Uno dei principali problemi in Europa e soprattutto in Italia, in particolar modo nelle città della Pianura Padana, e in parte anche nella provincia di Rimini e a San Marino, è quello della qualità dell’aria. Problematica che, come riporta il report dell’Aea (Agenzia europea dell’ambiente), uscito pochi giorni fa, si ripercuote prepotentemente, con risultati agghiaccianti per la salute delle persone, nell’ambito delle malattie cardiovascolari, dell’asma e del tumore ai polmoni. Come si evince dai dati riportati nella tabella della pagina a fianco, la percentuale di morti prematuri attribuibili al PM2,5 a San Marino è tra le più alte in Europa, poco sotto a quella italiana. Nel dettaglio, i morti attribuibili al PM2,5 nel 2013 a San Marino sono 30.
Nel documento “Air quality in Europe – 2016 reporten” (Qualità dell’aria in Europa: rapporto 2016) l’Aea presenta una panoramica e un’analisi aggiornate della qualità dell’aria in Europa dal 2000 al 2014 basate sui dati delle stazioni di monitoraggio ufficiali di tutta Europa considerando oltre 400 città. Nel report – com’è possibile vedere nella tabella della pagina a fianco – viene presa in considerazione anche la Repubblica di San Marino.
Secondo i risultati, nel 2014 circa l’85% della popolazione urbana dell’Ue è stata esposta a livelli di particolato fine (PM2,5) ritenuti dannosi per la salute dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Il particolato fine può causare o aggravare le malattie cardiovascolari, l’asma e il tumore ai polmoni.
Sulla base dei dati relativi al 2013, il rapporto fornisce inoltre nuove stime degli effetti sulla salute riconducibili agli inquinanti atmosferici più dannosi. In tale anno l’esposizione al PM2,5 ha causato circa 467mila decessi prematuri in 41 paesi europei. All’interno dell’Unione europea si sono registrate oltre 430mila morti premature. Secondo le stime l’esposizione al biossido di azoto (NO2) e quella all’ozono troposferico (O3) hanSchermata 2016-12-23 alle 15.23.27no provocato rispettivamente circa 71mila e 17mila decessi prematuri in Europa.
“Grazie alla riduzione delle emissioni, in Europa la qualità dell’aria è migliorata, ma non in misura sufficiente a evitare danni inaccettabili alla salute umana e all’ambiente” ha affermato Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Aea. “Dobbiamo affrontare le cause profonde dell’inquinamento atmosferico con una trasformazione fondamentale e innovativa dei nostri sistemi energetico, alimentare e di mobilità. Questo processo richiede il contributo di tutti: autorità pubbliche, imprese, cittadini e mondo della ricerca”.
Karmenu Vella, Commissario europeo per l’ambiente, gli affari marittimi e la pesca, ha espresso un grande apprezzamento per il rapporto e ha aggiunto: “Il rapporto odierno dell’Aea sulla qualità dell’aria ci ricorda che questo tema deve rimanere fra le priorità dell’agenda politica. La Commissione europea si sta adoperando in tal senso, impegnandosi ad assicurare un miglioramento della qualità dell’aria. Uno dei modi per contribuirvi è facilitare la collaborazione tra le amministrazioni pubbliche ai diversi livelli.
Molti dei punti critici individuati si trovano nelle aree urbane. È quindi chiaro che le amministrazioni locali e regionali hanno un ruolo fondamentale per trovare soluzioni. Spero che questa settimana il Parlamento Europeo esprima un voto positivo sugli impegni di riduzione formulati nella nuova direttiva sui limiti nazionali di emissione. In questo modo si forniranno orientamenti per i soggetti coinvolti a livello nazionale e locale”.
Il rapporto evidenzia, inoltre, che la qualità dell’aria è migliorata nel corso degli anni. Nel corso del periodo 2000-2014, nelle località monitorate, il livello medio annuo di PM10 è calato del 75 %. Analogamente, in media, le concentrazioni di PM2,5 sono diminuite tra il 2006 e il 2014 in corrispondenza di tutti i tipi di stazioni (aree urbane, zone di traffico, siti di fondo urbano, ecc.). Inoltre, è diminuita nel corso degli anni l’esposizione a livelli di PM superiori alle raccomandazioni dell’Oms.
Altri risultati chiave
Nel 2014 il 16% della popolazione urbana dell’Ue-28 è stato esposto a livelli di PM10 superiori al valore limite giornaliero Ue, mentre l’8 % è stato esposto a livelli di PM2,5 più alti del valore obiettivo UE. Tuttavia, rispetto ai valori più restrittivi degli orientamenti per la qualità dell’aria fissati dall’Oms per la protezione della salute umana, circa il 50% e l’85% degli abitanti delle città sono stati esposti a concentrazioni di PM10 e PM2,5 al di sopra di quelle raccomandate dall’Oms.
L’NO2 colpisce direttamente il sistema respiratorio, ma contribuisce anche alla formazione di PM e O3. Nel 2014 il 7 % della popolazione urbana nell’Ue-28 è stato esposto a concentrazioni di NO2 superiori ai valori limite (identici) fissati dall’Oms e dall’Ue; il 94 % dei superamenti era riconducibile al traffico.
Le emissioni di PM2,5 derivanti dalla combustione di carbone e biomassa in ambito domestico e negli edifici a uso commerciale e istituzionale non sono diminuite in misura significativa.
Per ridurre queste emissioni è essenziale attuare pienamente misure quali le recenti modifiche alla direttiva sulla progettazione ecocompatibile per le caldaie domestiche e la direttiva sugli impianti di combustione di medie dimensioni, oltre a fornire suggerimenti ai cittadini sulle buone pratiche da osservare per la combustione in ambito domestico.
Le emissioni di ammoniaca (NH3) derivanti dall’agricoltura restano elevate e contribuiscono in particolare a livelli sostenuti di PM e a vari picchi di particolato in Europa.
L’inquinamento atmosferico continua a danneggiare la vegetazione e gli ecosistemi. In tale contesto gli inquinanti più dannosi sono l’O3, l’NH3 e l’NOx. La Tribuna Sammarinese