Le telecomunicazioni sono un volano fondamentale per lo sviluppo di un Paese, le potenzialità che il settore è in grado di esprimere sono notevoli, sia dal punto di vista economico che quello relativo all’espansione e ammodernamento dei servizi. In generale sono un elemento fondamentale di attrattiva per gli investitori, lo affermavano persino i partiti nel loro programmi di Governo per la XXVII Legislatura. All’epoca erano tutti d’accordo sull’impegno di Governo di istituire un’Autorità delle Telecomunicazioni, preposta al controllo e alla vigilanza, ma più in generale investita delle funzioni di regolatore di un sistema, per certi versi, così complesso. Si parlava di introduzione dei servizi dati e fonia mobile di terza e quarta generazione (ossia 4G/LTE), di fornitura di servizi internet ad alta velocità, di favorire la concorrenza, ed altre questioni più o meno correlate.
Legge quadro per le reti e i servizi di comunicazione elettronica
Secondo il mio parere il segreto di una vera rivoluzione in tale settore è quello di istituire una legge specifica, una legge quadro per le reti e i servizi di comunicazione elettronica. Oggi esiste solo la Legge n.57 del 28 marzo 1988 “Disciplina dei servizi di telecomunicazioni”, di appena 12 articoli (poco più di due paginette) che fondamentalmente asserisce che le telecomunicazioni sono gestite in monopolio dallo Stato e che lo stesso può concedere l’espletamento dei servizi a privati mediante una concessione.
La concessione, ossia l’autorizzazione necessaria per esercitare i servizi di telecomunicazioni ad uso pubblico, è pertanto a discrezione del Congresso di Stato, quindi cozza non poco con il concetto di “liberalizzazione”, che dovrebbe essere condizione necessaria per favorire una reale concorrenza. La vera liberalizzazione la si ha in un contesto di non discriminazione e questa “non discriminazione” non dovrebbe essere ricercata solamente tra gli eletti ad avere avuto una concessione, ma dovrebbe iniziare ancor prima delle procedure di assegnazione della concessione medesima. La liberalizzazione, tenendo sempre a mente la particolarità del nostro piccolo Paese, con le sue limitazioni, con il suo ristretto mercato, sarebbe opportuno valutarla, sempre con il fine di agevolare una perfetta concorrenza, con conseguenti ricadute positive sui servizi, sulla loro qualità e naturalmente sui costi degli stessi. In questo contesto, ossia liberalizzando veramente il settore, si andrebbero a determinare a priori le caratteristiche minime e necessarie che ogni aspirante operatore deve possedere per esercitare servizi di telecomunicazioni ad uso pubblico.
Ora, a seguito del rilascio di una concessione nei confronti di una certa società, viene redatta una convenzione con la stessa, che per quanto ci si possa impegnare, non potrà mai essere uguale a quelle già in essere con gli altri operatori ivi operanti nel medesimo settore; vuoi perché scritte da soggetti diversi, vuoi perché redatte in periodi differenti e quindi caratterizzati da diverse tecnologie, servizi ed esigenze, sia dell’Amministrazione che del concessionario. Anche legalmente parlando, la diversa posizione di una virgola o l’utilizzo di un sinonimo potrebbero dare adito a differenti interpretazioni. Allora perché non redigere una convenzione unica di riferimento valida per tutti gli operatori del settore e inserirla in una legge specifica? In questo modo non ci sarebbero discriminazioni tra i vari operatori e ci sarebbe il vantaggio che se si dovesse intervenire per una qualche modifica, sia per volere dell’Amministrazione, su particolari nuovi obbiettivi da perseguire, sia a seguito del recepimento di eventuali dettami internazionali (perché San Marino è Paese membro dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, che è un’agenzia specializzata delle ONU), tale modifica riguarderebbe tutti gli operatori del settore e non solo quello considerato in quel particolare momento, magari solo perché si è costretti a procedere con il rinnovo della convenzione nei suoi confronti. Inoltre qualsiasi modifica non dovrebbe essere ogni volta negoziata con l’interlocutore di riferimento, ossia l’operatore, perché si andrebbe a modificare una legge e non un accordo tra Stato e singolo privato.
In questa legge quadro oltre ai diritti e doveri, riferiti all’operatore e all’Amministrazione, in relazione ai tecnicismi delle reti e dei sistemi di telecomunicazioni e ai servizi correlati, dovrebbero essere trattate tutte quelle questioni che agevolano la concorrenza e quindi lo sviluppo del settore. Una legge che tutela anche i clienti e più in generale i cittadini, ad esempio sulla qualità del servizio ricevuto, oppure su eventuali controversie che potrebbero sorgere tra cliente e operatore su determinate questioni. Una legge dove si descrivono l’insieme minimo dei servizi con determinata qualità, disponibile a tutti gli utenti sul territorio, a prescindere dalla loro ubicazione geografica; quindi servizi obbligatoriamente garantiti al cliente e naturalmente a un prezzo accessibile.
Una legge che stabilisce i principi fondamentali della regolamentazione relativa a reti, servizi e strutture, destinate a facilitare la convergenza dei settori delle telecomunicazioni e dell’”information technology”, quindi una piattaforma normativa che regolamenta le procedure che incentivano l’innovazione e agevolano la promozione della fornitura di servizi di comunicazione elettronica, nonché la garanzia della sicurezza e dell’interoperabilità delle reti e dei servizi. Anche l’applicazione e il rispetto degli standard internazionali dovrebbe essere regolamentati.
