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  • San Marino. In cammino verso la EU, ma Sefcovic riuscirà ad aprire le porte? Al momento ci sono tanti interrogativi perché manca del tutto l’informazione … di Alberto Forcellini

    Tappe ravvicinate per il percorso di adesione della Repubblica all’Unione Europea. Mancano davvero pochi mesi alla formalizzazione dell’atto. Eppure sembra che siamo piuttosto indietro su molte cose, anche perché ancora non si sa nulla. Dalla Commissione esteri, convocata in seduta segreta, non è arrivato nulla. I primi appuntamenti pubblici cominceranno il 25 gennaio, ovvero dopo l’arrivo di Maros Šefcovic.

    Il vice presidente della Commissione europea per le relazioni interistituzionali e l’amministrazione, nonché responsabile del dossier relativo all’Accordo di associazione, sarà sul Titano il giorno 20, cioè dopo domani, e non certo per una visita di sola cortesia. Immaginiamo che sarà un’occasione privilegiata per fare il punto su alcuni nodi ancora oggetto di trattativa.

    I sammarinesi sono sempre stati restii ai cambiamenti, ciò nonostante sembrano sempre più orientati ad un’accoglienza positiva dell’accordo e molti hanno superato lo scoglio ideale dei “costi benefici”. È ovvio che l’adesione al mercato unico europeo aprirà scenari nuovi e importanti per San Marino e consentirà di superare i tantissimi ostacoli che tutt’ora esistono sull’interscambio e in molti altri settori anche non economici.

    Però un costo c’è, perché la prima regola dell’Europa è il rispetto da parte di tutti di un complesso sistema di regole. Non sono previsti regali per nessuno. D’emblée, è chiaro che San Marino può, anzi deve, fare leva sulla sua piccolezza territoriale e sui numeri ridottissimi della sua popolazione e della sua economia. Numeri che non fanno massa critica e non consentono di accogliere a scatola chiusa l’acquis comunitario.

    Ad esempio sulla libera circolazione delle persone: è evidente che il Titano non potrebbe mai accogliere l’eventuale ingresso di migliaia di persone perché si andrebbe ad alterare non solo l’equilibrio sociale, ma anche quello sociosanitario, scolastico, abitativo, lavorativo. A proposito di lavoro, San Marino accoglie già 7000 frontalieri, ma potrà fare altrettanto a livello ad esempio delle libere professioni? Si andrà anche in questo caso a trattare un sistema quote? Altro problema, il canale privilegiato per i sammarinesi nelle assunzioni pubbliche: potrà essere mantenuto?

    Poi c’è il settore dei servizi finanziari: di cosa si parla? Di vigilanza? E in caso a chi sarebbe affidata, alla BCE o alla BCSM? Sono due eventualità molto diverse tra loro, si è accennato qualcosa ieri durante il dibattito consiliare. Comunque dovrà essere una Vigilanza riconosciuta a livello europeo, quindi dovranno esserci molte riforme. E ancora: sarà necessario il Memorandum di intesa con Bankitalia? Oppure, l’accordo con l’Europa andrà a superare questo antico obiettivo mai realizzato?

    In sottofondo ci sono anche le critiche della UE a San Marino per gli eccessivi aiuti pubblici al sistema bancario, quindi molte cose dovranno essere per forza riviste. Non solo, ma anche le aziende di Stato non sono viste di buon occhio, quindi AASS, AASPL, Poste, potrebbero dover subire importanti cambiamenti. Magari in maniera progressiva, ma ineluttabile. Quanto è disposta la Repubblica a cedere su questi fronti?

    E dal canto suo, l’Europa accetterà la creazione di una zona franca (vedi DES) dentro un territorio così piccolo? È vero che esiste una sorta di ragnatela globale di questi progetti già attivi nelle varie parti del mondo, almeno un centinaio nella stessa Europa. Ma anche se sono presenti in piccoli Paesi, nessuno di essi ha caratteristiche così peculiari come San Marino.

    Detto tutto ciò, va da sé che un costo sicuramente ci sarà in termini di perdita di sovranità. Il che non è cosa nuova, perché anche gli accordi con l’Italia spesso comportano l’accettazione di altre regole e di altre norme. In questo caso, tuttavia, sarà inevitabilmente qualcosa di più complesso e più importante, che però dovrà avvenire in una cornice sostanziale che non vada a snaturare l’identità così originale della Repubblica e delle sue istituzioni.

    Cosa verrà a dire Maros Šefcovic a San Marino? Riuscirà ad aprire le porte della UE ai sammarinesi? I quali finora sanno poco o nulla di quello che si va a discutere sui tavoli e non amano le sorprese. È vero che è difficile parlare nel momento in cui non c’è ancora nulla di definitivo, ma i cittadini hanno comunque il diritto di sapere cosa si sta muovendo sulle loro teste. Questa è la prima, enorme, lacuna che dovrà essere colmata.

    a/f