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  • San Marino. Inger Andersen (ONU): “Invertire l’effetto domino della nostra distruzione della natura” – Rubrica internazionale a cura di David Oddone

    Rubrica internazionale a cura di David Oddone,
    giornalista referente Onu per San Marino

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    Fin dall’inizio della rivoluzione industriale, la relazione tra gli esseri umani e la natura è stata celebrata come un trionfo. Attraverso l’innovazione illuminiamo paesi, costruiamo industrie e viaggiamo oltreoceano a una velocità inaudita. Con gli sviluppi dell’agricoltura è possibile sfamare un numero record di persone e, in alcune parti del mondo, l’aspettativa di vita è più che raddoppiata.

    Sembra, però, sempre di più, una vittoria pirrica. L’utilizzo di combustibili fossili crea gas serra, scatenando una reazione a catena di cambiamenti climatici, livelli tossici di inquinamento nell’aria e eventi climatici estremi come alluvioni, ondate di caldo, siccità e incendi fuori da ogni controllo. La rapida distruzione dell’habitat della fauna locale attraverso la deforestazione e l’allevamento industriale ha anch’essa rappresentato la causa dell’emergenza di tre malattie infettive su quattro. Queste comprendono virus zoonotici quali influenza aviaria, SARS, MERS, Ebola e probabilmente COVID-19, che il mondo continua a combattere a distanza di più di un anno dalla sua comparsa.

    Questo è l’effetto domino del degrado ambientale. La preservazione da sola non ci porterà dove dobbiamo essere. Gli otto principali tipi di ecosistema (terreni agricoli, foreste, bacini d’acqua dolce, oceani, montagne, praterie e savane, torbiere e città) si stanno tutti degradando. E proprio come il domino, il deterioramento di un ecosistema ha un effetto a cascata sul resto.

    Il sostentamento di almeno due miliardi di persone dipende direttamente da terreni coltivabili e da pascolo, eppure un terzo del terreno è ampiamente degradato a causa dell’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti e della creazione di paesaggi monoculturali. Questo, a sua volta, aumenta l’insicurezza alimentare e porta al degrado di altri ecosistemi per creare nuovi terreni agricoli. L’espansione agricola e il disboscamento hanno portato a una diminuzione globale di 178 milioni di ettari di area forestale nei tre decenni scorsi: un’area grande cinque volte la Germania.

    Nel corso dell’ultimo mezzo secolo, l’utilizzo di acqua dolce è aumentato di circa il 600 percento e quattro miliardi di persone devono fare i conti regolarmente con il problema della scarsità d’acqua. Gli oceani e le forme di vita contenute in essi forniscono fino all’80% dell’ossigeno presente nell’atmosfera, ma le riserve ittiche stanno rapidamente collassando, un livello di inquinamento crescente dovuto alla plastica sta rendendo gli oceani tossici, mentre lo sbiancamento e l’acidificazione potrebbero far sparire le barriere coralline di tutto il mondo entro l’anno 2100.

    Andamenti simili di degrado in altri ecosistemi stanno facendo vacillare sempre di più la nostra protezione ambientale, rendendoci più vulnerabili alla tripla minaccia di cambiamento climatico, perdita di natura, inquinamento e rifiuti.

    Dobbiamo investire nel ripristino degli ecosistemi, ovvero promuovere sforzi come il rimboschimento, imboschimento, la rinaturalizzazione e l’agricoltura rigenerativa. Nelle parole del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, è indispensabile per poter far pace con la natura.

    Il ripristino è possibile su scala mondiale, come indicato su una relazione congiunta del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) e l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO). Le nazioni dovranno impegnarsi a rispettare gli accordi per ripristinare un miliardo di ettari di territorio deteriorato, e stringere impegni simili per zone marine e costiere. I governi e i settori privati coinvolti devono triplicare i loro investimenti annui in nature-based solutions entro il 2030 e quadruplicarli entro il 2050 dagli investimenti attuali di 133 miliardi di dollari.

    Ma oltre alle risorse fisiche, devono anche cambiare le menti e i cuori. Lo scopo dell’umanità non è di vincere sulla natura. Per creare un effetto domino positivo sulla natura, bisogna rendersi conto che ne facciamo parte anche noi, e cambiare le azioni negative che causano solo distruzione in azioni che portano cambiamenti positivi, le quali permetteranno alla natura e alle generazioni future di prosperare.

    Per quanto la maggior parte del mondo stia vivendo gli effetti domino negativi sull’ambiente, in alcuni casi sono già state applicate nuove regole. Dalla piantagione andata a buon fine di 200 milioni di alberi diversi nel Sahel e il raddoppiamento dell’area boschiva della Costa Rica dagli anni 80, al programma a basso uso di pesticidi Zero Budget Natural Farming nello stato indiano dell’Andhra Pradesh e il ripristino della laguna salmastra di Chilika sulla costa orientale del Paese, ad innovazioni come fonte proteiche alternative (carne sintetica), tali investimenti sul ripristino stanno riducendo povertà e fame, e contribuiscono pertanto alla salute, pace e sicurezza del genere umano.

    In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente di quest’anno (5 giugno 2021), i leader mondiali, scienziati, membri civili della società, popolazioni indigene e leader di comunità chiedono un’accelerazione nel ripristino degli ecosistemi. Nuove regole dovranno essere aggiunte questo ottobre e novembre alla Conferenza ONU sulla Biodiversità a Kunming, in Cina, e alla COP26 a Glasgow, in Scozia. Lì, governi da tutti i continenti si riuniranno in assemblea per creare un consenso e dichiarare gli obiettivi per prevenire, arrestare e invertire la degradazione degli ecosistemi.

    Sì, gli investimenti richiesti non sono insignificanti. Ma il costo di non fare nulla al riguardo sarà dieci volte maggiore. Se accettata a livello globale, il prossimo Decennio per il Ripristino dell’Ecosistema verrà ricordato come un punto di svolta storico su come ci relazioniamo con la natura e su come ci confrontiamo coi rischi ambientali.

    Di Inger Andersen, Direttrice Esecutiva del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP)