Quando Asset Banca in maniera illegittima (pensiamo ad un termine molto peggiore in realtà) è stata fatta chiudere tanta gente ha perso il lavoro e un giornale è morto. E’ morta così anche un po’ di democrazia. Per questo non scriviamo a cuore leggero quanto stiamo per scrivere e al contrario ci rendiamo conto di quanto perdere il lavoro rappresenti un dramma. Premesso questo chiediamo e ci chiediamo se sia normale e legittimo che chi ha ricoperto il ruolo di Segretario di Stato o di membro del Ccr avendo tenuto posizioni molto dure contro i suoi vertici, possa tornare come nulla fosse a lavorare in Banca Centrale. E se sia altresì normale che chi non ha più ruoli in Congresso o in Ccr possa nuovamente parlare – o sparlare dipende dai punti di vista – di questioni bancarie. Lo fa come politico? Lo fa come dipendente di Bcsm? E come vengono utilizzate quelle informazioni? Perché un conto è non essere più all’interno dell’istituto. Un altro è starci dentro e dunque avere potenzialmente accesso a un numero considerevole di documenti e dati. E Banca Centrale come la pensa? E lo stesso governo che parere ha? E’ tutto normale? E’ legittimo e corretto? Dal nostro punto di vista una volta avuti incarichi tanto importanti si rischia di diventare incompatibili. Crediamo sia un argomento rispetto al quale diventa necessario confrontarsi, anche alla luce del fatto che con i nuovi media vi è chi continua a spargere “notizie” in lungo e in largo senza rendersi conto dei danni che questo provoca. Ad esempio per i giornalisti Rai c’è un codice etico per l’utilizzo che fanno dei social. Esiste anche per Banca Centrale? E viene applicato ai dipendenti? O i dipendenti-Consiglieri possono fare quello che gli pare? E se la risposta è affermativa (probabilmente è anche giusto visto l’Alto incarico che si ricopre) è normale che quel Consigliere possa continuare ad essere anche dipendente? Si tratta naturalmente di domande legittime e di pubblico interesse che speriamo possano aprire un dibattito che non riguarda e non deve riguardare chiaramente solo Banca Centrale ma tutti i ruoli chiave. Si pensi a un giudice – come avvenuto a più riprese in Italia – che si è messo in politica e poi è ritornato a fare il magistrato. E’ il fenomeno delle cosiddette “revolving doors”, le porte girevoli. Uno sguardo alla normativa in materia di revolving doors mostra come in tutti gli Stati europei esista una regolamentazione sul passaggio da impieghi pubblici-cariche pubbliche a impieghi privati più che altro. La ratio di un vincolo sulla libertà di esercizio di un impiego privato nei confronti di detentori di cariche pubbliche o di funzionari risiede nel fatto che la vicinanza del soggetto uscente al suo recente settore potrebbe essere sfruttata dal nuovo datore di lavoro privato, specie se operante in settori vicini o addirittura strettamente dipendenti dall’attività dell’organismo pubblico in questione. In tema di anticorruzione il divieto di pantouflage o revolving doors intende prevenire uno scorretto esercizio dell’attività istituzionale da parte del dipendente pubblico, un conflitto di interessi ad effetti differiti, finalizzato a precostituirsi un favor nei confronti di colui che in futuro potrebbe conferirgli incarichi professionali, acclarando il diretto collegamento con il principio costituzionale di trasparenza, imparzialità, buon andamento e di quello che impone ai pubblici impiegati esclusività del servizio a favore dell’Amministrazione (art. 97 e 98 Costituzione Italiana). Parliamo insomma di una materia molto complessa ma che vale la pena approfondire ancor di più in un Paese di dimensioni ridotte come San Marino.
