San Marino. Indagini protratte per anni per favorire l’associazione criminale?

tribunaleGli uomini della gendarmeria piombano negli uffici della Fin Project, una finanziaria. Svuotano armadi, sequestrano pc, aprono e ‘ripuliscono’ 140 cassette di sicurezza. Ora 170 scatoloni giacciono piantonati negli uffici giudiziari. Comprese le carte su cui era stato eccepito il segreto di Stato libico (…) Ad accendere la miccia è stato, a fine gennaio, un articolo di David Oddone…”. Così recitava un articolo di Mario Gerevini pubblicato sul Corriere della Sera il 14 marzo 2012.

Eppure le indagini hanno preso una accelerata solo oggi, grazie all’impegno del trio Buriani-Morsiani-Volpinari. Qualcosa di strano c’è, ed a sollevare dubbi che pesano come macigni, sono gli stessi inquirenti che nell’ordinanza Stolfi scrivono a chiare lettere: “Nonostante la gravità delle violazioni riscontrate, le denunce di reato e le segnalazioni avanzare dall’Autorità di vigilanza, le indagini avviate dalla magistratura procedettero a rilento.

Dopo un primo rocambolesco intervento della magistratura teletrasmesso ‘corampopulo’, iniziò la lunga stagnazione investigativa connotata da un’involuzione degli accertamenti che, anziché rivolgersi verso chi si celava dietro i vari schermi societari, ebbero ad oggetto i ‘prestanome’.

Gli organi inquirenti vennero delegati alla predisposizione di tanto lambiccate, quanto inutili, tabelle. In tal modo le indagini si protrassero per anni senza approdare ad alcun risultato concreto. I tempi lunghi, la segretezza rigorosamente mantenuta sui nomi dei politici coinvolti, la parcellizzazione delle indagini in una moltitudine di procedimenti, hanno realizzato le condizioni necessarie per consentire all’associazione criminale di rigenerarsi.

Gli associati sono migrati verso nuovi istituti finanziari e nuove schemi societari, usati per dare ulteriore corso ai loro propositi criminosi”. Con chi ce l’hanno i magistrati? Esistono delle responsabilità? Crediamo che alla luce del nuovo corso se qualcuno ha sbagliato, certamente pagherà. Di sicuro diventa fondamentale capire perché, citando l’ordinanza, è stato possibile concedere alla presunta associazione per delinquere di rigenerarsi. Anche su questo punto il Consiglio ha il diritto e il dovere di indignarsi e di conosce- re la verità.

Non crediamo che la chiave di lettura possa essere che ieri non c’erano gli strumenti normativi, mentre oggi sì, visto che già nel 2012 il nuovo corso sammarinese era ben consolidato. E’ necessario comprendere al più presto chi ha sbagliato e se lo ha fatto con dolo o con colpa, in modo che possa essere inchiodato alle proprie responsabilità, così come sta pagando chi è oggi in carcere.

David Oddone, La Tribuna