E’ uscito in questi giorni la ormai nota classifica che indica l’indice di segretezza finanziaria delle varie giurisdizioni in base alla loro segretezza e alla portata delle loro attività finanziarie offshore. La cosiddetta “Financial Secrecy Index 2018”. Come si legge sul sito, si tratta di “una classifica politicamente neutrale, è uno strumento per comprendere il segreto finanziario globale, i paradisi fiscali o le giurisdizioni segrete, i flussi finanziari illeciti o la fuga di capitali”. L’ultima classifica è stata lanciata il 30 gennaio 2018. “Il mondo della segretezza è così complesso e variegato – commentano gli analisti del Financial Secrecy Index 2018 -. Una nuova e diffusa consapevolezza pubblica e professionale, sostenuta dalla cooperazione internazionale, sarà essenziale”. La classifica “delinea brevemente alcune aree chiave, su ciascuna delle quali Tax Justice Network interviene occupando una posizione centrale nelle discussioni politiche globali. Questo database è il risultato di oltre un anno di ricerche da parte di un team dedicato e di numerosi ricercatori in tutto il mondo. In termini di data limite delle informazioni nella banca dati, in genere ci siamo basati su relazioni, legislazione, regolamenti e notizie disponibili al 30 settembre 2017. Per alcuni indicatori sono stati inclusi dati più recenti. Tutte le giurisdizioni hanno avuto l’opportunità di fornire informazioni aggiornate rispondendo ai questionari inviati a febbraio 2017. Per ogni report di dati sono stati utilizzati fino a 185 criteri. Il database contiene informazioni sulle strutture legali, amministrative, normative e fiscali delle giurisdizioni segrete”. Dato conto delle modalità di realizzazione di un report particolarmente tenuto in considerazione a livello globale, andiamo ad analizzare la performance del Titano che, lo diciamo subito, è agli ultimi posti della classifica, dove al primo posto ci sono le amministrazioni più restie alla trasparenza nel settore finanziario. Il grafico che riguarda la Repubblica di San Marino è piuttosto eloquente. San Marino ha dalla sua parte – si fa per dire – il fatto che a livello mondiale qui girino pochi soldi. Questo è il motivo principale per cui finiamo in fondo alla classifica. Anche perché a prendere i dati a uno a uno non è che ci sia poi così tanto da esultare. Mentre il segreto bancario si prende un bel “verde chiaro”, il che è un voto piuttosto positivo, stessa cosa non si può ad esempio dire del contrasto al riciclaggio che da un po’ di tempo sul Titano si sbandiera come fiore all’occhiello. Il 76% di colore giallo è un dato non particolarmente entusiasmante, che ci mette sullo stesso piano della Thailandia ad esempio. Questo indicatore esamina in che misura l’antiriciclaggio riesce a soddisfare le raccomandazioni del Gafi. La stessa Svizzera con un 38% è più avanti di noi nella guerra al riciclaggio. L’Italia può vantare un 31% verde, dato di tutto rispetto se si pensa che gli Usa sono al 37%, sempre verde. Tornando a San Marino è molto positivo il dato sullo scambio automatico di informazioni, complimenti dunque all’Aif. Molto bene anche la ratifica degli accordi bilaterali e la cooperazione internazionale. Molto male il dato del “Tribunale fiscale” che si prende un 100% rosso, uno dei dati peggiori in assoluto. Questo indicatore valuta l’apertura del sistema giudiziario di una giurisdizione in materia fiscale. Male le statistiche pubbliche e in generale l’accesso ai dati sulle imprese. Insomma in definitiva quello del “Financial Secrecy Index” è un giudizio chiaro scuro. Non c’è alcun dubbio che San Marino abbia già fatto tanto, ma ancora evidentemente c’è da fare soprattutto sul piano dei reati fiscali. Resta di positivo che nella speciale classifica sulla segretezza siamo comunque fra gli ultimi posti, segno questo che non rappresentiamo più un problema. Anche e soprattutto perché qui, di soldi, ne sono rimasti pochi.
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