(SM) CONSIGLIO. INCHIESTE SCALDANO L’AULA, BERTI MINACCIA DIMISSIONI. IL MEMBRO DI NS ABBANDONA PALAZZO: “MI HANNO DATO DEL PROTETTORE”
(DIRE) San Marino, 20 ott. – Dall’opposizione si chiede la testa del segretario del Pdcs, Marco Gatti, del segretario di Stato alla Cultura, Giuseppe Morganti, e di Stefano Macina, consigliere del Psd, tirati in ballo a diverso titolo dalle indagini giudiziarie scaturite di recente fuori e dentro i confini del Titano. E Gian Nicola Berti, l’unico esponente di maggioranza a replicare agli attacchi durante il dibattito che ha animato il comma comunicazioni durante la seduta del Consiglio grande e generale di oggi pomeriggio, diventa protagonista di una parentesi incandescente culminata in un rocambolesco abbandono dell’aula e all’affermazione di voler lasciare il suo incarico in parlamento.
“Qui si arriva alla condanna senza conoscere i fatti”, aveva affermato Berti rivolgendosi a Matteo Zeppa ed Elena Tonnini del movimento Rete quando i toni erano ancora pacati. Sono stati citati “nomi e cognomi anticipando la loro colpevolezza”. Ma fino al momento della sentenza, aveva proseguito l’esponente della maggioranza, “non c’è diritto di fare valutazioni politiche”.
Per il consigliere di Noi sammarinesi, inoltre, gli attacchi avevano un secondo fine: “Forse – aveva detto – c’è un interesse politico volto a eliminare tutti per poter gestire il potere”.
Nel suo intervento, Zeppa aveva chiamato in causa il partito di Berti e Alleanza popolare chiedendo alle due sigle di maggioranza i motivi della loro alleanza con Pdcs e Psd, travolti dalle ipotesi giudiziarie emerse negli ultimi tempi. Il partito di Mario Venturini “rivendica giustamente il fatto di aver denunciato in passato il voto di scambio – aveva rilevato Zeppa – ora però domando ad Ap qual è la responsabilità che li convince a tenere in vita questa maggioranza”. In linea con lui la collega Tonnini: “Servono nuove elezioni, non è più tempo di fare attività borderline tra il lecito e l’illegale. Ci rivolgiamo ad Ap affinché lo spirito che l’animava in passato viva ancora in loro”.
Ma sono stati gli interventi pronunciati dopo il discorso di Berti a scaldare gli animi e mandare su tutte le furie il membro di Ns fino a portarlo ad abbandonare il parlamento annunciando di pensare alle dimissioni. Fra le osservazioni seguite alle sue parole, l’esponente della maggioranza ha affermato di essersi sentito dare del “protettore”. Qualcosa di mal digerito al quale non ha avuto l’opportunità di replicare in aula. E’ stata proprio questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso: “Non mi danno la possibilità di parlare, io sono un cittadino onesto, ciò non è accettabile”, ha affermato mentre lasciava Palazzo Pubblico rincorso dai cronisti.