Leone Sibani, ex legale rappresentante della Cassa di Risparmio di San Marino, non è coinvolto nell’indagine della Procura di Forlì sul riciclaggio di denaro verso il Titano, sfociata venerdì nel rinvio a giudizio di 28 persone. In una nota Sibani precisa che: “La vicenda può essere suddivisa in tre momenti:
1) dal 2008 a maggio 2009: periodo in cui sono accaduti i fatti incriminati; nel maggio 2009 vennero arrestati i vertici della Cassa di Risparmio di San Marino;
2) da giugno 2009 ad aprile 2012: in sostituzione dei vertici arrestati, mi fu attribuito, con mandato triennale, il ruolo di presidente e amministratore delegato della cassa di Risparmio di San Marino dall’azionista unico Fondazione Cassa di Risparmio di San Marino. Tale ruolo è stato da me ricoperto fino al 25 aprile 2012;
3) dal 25 aprile 2012 alla data del 24 gennaio 2014, quando l’azionista Fondazione, in mia sostituzione, ha designato altro presidente; il 24 gennaio davanti al Tribunale di Forlì, si sono concluse le udienze preliminari e il Gup ha accolto le richieste del Pubblico ministero, rinviando a giudizio 28 persone fisiche e alcune persone giuridiche, tra cui la cassa di Risparmio di San Marino per effetto della legge 231/2001, nella persona del legale rappresentante pro tempore, che non sono io. infatti nell’atto il mio nome non compare. Se ne deduce pertanto quanto segue: 1) l’assunzione della carica da me ricoperta è posteriore ai fatti oggetto del processo, che si esauriscono entro il 5 maggio 2009; 2) la stessa mia nomina avveniva proprio nella prospettiva di una nuova gestione; 3) non sono stato mai stato indagato, né imputato, né tantomeno rinviato a giudizio; 4) la responsabilità che viene addossata alla cassa di Risparmio di San Marino è amministrativa e non penale; inoltre fa capo all’Ente e non alla persona fisica”. SmOggi