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Si aprirà fra due settimane, nell’Aula grande dei Tavolucci, il processo al cosiddetto Consiglio di Amministrazione “Montepaschiano” di Cassa di Risparmio di San Marino, rinviato a giudizio con l’accusa di amministrazione infedele o, “in alternativa, del misfatto di truffa aggravata ai danni dello Stato”.
La vicenda è l’ormai nota svalutazione da 534 milioni dei crediti nel bilancio consuntivo 2016 -approvato nel 2017- di Cassa di Risparmio. Secondo l’ipotesi accusatoria predisposta dal Commissario della Legge Elisa Beccari, Nicolino Romito, Giuliana Michela Cartanese, Luigi Borri e Massimo Cotella, “a seguito delle sedute dei sottocomitati del Cda”, controversi organismi “creati abusivamente ed artificiosamente dai prevenuti al fine di estromettere gli altri membri dell’organo amministrativo ed assicurarsi così i quorum deliberativi per la nomina di consulenti diretti e coordinati da Confuorti, Ria GT e BCG, predisponevano il bilancio riferito all’esercizio 2016, che riportava un’artificiosa perdita di circa 534 milioni di euro, in gran parte riconducibile ad abusive svalutazioni dei crediti”.
Il tutto, scrive chiaramente lo stesso Commissario della Legge, procurando “un danno al patrimonio amministrato” e “di proprietà dell’Ecc.ma Camera, potenzialmente pari, quantomeno, al deficit economico avallato” nel perseguimento dello “scopo di favorire interessi economici di terzi Francesco Confuorti e Banca CIS, che avrebbero fornito risorse a Banca Centrale di San Marino per ricapitalizzare Cassa di Risparmio”.
Questa vicenda, unita alle accuse contenute nel decreto di rinvio a giudizio con l’accusa di associazione a delinquere del presunto “gruppo criminoso” -la cui costituzione e supervisione è stata ricondotta a Marino Grandoni e il coordinamento a “quattro mani” a Daniele Guidi e Francesco Confuorti (leggi qui)- che nella seconda metà del decennio scorso, mentre governava la coalizione AdessoSm composta da Repubblica Futura, C10 e SSD, avrebbe determinato un danno economico per le casse pubbliche di almeno 900 milioni di euro come spiegato ieri (leggi qui), mi fa balsare alla mente la “saccente” presa di posizione di un allora Segretario di Stato, di nomina Repubblica Futura, in risposta alle critiche che, nei primi quattro mesi di Legislatura, sfotteva gli avversavi politici dalla sua bacheca Facebook: “…L’ultima è quella di un certo Confuorti che diventerà padrone del sistema bancario sammarinese…”. Il ministro di RF denunciò pubblicamente, quindi, quella che è stata ritenuta e alimentata come stupidaggine, unita ad altre “stupidaggini”, sempre denunciate dalla minoranza consigliare, come il fatto che “Cassa di Risparmio” sarebbe stata “venduta a Grandoni”; che Carisp e “il sistema bancario in genere” sarebbero stati oggetto della “scalata di un cavaliere colorato”; che sugli NPL si sarebbe realizzata una “svendita a qualche potente esterno per farlo guadagnare alle spalle” dei sammarinesi; che si sarebbe ricorso al “debito estero per salvare qualche big”… Tutte situazioni che, più o meno chiaramente, più o meno palesemente, magari parzialmente sono oggi oggetto di processi e cardine di inquietanti ipotesi accusatorie giudiziarie.
Eppure, lo stesso “nipotino” di Alleanza Popolare, nell’aprile del 2017, non esitava a commentare pubblicamente: “Queste son tutte frottole messe in giro in soli quattro mesi dall’opposizione, nessuna si è verificata, perchè semplicemente sono cose inventate!”
