Era stata annunciata in pompa magna, ormai oltre un anno fa, con tanto di intervista a Sergio Mottola, la joint venture con la società estone Polybius. Ora per ragioni non chiare la società sembrerebbe aver ricevuto il benservito.
Forse mai come in questo caso appare evidente agli occhi di tutti che il re è in realtà nudo. La San Marino Innovation doveva essere il fiore all’occhiello di questa legislatura e invece sta diventando la cartina di tornasole di un governo che procede per inerzia e che non porta a casa un risultato nemmeno per sbaglio.
Era stata annunciata in pompa magna, ormai oltre un anno fa, con tanto di intervista all’uomo al comando della San Marino Innovation, Sergio Mottola (foto), la joint venture con la società estone Polybius. “San Marino Innovation, l’Istituto per l’Innovazione della Repubblica di San Marino – annunciavano dal sito istituzionale un anno fa – ha confermato la creazione di una joint venture con la società estone Polybius, che prevede la costituzione di una nuova società in conformità alla legge sammarinese finalizzata allo sviluppo di un ecosistema blockchain primo nella sua natura. Olympus Advisors, guidata da Samir Mastaki, ha avuto un ruolo determinante nel portare a termine questa partnership. La joint venture consentirà inoltre a San Marino di utilizzare la tecnologia Digital ID di Polybius per creare un nuovo e importante meccanismo per l’autenticazione e la verifica dell’identità. Un progetto guidato dalle continue iniziative europee in materia di gestione dei dati personali e privati”.
Tutto è filato liscio fino a che con la società Polybius non si è deciso, per ragioni ad oggi non chiare, di chiudere ogni rapporto. Il che è ancor più sorprendente alla luce del fatto che la collaborazione con la società estone era avvenuta all’insegna della gratuità, non soltanto lo Stato non aveva dovuto spendere nemmeno un centesimo (cosa straordinaria per la Repubblica) ma la San Marino Innovation aveva predisposto un contratto di consulenza a carico di Polybius che avrebbe sborsato, per un periodo piuttosto lungo, la bellezza di circa 5mila euro al mese. Sembra abbiano pagato per la legge sulla blockchain che però di fatto non solo non menziona la società ma dove addirittura i cambiamenti intervenuti rappresentano piuttosto un limite alla realizzazione del progetto con Polybius.
Paradossalmente mentre da un lato si è dato il benservito alla società estone, dall’altro si sarebbe continuato ad incassarne l’assegno.
Così c’è da credere che ci saranno conseguenze almeno sul piano reputazionale. Polybius è una società molto nota nel panorama mondiale, a fondarla sono stati alcuni geni dell’informatica e dell’economia che hanno assunto come Ceo un ex direttore dell’investment banking di Credit Suisse e che ora stanno prendendo una licenza bancaria in Belgio.
I ‘litiganti’ pare abbiano preso a pretesto per la risoluzione degli accordi la mancata costituzione della joint venture da parte della società estone che avrebbe trovato non pochi impedimenti burocratici, essendo richiesti a San Marino certificati che in altri Paesi non esistono (e poi si parla di attrarre investitori!).
Dovrebbe trattarsi però di poco più di una scusa.
Dopo aver fatto fuori Polybius ecco affacciarsi VeChain, società che prenderà il posto di quella estone. E chissà se i seminatori di tempesta raccoglieranno soltanto vento o anche qualcosa d’altro.
La RepubblicaSM