Nel processo a Mauro Ruffino, ex commercialista di Fossano, e il torinese Renzo Riva, imputati con l’accusa di aver riciclato il denaro legato al fallimento del Gruppo Streri, oltre a essere stata ricostruita l’operazione attraverso la quale si arrivò a far sottoscrivere all’anziana madre di Ruffino una polizza vita da 3,6 milioni di euro con beneficiari i figli del promotore finanziario Pierangelo Delbuono è spuntato anche il nome di San Marino.
Per il “crack Streri” sono stati condannati in primo grado per bancarotta fraudolenta distrattiva e riciclaggio Lorenzo Streri, imprenditore cuneese scomparso il 9 marzo 2001 a Santo Domingo, e Delbuono.
Alla sorella, Ruffino aveva chiesto dei soldi: “Hanno detto a mia madre firma qui, e poi che potevamo tornare a casa”.
Alla polizza si giunse dopo varie vicende, spiegate ai giudici da un avvocato milanese che si occupa di riorganizzazioni di patrimoni: “Un alto manager di Londra, nel 2003 mi contattò dicendo che conosceva un certo Pierangelo Delbuono, il quale faceva da tramite per una persona molto facoltosa che faceva riferimento alla famiglia Ferrero di Alba, abitante tra Argentina e Ginevra, che aveva bisogno di riorganizzare il patrimonio, sui 200 milioni di euro, per ovviare a possibili liti ereditarie”. Il signor Ferrero sarebbe stato in realtà Renzo Riva, che è stato riconosciuto e indicato dal legale in aula. Dopo vari incontri e trattative per trovare il prodotto d’investimento migliore per il cliente, con Delbuono e Riva – Ferrero si arriva a valutare anche una polizza vita. I consulenti avrebbero studiato il trust (uno strumento giuridico che serve a regolare una molteplicità di rapporti giuridici di natura patrimoniale) costituito nell’ottobre 2003, con la necessaria sottoscrizione di una polizza vita a favore di terzi. Il soggetto ideale fu individuato nella madre di Ruffino. Nel 2005 con Riva (alias Ferrero) si disse “Soddisfatto e convinto di riorganizzare il proprio patrimonio, ma che bisognava risolvere prima la problematica del trust.
Fu fatta allora la ridi- stribuzione del denaro su una società che ave- va sede a San Marino. La somma era intorno ai 3,6 milioni di euro. L’operazione comportava dei problemi, perché coinvolgeva dei minori. Poi il trust non fu chiuso totalmente, una parte intorno ai 200 mila euro si doveva tenere in piedi perché poteva servire per la situazione che coinvolgeva i ragazzi”. La somma sarebbe poi stata utilizzata per la compravendita, poi rivelatasi fasulla, di un capannone.
Nella prossima udienza saranno sentiti anche gli imputati.