In questa legge dovrebbero poi essere poste le basi in relazione alla vigilanza sia tecnica che amministrativa, così come tutte le funzioni proprie del regolatore in materia, in particolare è necessaria un’Autorità di settore, come anche la base normativa in relazione alle controversie tra operatori del settore o tra operatori e la stessa Amministrazione, nonché le sanzioni amministrative in caso di inosservanza delle leggi in materia.
Ci devono essere regole precise, ad esempio sull’utilizzo congiunto, da parte degli operatori, delle reti e dei sistemi ti telecomunicazioni in generale; devono essere precisati i diritti di accesso per gli operatori alle reti di altri operatori e dell’Amministrazione, senza che ogni volta si debba eseguire una trattativa ad hoc, dove naturalmente regna sovrana la discrezione, che molto spesso e causa del non raggiungimento di certi obiettivi.
anche la nota rete in fibra ottica a cura dell’AASS, in fase di realizzazione, sarebbe stato opportuno realizzarla posteriormente ad una normativa di riferimento, dove con la stessa si stabilivano tutta una serie di obbiettivi e condizioni. Di solito si stabiliscono le regole del gioco e poi si incomincia a giocare, non il viceversa!
Frequenze radioelettriche (risorse scarse e preziose)
Un altro argomento importante sono le frequenze radioelettriche, utilizzate per l’espletamento dei vari servizi di telecomunicazioni. Le frequenze sono per natura risorse scarse e nel nostro caso, date le piccole dimensioni territoriali, lo sono maggiormente. Infatti, in un paese di grandi dimensioni, in generale, si ha la possibilità di utilizzare l’intero spettro radioelettrico, messo a disposizione dal “pand plane” internazionale dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni; mentre per noi, essendo piccoli e circondati da un Paese che utilizza le medesime frequenze per identici servizi, quelle realmente utilizzabili sono molto poche, rispetto all’intero potenziale esistente. Tecnicamente nelle zone di confine tra i vari Paesi le frequenze, prima di essere utilizzate, secondo le disposizioni del Radio Regolamento Internazionale, devono essere coordinate con gli stessi e questo molto spesso significa una diminuzione del potenziale utilizzabile per i Paesi in questione. San Marino per le sue piccole dimensioni e la sua collocazione geografica è interamente una zona di confine! Per questo motivo le frequenze che rimangono disponibili, essendo di fatto più limitate rispetto all’intero numero che di per se è già scarso, hanno un valore intrinseco maggiore. Per definizione generale più una risorsa è scarsa e maggiore è il suo valore caratteristico. Quindi è doveroso che queste frequenze si incomincino ad assegnarle ai vari operatori a fronte di un corrispettivo economico. Questo corrispettivo potrebbe essere rateizzato nel tempo di valenza dell’autorizzazione d’uso delle frequenze in questione. In altri termini sarebbe opportuno stabilire un tariffario annuale per ogni singola banda di frequenza. In questo senso vi sarebbero già subito due vantaggi: introiti per lo Stato e maggiore razionalizzazione sull’uso delle frequenze da parte degli operatori, per il semplice fatto che tale risorsa non è più gratuita.
Accelerazione nella realizzazione delle infrastrutture
Naturalmente oltre alla necessità di avere una legge che rappresenti al meglio il settore in questione, che evidenzi i diritti e i doveri di ciascuna parte, un organismo con funzioni di regolatorio, controllo e vigilanza è assolutamente indispensabile dare un’accelerata all’intero comparto, in relazione alle infrastrutture tecnologiche. La rete, sia per i servizi fissi che mobili, deve essere una vera priorità e non deve essere lasciata alla discrezione di qualcuno o vedere sempre ogni progetto come il figlio di quel politico piuttosto che di quell’altro. Questi sono e devono essere progetti importanti, che riguardano lo sviluppo e il benessere dell’intero Paese, dove grazie alla loro realizzazione possiamo vantare di essere in un contesto di rilievo e non sempre alla rincorsa di una tecnologia già divenuta obsoleta! Il grado di fruibilità dei servizi e la loro qualità deve essere il nostro biglietto da visita per i visitatori e gli imprenditori che decidono di venire a visitare o investire nel nostro Paese.
Radiofonia Broadcasting Digitale
Un altro passo avanti, sempre nell’ambito delle telecomunicazioni, è quello di ampliare le capacità, in termini di bacino di illuminazione delle trasmissioni televisive, nella tecnica DVB-T, dell’emittente di Stato, anche attraverso l’uso congiunto di reti e sistemi ubicati fuori territorio. Nel campo radiofonico, incominciare ad attivarci con le trasmissioni nella tecnologia digitale (T-DAB). San Marino nella Conferenza Internazionale di Ginevra RRC-2006 ha ottenuto in attribuzione dall’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni due blocchi di frequenze idonee a tale servizio. Il T-DAB “Digital Audio Broadcasting” è la più importante innovazione nel campo della radio dopo l’introduzione della stereofonia in Modulazione di Frequenza. Come l’avvento del Compact Disc negli anni ’80 ha rivoluzionato la produzione discografica, così il DAB potrà cambiare la radio nei prossimi anni. Alla base di questo nuovo sistema di radiodiffusione vi è la possibilità di offrire all’utente una qualità sonora indistinguibile da quella del Compact Disc, anche in condizioni di difficile ricezione mobile.
Conclusioni
Concludo affermando che in un mondo sempre più interconnesso, le telecomunicazioni sono diventate il vettore chiave per la diffusione e il pieno utilizzo delle nuove tecnologie e quindi in un’ottica di progresso, innovazione e crescita economica è indispensabile farle seriamente decollare, per sfruttare al meglio il potenziale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.