“Il polo della moda è uno di quei progetti che non vanno sottovalutati per l’impatto di immagine”.
Ma come oggi, anche alla luce delle novità emerse rispetto a un investitore cinese pronto ad entrare nel sistema economico sammarinese, diventa interessante fare una chiacchierata con il capogruppo Dc Luigi Mazza, che abbiamo incontrato ieri in Consiglio durante una pausa dei lavori.
Consigliere, la Dc esce da una direzione molto particolare, nel senso che sono emerse prese di posizione chiare rispetto alla cose da fare, sui rapporti con l’opposizione e sul futuro. Qual è la situazione e perché l’opera di governo non decolla?
“Innanzitutto mi pare evidente che la Dc si sia impegnata nell’ambito della verifica con una riflessione a 360 gradi su quello che è stata la legislatura sino ad oggi e quali sono stati i problemi che hanno rallentato maggioranza e governo. Il Paese non ha più bisogno di sterili discussioni. Per rispondere alla sua domanda ci sono diversi aspetti. Il primo è che il progetto che ha fatto nascere Bene Comune come coalizione si basa sulla collaborazione di due partiti storici alternativi uno con l’altro, dunque c’era la necessità di un periodo medio lungo per realizzare il progetto di rilancio del Paese, attraverso il riposizionamento internazionale, con provvedimenti non sempre popolari. Confermiamo inoltre che il progetto, aveva obiettivi condivisi e va oltre la presente legislatura. Poi, essendo quelle che abbiamo preso e stiamo prendendo, scelte che impegnano in maniera forte il Paese, abbiamo sempre dichiarato che per guardare all’Europa, al rilancio dell’economia, alla salvaguardia del bilancio, doveva esserci possibilmente una condivisione che andasse oltre la maggioranza. Positivo in questo senso è l’atteggiamento di Upr e Partito socialista. E’ chiaro che le coalizioni si fanno su programmi e progetti comuni. Mi pare che siano state fissate delle priorità e progetti concreti da realizzare”.
Fra le priorità immagino vi sia anche il polo della moda, sbaglio?
“Il polo della moda è certamente uno di quei progetti che non vanno sottovalutati per l’impatto anche di immagine, al di fuori del Titano. Quando un gruppo internazionale di primo piano porta milioni di euro a San Marino è la prova a tutti gli effetti che abbiamo messo alle spalle un periodo di opacità. Oggi il Paese si trova nelle condizioni per attrarre investimenti importanti dall’estero”.
Qualche preoccupazione tuttavia c’è. Lei è certo che questo investimento possa portare vantaggi positivi anche per i nostri commercianti?
“Guardi, per fare sì che questo progetto possa essere utile per la nostra economia devono esserci due condizioni di base. Innanzitutto gli imponenti lavori devono essere affidati alle imprese locali che si dovranno possibilmente associare, perché è meglio che lavorino tanti artigiani di singole aziende, piuttosto che gente da fuori. L’altro aspetto è che diventa necessario attraverso l’ufficio del lavoro e il centro di formazione professionale, avviare percorsi per cui le diverse centinaia di persone che saranno assunte possano acquisire, anche fuori il Titano, quelle capacità ed esperienza necessarie per trovarsi pronte. Parliamo naturalmente di manodopera sammarinese”.
Scusi se insisto: ma non crede che il polo della moda possa essere in contrasto col turismo verso il centro storico?
“La nostra priorità è quella di indirizzare gli investimenti infrastrutturali proprio verso il centro storico per creare nuovi centri di attrazione per il turismo. Se il centro della moda è una attrazio- ne capace di portare milioni di persone fino a Dogana, sta ovvia- mente a noi creare le condizioni perché una parte importante di questi flussi possa essere interes- sata ed invogliata a trascorrere del tempo in centro storico”.
Le pare sufficiente questo per il rilancio dell’economia?
“Il nostro sviluppo economico storicamente si è sempre basato su una pluralità di settori quali commercio, turismo, manifatturiero e bancario-finanziario. Una sola iniziativa o un solo settore non possono rispondere a tutte le esigenze di occupazione. Il ridimensionamento del settore bancario-finanziario ha fatto sì che vi siano in graduatoria qualche centinaio di persone diplomate o laureate. Se il polo del lusso dunque risponde alle esigenze occupazionali del manifatturiero e produttivo, è chiaro che dobbiamo ripensare anche agli altri settori, dunque alle start up e al rilancio delle attività di nicchia nel settore bancario-finanziario, come ad esempio le riassicurazioni”.
