Torno oggi su un argomento che mi sta a cuore, e che a mio avviso dovrebbe stare a cuore anche a opinione pubblica
e governo sammarinesi: il debito della Repubblica.
In un precedente intervento su questa rubrica avevo auspicato che San Marino si liberasse di quella ritrosia che nel Paese sembra aver fatto dell’argomento quasi un vero tabù.
Sara? che la parola debito richiama sovente aspetti di moralita? cor- rotta, o sara? che debito pubblico e? spesso sinonimo di dissesto finanziario: fatto sta che il Paese, cosi? pensando, si pregiudica l’uso di un potente strumento di politica economica che, se usato con oculatezza, puo? apportare importantissimi benefici alla collettivita?.
Ma, piuttosto che ripetere argomenti gia? enunciati, richiamero? brevemente nel seguito alcune osservazioni di due autorevolissimi economisti.
Uno e? il premio Nobel Paul Krugman, che dalle colonne del New York Times si e? espresso piu? volte sul tema del debito, anche assai di recente.
L’altro e? Kemal Dervis?, ex ministro degli affari economici della Turchia, ex capo del United Nations Development Program e oggi vice presidente del Brookings Institution, intervenuto qualche giorno fa sulle pagine virtuali
del ben noto sito internazionale Project Syndicate.
Dervis osserva, intanto, che cio? che realmente rileva quando si parla di debito e? il costo del suo servizio. Nel caso di un debito a tasso zero che fosse costantemente rinnovato, non si potrebbe nemmeno parlare di debito.
Chiaramente questo e? un caso limite; tuttavia, piu? i tassi d’interesse sono bassi (e oggi lo sono come non lo sono stati mai) e piu? lunga e? la scadenza dell’indebitamento, piu? bassa e? la sua onerosita? per lo Stato. Senza contare che uno Stato puo? rinnovare il proprio debito indefinitamente, di fatto allungandone la scadenza all’infinito.
Occorre naturalmente porsi il problema dell’uso che se ne fa e degli obiettivi che con esso si perseguono. Se uno Stato prende a prestito a un tasso fisso, diciamo, del 3% con scadenza a 10 anni, investe il ricavato in infrastrutture di trasporto, giusto per fare un esempio, e ottiene un ritorno anche modesto del 4% attraverso tariffe, pedaggi e maggiori entrate fiscali, il debito non soltanto non intacca il bilancio pubblico (lo migliorera? persino), ma produrra? evidenti benefici sociali in termini di traffico piu? scorrevole e minor inquinamento.
In termini aggregati, pur senza contare tariffe e pedaggi ma prevedendo per i prossimi anni una ragionevole crescita media del pil del 3,5% all’anno (fatta da aumenti del prodotto dell’ordine dell’1,5-2% e da un’inflazione al 2%), un debito al tasso del 3% sarebbe gia? piu? che ripagato.
Vi sono vari tipi di infrastrutture in cui lo Stato potrebbe assai utilmente investire il ricavato del debito, quali quelle ambientali, energetiche e idriche, sanitarie, informatiche e delle telecomunicazioni, per citarne solo alcune, e a queste si aggiungano le attivita? pubbliche per la fornitura di servizi sociali che sono d’importanza critica per lo sviluppo e la cresci- ta, come l’istruzione, la formazione e la ricerca, l’assistenza alle imprese, la cultura e il turismo.
Come sottolinea Dervis, per governi che oggi possono accedere a finanziamenti a tassi particolarmente bassi, e? “una follia” non approfittarne per investire in progetti a lungo termine che rafforzerebbero i bilanci pubblici, migliorerebbero la produttivita?, mobilizzerebbero investimenti privati e aumenterebbero l’occupazione. Si tratta naturalmente, per i governi, di adottare una prospettiva di programmazione pluriennale e di non fermarsi solo all’anno in corso e al prossimo al massimo. Per un paese come San Marino, impegnato nell’internazionalizzazione della sua economia, si tratterebbe in particolare di collegare questa prospettiva pluriennale a un insieme di interventi infrastrutturali da finanziare con il ricorso all’indebitamento pubblico e, ove possibile al cfinanziamento privato.
Paul Krugman, da ultimo nel suo articolo “Debt is Good” (traducibile anche come “indebitarsi e? bene”), non dice nulla di molto diverso, ma il fatto che lo dica lui e? di per se? significativo e degno della massima attenzione. Emettere debito pubblico, sostiene, e? un modo per finanziare iniziative utili e lo si dovrebbe fare in misura maggiore quando il costo e? conveniente.
A proposito del suo paese – gli Stati Uniti – ricordandone le gravi carenze infrastrutturali, Krugman osserva che il governo federale dovrebbe accrescere l’indebitamento e investire nel futuro della nazione, specialmente adesso che i tassi sono bassi, e critica aspramente la scelta esattamente opposta, di austerita?, che le autorita? fiscali stanno ottusamente portando avanti da alcuni anni, come ben mostrano i dati sulla spesa per opere pubbliche (corretti per la crescita della popolazione e dei prezzi), che mostrano un declino senza precedenti.
Certo, gli Stati Uniti hanno il grande vantaggio di potersi indebitare in una valuta – il dollaro –di cui hanno il controllo e, pur nella peggiore delle ipotesi, possono ricorrere alla pressa e ‘stampare’ nuovi dollari al fine di assicurare sempre e comunque il servizio del debito, al contrario di tanti altri paesi che questo vantaggio sono ben lungi dall’averlo. D’altra parte, cio? non impedisce a questi ultimi di riuscire a ottenere tutti i benefici che il debito puo? consentire, a patto che sappiano esercitarne una sana gestione.
Mi soffermero? in una prossima occasione su cosa s’intende per sana gestione del debito e su quali soluzioni si possono adottare per assicurarne il rispetto. E? auspicabile che San Marino avvii presto una riflessione su questo importante tema, nell’ambito di una visione di largo respiro che lo sviluppo della sua economia richiede di assumere. Non parlarne non fa bene.
Biagio Bossone, La Tribuna