisitazione della gestione complessiva del servizio partendo dall’attività svolta dai singoli professionisti (medico ed infermiere), dal numero totale massimo di assistiti per ogni condotta, alla tipologia di prestazioni erogate e alle loro modalità.
Cosa succederà nello specifico, se n’è avuto un saggio durante gli interventi in Commissione IV. Sulla carenza del personale, il Segretario Ciavatta ha riconosciuto l’insufficienza del Provvedimento sulla Dirigenza medica adottato nella passata legislatura “Non credo che garantire qualche migliaio di euro in più ai medici possa avere effetto, se non risolviamo i problemi a monte”. Tra tutti, il riconoscimento di carriera e dei versamenti contributivi da San Marino all’Italia. “Stiamo lavorando sull’accordo del ’74 – ha chiarito il Segretario – su questo ci vengono in ausilio i Regolamenti europei sulla libera circolazione dei lavoratori, che stiamo trattando con la Ue. Abbiamo potere contrattuale per rivedere la norma e avere così la possibilità di entrare in rete con le attività ospedaliere italiane”.
Sui problemi dei centri sanitari, ha spiegato che non è una questione politica, né di numeri, ma di organizzazione: “C’è un obbligo e una necessità di elaborare un piano ferie e un piano nel riconoscimento delle aspettative. Il responsabile ha il dovere di rifiutare delle aspettative se creano disservizi”. Quindi, rispondendo a obiezioni sulla quantità di personale, ha precisato: “Non si può semplificare dicendo: assumiamo più medici e infermieri, perché senza organizzazione il problema rimane”.
Il responsabile del servizio sanitario territoriale ha risposto subito, in maniera un piccata, che farà intendere le sue ragioni.
Potrebbe essere davvero l’occasione buona di un confronto tra le parti e di un ragionamento condiviso, perché al di là di ogni posizione, l’interesse comune dovrebbe essere erogare il miglior servizio possibile alla cittadinanza. Senza rivalse e senza permali.
Non è l’unico settore a cui dover mettere mano. L’Audit attivata per la prima volta ha messo in luce alcuni episodi o profili che si ritengono passibili penalmente o dal punto di vista amministrativo, per i quali è stata chiesta una verifica con il supporto dell’Avvocatura dello Stato.
Sempre in Commissione è stato registrato, tra le altre cose, che riguardo agli affari generali è stato assunto un consulente esterno per seguire il capitolo “rivalse”. Qui, si è passati da circa 300 mila euro, a oltre 1 milione 800 mila nel 2020. Si vuole capire se la passata gestione sia imputabile per inadempienza. Poi, la mancata copertura del bilancio ISS negli anni passati e profili di illegittimità su alcune operazioni del Casale La Fiorina. Tutte cose da chiarire.
Se la storia finisse qui, ce ne sarebbe già abbastanza per andare in Tribunale. Cosa per altro che pare sia nelle intenzioni della Segreteria di Stato. Con immediata preoccupazione di chi c’era prima e che ora invoca di non attivare “una caccia alle streghe”. Possiamo anche essere d’accordo: nessun giustizialismo, per carità, ma è davvero ora che un po’ di giustizia sia fatta. Per il buon nome dello Stato e per ridare fiducia ai cittadini.
a/f