L’iniziativa della nuova banca cinese va in questa direzione?
“Non posso entrare nel merito della vicenda in quanto sono tenuto alla riservatezza, ma mi permetta una piccola provocazione: svolgo la professione di avvocato-notaio da quasi trent’anni e opero direttamente in lingua inglese come richiesto dagli investitori internazionali. Solo chi fa polemica tanto per farla come Pedini Amati e Lazzari possono porsi il dubbio del perché un investitore di questa misura mi abbia affidato tale mandato internazionale”.
Polemiche a parte, mi può dire qualche cosa di più sull’iniziativa? La gente naturalmente vuole capire.
“Posso solo dirle che opererà in un settore di nicchia, sarà una banca corporate che non si porrà in concorrenza con le banche esistenti. Poi la valutazione del progetto spetterà agli organismi competenti”.
Ma questi investitori stranieri hanno le carte in regola?
“Si tratta di operatori di primo piano che hanno ottenuto tutti i gradimenti all’investimento da parte del loro Paese. E’ evidente che ciò non basta, ci vuole un progetto aziendale utile per San Marino e le verifiche sono tecniche, non certo politiche”.
Quali saranno i tempi per vedere all’opera la banca cinese in Repubblica?
“Non saranno lunghi. Come per qualsiasi investitore, qualora non vi siano le condizioni per fare investimenti a San Marino, guarderanno altrove. Il loro obiettivo è operare in Europa e San Marino non è certo l’unico Paese d’Europa che presenta condizioni favorevoli per l’investimento”.
E’ sicuro che la gente possa comprendere quello che sta facendo il governo e soprattutto lo possa valutare positivamente? Glielo chiedo perché mi pare che la piazza sia inferocita e chiede risposte concrete, non slogan.
“Chi mi ferma per strada dice di andare avanti, di non fermarci di fronte alle critiche sterili. Ci chiedono anche di non dare peso a quelle poche persone che non hanno mai combinato niente nella propria vita”.
Le pare corretto additare in questa maniera chi la pensa diversamente?
“Senta, non va bene l’iniziativa bancaria da fuori. Non va bene il polo della moda. Non va bene indebitare lo Stato per fare infrastrutture. Il Paese non può certo improntare il rilancio dell’economia con chi critica soltanto o con coloro ai quali non va mai bene nulla a prescindere. Questa mi pare la parte più misera dell’opposizione. Spero di averle risposto”.
Toni duri. Le elezioni sono più vicine?
“Io credo che il Paese non abbia bisogno di elezioni, al tempo stesso nessun governo e nessuna coalizione può reggere se non in funzione dei progetti che vuole realizzare e dei risultati che raggiunge. La Dc ha detto chiaramente quali sono i progetti che vuole realizzare e ha impegnato i suoi uomini a tutti i livelli per realizzarli. Se qualcuno in maggioranza la pensa in modo diverso, dovrà giustificare perché ritiene più utili le elezioni anticipate”.
Si riferisce a qualcuno in particolare?
“Faccio un ragionamento generale. Per essere franchi mi rendo conto che molti partiti e movimenti già pensano agli schieramenti della prossima legislatura. E ciò è certamente lecito, purché non condizioni negativamente l’impegno con cui vogliamo realizzare i progetti che insieme abbiamo condiviso”.
Io sarò ancora più franco di lei. Che pensa del nuovo polo di centro guidato dall’intesa Upr-Ap?
“La Dc anche alla festa dell’amicizia, aveva detto che voleva favorire l’opera di aggregazione dell’area di centro, dove sicuramente militano Ap, Ns e Upr. All’ultimo congresso Dc del novembre 2013, ho ammesso che sicuramente le diverse scissioni avvenute durante la prima decade del 2000 dovevano intendersi come la difficoltà nel trovare le condizioni per fare tutti politica nella Dc. E’ inutile ora guardare all’indietro sul perché delle scissioni. Era ed è necessario fare tutti i passi in avanti possibili per trovare le condizioni di riaggregare quella grande forza politica di centro che era la Dc. Noi rimaniamo ancora di quella idea”.
David Oddone, La Tribuna