San Marino. In attesa di una legge sull’IVG: rimuovere le barriere pregiudiziali su diritto di accesso e applicabilità … di Alberto Forcellini

Come dovrà essere la legge in accoglimento del quesito referendario sulla depenalizzazione dell’aborto? Dopo un risultato plebiscitario, alte sono le attese e UDS, che era stata la promotrice del referendum, continua a promuovere il dibattito e il confronto sull’argomento, con i necessari parallelismi anche sul piano internazionale.

I concetti base, chiari e improcrastinabili, emersi durante la conferenza promossa sabato 6 novembre, sulla scorta delle esperienze di altri Stati e soprattutto degli aspetti qualificanti della famosa 194 italiana, sono: tutela della maternità e della procreazione consapevole; la donna è l’interlocutrice principale; miglioramento dei servizi che garantiscono la salute sessuale della donna; misure che responsabilizzino gli uomini verso la sessualità.

Il tema è sicuramente complesso e divisivo, così come è stata la tornata referendaria, e quindi è più che mai necessario trovare il punto di mediazione: 1) perché la legge sia effettivamente accessibile e applicabile; 2) per trovare il giusto bilanciamento dei diritti coinvolti; 3) per eliminare gli aborti clandestini (sempre molto pericolosi per la donna) che purtroppo ancora continuano.

Compito arduo per il legislatore, che deve indicare i tempi e i limiti in cui l’aborto è praticabile; le procedure che possono essere farmacologiche o chirurgiche; il rispetto dell’autodeterminazione della donna senza frapporre inutili barriere che non hanno motivazioni utili sul piano medico. Soprattutto, tra i primi passi, la norma dovrà strutturare percorsi per la formazione e l’informazione per donne, uomini e personale sanitario. Secondo punto: dovrà evitare qualsiasi mediazione politica sulla salute psicofisica della donna e sul periodo gestatorio.

Per quanto la 194 abbia ormai compiuto 40 anni e il contesto sia profondamente cambiato, il suo principio cardine è quanto mai valido, attuale e idoneo: la donna è donna e deve agire in completa autonomia. Tra le criticità di quella legge: la non piena applicazione a causa di pregiudizi culturali ancora persistenti; la mancanza di omogeneità tra le tantissime strutture sanitarie italiane (ci sono differenze enormi tra le regioni del nord e quelle del sud); l’obiezione di coscienza, che gli operatori sanitari possono avanzare per i motivi più disparati.

Tra ombre e luci della 194, gli ultimi quarant’anni hanno visto un calo costante e progressivo dell’IVG. Le statistiche ufficiali segnano una riduzione del 74,7% rispetto ai dati del 1982.

Le ragioni stanno appunto nei suoi strumenti base: assistenza, ascolto, sicurezza, accompagnamento. Oggi c’è la consapevolezza diffusa che non si può prescindere da altri aspetti normativi importanti: protezione dei diritti sessuali e riproduttivi della popolazione; prevenzione delle malattie sessuali; accesso alla contraccezione; politiche sociali che aiutino le persone sottoposte a violenza; la violenza che deve passare attraverso l’educazione dell’uomo; sostenere un cambio culturale che sia inclusivo.

Cosa succederà a San Marino? Intanto non si può non prendere atto della rivoluzione silenziosa, maturata nella popolazione al di fuori degli schemi dei partiti. Solo due forze politiche si erano espresse per il sì al referendum: Rete e Libera; per il no si è espressa ufficialmente solo la Dc; tutte le altre sono rimaste in silenzio. Il 77 per cento di sì registrati del risultato finale, rappresenta dunque un esito non solo numerico, ma un livello di maturazione e di sensibilità ai diritti civili che la politica, fino a questo momento, non ha saputo interpretare.

Oggi, il timore è che la maggioranza presente in Congresso e in Consiglio, non rappresentativa di questo voto popolare, faccia comunque sentire il suo peso nella redigenda legge sull’IVG, opponendo quei vincoli e quelle barriere che molti temono proprio per un esercizio pieno e corretto del diritto finalmente affermato.

Tra l’altro, nei cassetti della Segreteria Istituzionale giacciono due leggi su questa materia presentate prima del referendum e mai esaminate dall’Aula, più un altro PDL dedicato alla salute sessuale delle persone, già andato in prima lettura. Messe insieme, queste proposte di legge, potrebbero validamente completare le mille sfumature contemplate nella 194 italiana, addirittura in una visione più attuale e più completa.

In teoria, quindi, la legge in applicazione del referendum potrebbe semplicemente prevedere la traduzione normativa del quesito, aspetto che nessun Consigliere potrebbe contestare, e poi essere validamente affiancata dalle altre tre proposte, che possono essere modificate, perfezionate, arricchite anche in base alle nuove sensibilità e conoscenze.

Ma chissà se la politica riuscirà, per una volta, a stupirci?

a/f