Di 5G e internet delle cose a San Marino si sta continuando a parlare molto. Ma cosa c’è dietro alla superficie lo hanno messo in luce vari studiosi che anche in Repubblica sono venuti a parlare di rischi per la salute e rischi per la sicurezza nazionale. Di questi ultimi ha parlato in particolare la giornalista Milena Gabanelli sul Corriere della Sera scrivendo, ormai più di due settimane fa: “Non dobbiamo neanche arrivare al punto in cui un giorno potrebbe essere possibile in queste reti integrate che sono vulnerabili che qualcuno decida di bloccare il traffico di una città, l’erogazione dell’acqua o del riscaldamento e non possiamo farci niente. La questione è strategica, non parliamo dei dati personali che sappiamo essere già di proprietà di questi grandi gruppi, stiamo parlando di qualcosa che ha a che fare con la sicurezza nazionale”. Il problema della sicurezza sorge quando uno Stato decide di mettere tutti i suoi dati nelle mani di una società cinese che ha all’interno del proprio cda un membro del partito comunista e deve rispondere al governo (non propriamente democratico) di Pechino. Sollecitato a intervenire su questo delicato tema dalla giornalista di Rtv Sonia Tura, il segretario Andrea Zafferani nella cornice di ‘Carte scoperte’ ha detto: “questi temi legati ad aspetti di geopolitica penso siano ampiamente condivisibili. Zte in particolare non è un’azienda leader, ha avuto una storia nell’ultimo anno e mezzo (motivo per cui abbiamo tardato nell’esecuzione del progetto) che l’ha vista dover accettare supervisori americani al suo interno. Di conseguenza questo elemento la rende più garantita rispetto a un’altra azienda cinese. Abbiamo poi un’autorità per le telecomunicazioni il cui presidente è un esperto di cyber security, abbiamo cercato di creare una rete di protezione”. Parole prudenti quelle pronunciate dal segretario che però danno la misura di come nell’eventualità certi rischi dovessero manifestarsi, avremmo ben pochi strumenti per poterli contrastare. Sul perché la scelta di una partnership sia ricaduta su Zte, questa la lunga spiegazione del Segretario: “Si sono sviluppati dei contatti nel 2017 con un operatore con cui ci stiamo ancora confrontando affinché possa venire a San Marino, nel corso di questi contatti è emersa l’idea che lo Stato potesse costruirsi una propria rete. Abbiamo pensato di superare il concetto delle infrastrutture civili con l’idea di costruire una rete dello Stato da mettere a disposizione degli operatori privati. Così lo Stato guadagna cifre anche significative. Abbiamo ritenuto necessario in questo progetto dotarci di un partner di alto livello che ci aiutasse e il contatto si è sviluppato con Zte perché gli operatori con i quali avevamo un discorso aperto avevano quelle conoscenze. Zte all’epoca stava lavorando in Italia con wind 3 poi i piani sono un po’ cambiati con i problemi che sono sorti con gli Usa. Essendo in corso degli investimenti in Italia si potevano creare economie di scala rispetto a dover fornire solo un piccolo Paese come San Marino. C’era poi anche la disponibilità da parte loro a investire soldi. Ecco il perché della scelta”.
Repubblica Sm