A San Marino si risparmia ancora quando si fanno degli acquisti? Così, qualche tempo fa, provocava i suoi followers un famoso blog. Assolutamente no, era la risposta di tutti (ripetiamo tutti) coloro che avevano risposto dopo un’esperienza sul Titano. La situazione è sempre la stessa: c’è una concorrenza fortissima da parte dei tanti centri commerciali riminesi e solo qualche piccolo vantaggio nelle cineserie. Ma anche queste è meglio comprarle direttamente dai produttori, cioè nei negozi cinesi.
Sul fronte della spesa quotidiana è anche peggio perché i residenti non sono turisti, non comprano oggetti superflui o i souvenir, ma devono fare acquisti essenziali tutti i giorni. Da qualche anno ormai, i prezzi continuano a crescere, mentre stipendi e pensioni rimangono pressoché invariati, riducendo progressivamente il potere di acquisto delle famiglie. Anche quando l’inflazione viene data al ribasso, va sempre ad aggiungersi agli aumenti precedenti. Un calo dei prezzi vero, non si è mai visto.
Ovviamente, oggi non parliamo di carburanti, che seguono altre logiche di mercato dove peraltro la SMAC ha una bella incidenza e quindi un vantaggio c’è; né parliamo di affitti che, come tutte le cose, seguono le dinamiche domanda/offerta: più è alta la domanda, più crescono i costi.
Continua a stupire il raffronto con i supermercati fuori confine, che è impietoso in molti casi: la differenza su tantissimi generi alimentari è talmente alta che vale davvero la spesa del breve tragitto. Qualche esempio: 1 chilo di zucchero di una notissima marca (che non citiamo per questioni pubblicitarie), identica confezione, costa 0,90 fuori confine; costa 1,65 / 1,70 in territorio. Incredibile. Le differenze variano dal 30 al 40 per cento soprattutto nei prodotti più umili, come il sale da cucina (non iodato), le uova, il latte, gli yogurt. Più difficile fare il raffronto con la pasta, la farina, oppure l’olio, dove i marchi sono innumerevoli e le confezioni diverse tra loro, ma in ogni caso dove le etichette sono quelle più famose e conosciute, e quindi dovrebbero costare uguale, si trova sempre un’apprezzabile differenza.
Frutta e verdura sono a livelli inimmaginabili: raddoppiati, triplicati, quintuplicati rispetto ad un recente passato. È una tipologia alimentare di cui non si può fare a meno. Eppure, basta fare pochi chilometri e si trovano prezzi molto più vantaggiosi, confezioni familiari molto convenienti e continue offerte sui prodotti di stagione. Purtroppo, in questo caso, non si possono fare scorte voluminose perché sono prodotti facilmente deperibili. Molte massaie però hanno imparato ad acquistare verdure che si possono cuocere per poi conservarle nel freezer e consumarle alla bisogna.
Insomma, l’unica difesa del consumatore sammarinese è lo slalom con il carrello, oppure astenersi dall’acquisto. Le stesse associazioni consumatori denunciano periodicamente il fallimento dei pallidi tentativi anti-inflazione che ogni tanto vengono effettuati. Nei fatti, anche il leggero aumento di ricarica SMAC, sicuramente positivo per i consumatori, non ha prodotto un aumento dei consumi interni.
Non si può non considerare, nel caro spesa, quello che passa sui cieli del Titano: il vistoso rincaro delle assicurazioni (appena avvenuto) e le conseguenze della geopolitica nei possibili rincari delle bollette. I difficili rapporti con la Russia a livello internazionale e le decisioni prese dal suo presidente sui flussi di gas minacciano possibili rincari in termini di gas ed energia elettrica. Sarebbero necessari provvedimenti per differenziare i rifornimenti, per lo sviluppo delle energie alternative, per la riconversione ecologica delle produzioni industriali e per la costruzione di immobili a basso consumo. L’Europa latita, l’Italia pure, San Marino è sempre ferma alle promesse programmatiche. Se non si è riusciti negli ultimi dieci anni neppure a risolvere il problema dei rifiuti, la cui raccolta e smaltimento costa tantissimo (allo Stato e nelle bollette dei cittadini) figuriamoci quanto si dovrà aspettare per decisioni ben più complesse!
Ma stando solo sui prezzi della spesa quotidiana, sembra che non ci sia alcuna convinzione, da parte delle autorità competenti, di prendere in mano la situazione, analizzare puntualmente i dati, capire le dinamiche ed eventuali distorsioni, porvi rimedio, magari con il necessario coinvolgimento degli stessi operatori che gestiscono le catene di vendita. E se non si prende con convinzione questa strada, il famoso aumento dei consumi interni, che sarebbe una bella boccata di ossigeno anche per l’asfittico bilancio dello Stato, ci saranno sempre più consumatori che, per far quadrare il loro bilancio, andranno a fare spesa fuori confine.
Angela Venturini