A Palazzo Graziani fino all’8 gennaio si potranno ammirare le fotografie scattate dall’artista palestinese durante la “prigionia” nella sua casa di Deir al-Balah, nella striscia di Gaza, e la sua nuova opera, dedicata a San Marino, un dipinto dagli “effetti speciali” che mette in rilievo la luce come metafora di libertà, di punto di approdo per chi è in fuga dalla paura.
Ma ritengo che incontrare le opere di Nidaa sia necessario per comprendere pienamente le meravigliose parole che ha voluto rivolgere a tutti i sammarinesi, lette all’inaugurazione e ora pubblicate sul sito della Segreteria Istruzione e Cultura, per ringraziarli di essere tutt’oggi quella eccezionale comunità di persone che nei secoli si è contraddistinta per generosità e umanità, accogliendo le persone più deboli, perseguitate, in fuga…
Un’accoglienza che non è il gesto eroico di una singola persona ma il frutto di una sorta di “complotto”, del lucido agire di un’intera organizzazione statale: istituzioni, cittadini, associazioni insieme hanno reso possibile restituirle quello che altri – sono le stesse parole di Nidaa – le avevano solo augurato: la libertà.
Leggere queste parole fa sentire a me, cittadino italiano e tedesco, l’orgoglio di essere parte della Comunità Sammarinese.
