Seduta serale turbolenta per l’Aula parlamentare sammarinese: l’opposizione attacca il Decreto sulla Direzione Generale della Funzione Pubblica, che il Governo difende come una riforma di sistema.
Si è consumata nella serata di ieri, mercoledì 11 giugno, in Consiglio Grande e Generale, una delle sedute più accese della sessione parlamentare in corso, incentrata sulla ratifica del Decreto Delegato n.83 del 2 giugno 2025, che riforma profondamente la Direzione Generale della Funzione Pubblica (DGFP). Il provvedimento, al centro di un aspro confronto tra maggioranza e opposizione, è stato difeso dal Governo come un passo avanti verso maggiore collegialità e coordinamento nella Pubblica Amministrazione. L’opposizione, invece, lo ha definito senza mezzi termini una “legge cucita su misura”, finalizzata a reintegrare con poteri ridotti una figura già nota nell’apparato burocratico sammarinese.
Il cuore della riforma: poteri redistribuiti
Il decreto introduce un Comitato Direttivo della Funzione Pubblica, composto dai responsabili del personale delle principali entità pubbliche: Direzione della Funzione Pubblica, ISS, Università, AASS, Azienda dei Servizi. La nuova struttura, ha spiegato il Segretario di Stato Andrea Belluzzi, ha l’obiettivo di «vincolare tutta la Pubblica Amministrazione allargata con decisioni coerenti prese da tutti». Un cambio di paradigma, ha aggiunto, che punta a superare l’idea dell’“uomo solo al comando” e a garantire trasparenza, efficienza e unità d’azione.
Le accuse: “commissariamento” e “confezionamento su misura”
Durissime le repliche dell’opposizione. Nicola Renzi (Repubblica Futura) e Enrico Carattoni hanno parlato di una «riforma strutturale fatta per adattarsi a una singola persona», richiamando il fatto che la stessa figura ha ricoperto per nove anni un ruolo apicale e ora tornerà in gioco sotto altra forma. Il nuovo Comitato, secondo l’opposizione, spoglia il Direttore della Funzione Pubblica delle sue competenze reali, affidando le leve del potere normativo (circolari, direttive, valutazioni) a un organismo formalmente collegiale ma, nei fatti, privo di autonomia.
Emanuele Santi (Rete) ha parlato senza giri di parole di «commissariamento» della dottoressa Milena Gasperoni, oggi nel ruolo di Direttore, affermando che «gli equilibri del comitato saranno decisi da altri». Matteo Casali ha rincarato la dose: «Questa è una cucitura prêt-à-porter. Quando la figura cambierà, si rifarà un altro decreto».
Il dibattito: oltre le persone, ma non troppo
Da più fronti, si è chiesto di spostare l’attenzione dalle persone alle strutture. Vladimiro Selva (Libera) ha parlato di «necessità di omogeneità e leggibilità nelle regole della PA», ricordando come la Direzione sia stata per anni una sorta di “undicesima Segreteria di Stato”. Tuttavia, anche tra le fila della maggioranza non sono mancati dubbi, distinguo e richieste di riforme più organiche. Iro Belluzzi ha auspicato maggiore coerenza tra i provvedimenti, mentre Michela Pelliccioni ha denunciato l’assenza di requisiti di indipendenza del Comitato Direttivo, chiamato persino a funzioni di audit.
Emendamenti tutti respinti
Tutti gli emendamenti soppressivi proposti dall’opposizione – mirati a cancellare integralmente gli articoli del decreto – sono stati respinti uno dopo l’altro. Il dibattito, durato fino a mezzanotte, ha evidenziato un clima politico polarizzato, tra chi difende l’evoluzione dell’assetto amministrativo come passo necessario e chi lo denuncia come ennesimo esempio di “riforme ad uso e consumo del potere”.
Il report dei lavori di AskaNews: Consiglio Grande e Generale – Report mercoledi 11 giugno sera