“Nel frattempo Governo (AdessoSm; ndr) e maggioranza -continuava il post- si sono mossi concretamente per riportare Cassa di Risparmio su un sentiero di crescita virtuosa e per farla tornare ad essere banca di riferimento del sistema”, “nominando un Cda di tecnici preparati (oggi rinviati a giudizio per truffa ai danni dello Stato e/o amministrazione infedele; ndr), dopo anni di malagestione e, grazie alle modifiche statutarie da noi volute, anche moralmente inattaccabili”.
Inutile ricordare che il Cda in questione, nominato dall’assemblea degli azionisti il 9 aprile 2017 (una decina di giorni prima del post Facebook dell’allora Segretario di Stato di Repubblica Futura), era quello presieduto da Nicola Romito e in cui figuravano, fra gli altri, Luigi Borri, Giuliana Michela Cartanese e Massimo Cotella, che dal prossimo 19 novembre saranno chiamati a sedere in Tribunale sul banco degli imputati.
Eppure, all’epoca, in Repubblica Futura si liquidavano come “cose inventate” quei campanelli di allarme che, se ascoltati, avrebbero permesso a governo e maggioranza AdessoSm -secondo i conteggi fatti dal Commissario della Legge Beccari, titolare del fascicolo di indagine chiuso con il rinvio a giudizio dei quattro- di almeno tentare di evitare un danno alle casse pubbliche di almeno 534 milioni di euro!
Ha mai chiesto scusa, Repubblica Futura, al Paese, ai cittadini, uno ad uno ad ogni sammarinese per questa gravissima responsabilità e, mi si permetta, “saccenza” politica? Lo hanno mai fatto, i suoi “vecchi” con le nuove leve -in qualche caso anche apparentemente “in gamba”- che sono oggi per la prima salite in Consiglio Grande e Generale sui banchi dei “nipotini” di Alleanza Popolare? Ma, soprattutto, questi “giovani” pretenderanno mai quel rinnovamento interno che appare, alla luce delle evidenti responsabilità -perlomeno politiche- del Partito nel processo di scalata di un “gruppo criminoso” a posti chiave della gestione dello Stato che, poi, ha determinato quasi un miliardo di euro di danni al Paese e ai suoi cittadini?
Ieri, come detto, abbiamo provato a quantificare i danni che la “Cricca” ha fatto alle casse pubbliche. Ma tanti sono ancora oggi incalcolabili, come, ad esempio, il costo della illegittima liquidazione di Asset Banca, per la quale -in assenza di un accordo stragiudiziale che al momento non sembra “vicino”- si prospetta una lunga causa civile mirata a quantificare il danno materiale e morale subito dagli azionisti che, ovviamente, toccherà a Bcsm e casse pubbliche pagare.
La mancata possibilità concessa per la ricapitalizzazione dell’istituto è ormai l’elemento di abuso accertato, che rende gli azionisti “parte lesa” e, così, rtende inevitabile un risarcimento agli stessi azionisti. Impossibile, però, tentare oggi di quantificarne l’importo, anche approssimativo e che starà ad un giudice determinare. Potrebbe essere qualche milione visto lo stato di crisi -comunque non irrimediabile tramite una ricapitalizzazione- in cui versava l’istituto di credito, ma potrebbe toccare anche una cifra di diverse decine di milioni visto che il solo valore del patrimonio netto di Asset al momento della liquidazione era quantificato da una perizia di parte in 34 milioni di euro, a cui andrebbero aggiunti poi i danni derivanti dalla “perdita di chances” e quelli morali…
Siamo, come detto, arrivati a conteggiare in circa 900 milioni di euro i danni che la scellerata gestione politica e finanziaria dello scorso decennio, soprattutto della seconda metà del decennio, e il dubbio, ormai, è: a quanto si arriverà in questo inaccettabile conteggio che, udienza dopo udienza, sentenza dopo sentenza, sembra destinato a levitare e superare il tetto del miliardo di euro, ovvero oltre 30 mila euro per ogni sammarinese da 0 a 110 anni di età?
Enrico Lazzari