San Marino. Intervista a Busignani (Usl): “Subito politiche sociali e dei redditi” (di David Oddone)

Il momento è particolarmente duro, Usl è in prima linea nella difesa dei lavoratori e numerosi sono stati gli appelli non solo alla politica affinché vengano finalmente messi in campo aiuti concreti e strategie utili a invertire la rotta di una crisi che sembra purtroppo non avere mai fine. Il Segretario Generale di Usl, Francesca Busignani, a trecentosessanta gradi su politiche sociali e dei redditi, inflazione impazzita, mutui, rinnovo contratti Pa e diritti e doveri dei lavoratori.

Segretario Busignani, parliamo di sistema Paese. Quali sono le principali preoccupazioni che assillano i lavoratori in questo momento?

Confrontandomi quotidianamente con le persone ciò che emerge è un certo scollamento da parte di chi amministra il Paese rispetto alle problematiche reali. Questo non è un j’accuse al Governo o alla Dirigenza x o y ma è una constatazione che le persone fanno ormai da troppo tempo. Urge invertire tale percezione il prima possibile attraverso fatti concreti.

Inoltre si dice sempre che uno dei beni più preziosi sia il tempo e dunque non è accettabile che ad un cittadino, a un residente o a un lavoratore frontaliere ne venga fatto perdere più del necessario per ragioni meramente burocratiche. Parimenti non lo può perdere il lavoratore di quei servizi resi talmente tanto farraginosi che diventa difficile dare informazioni chiare e tempestive all’utenza nonostante l’impegno sempre massimo dell’operatore stesso”.

Rimanendo nella sfera dei diritti, sono stati fatti passi indietro?

“Il concetto di diritto racchiude diversi aspetti e sfaccettature, in maniera general generica non si può dire che vi siano stati passi indietro eclatanti, questo non significa tuttavia che ci sia la piena tutela dei diritti esistenti o che non si debba lavorare per farne acquisire altri, perché ricordiamoci bene che quel che adesso qualcuno dà per scontato è stato frutto di lotte a volte anche molto accese, quindi mai abbassare la guardia perché si potrebbero non solo perdere i diritti acquisiti ma il rischio è non far diventare concreti quelli che ancora non sono stati attuati. È chiaro che il mondo del lavoro si evolve e che quindi determinate dinamiche mutano, come ad esempio la flessibilità oraria o la reperibilità prolungata ma ad ogni dovere in più deve però corrispondere una contropartita economica e normativa a bilanciamento”.

Quindi lei pensa che il contratto della Pa se non chiuso a breve termine e con una percentuale di aumento non inferiore a quella del privato sia una perdita di diritti?

“I lavoratori della Pa hanno già perso il diritto di vedere il contratto rinnovato in tempi congrui, penso che 12 anni siano un lasso di tempo assurdo come penso che sia doveroso da parte di un Governo che deve dare il buon esempio, procedere quanto prima alla sottoscrizione dell’accordo del rinnovo con percentuali in linea con quelle dei contratti privati, unitamente a due o tre punti normativi fondamentali. Chiaramente gli articoli restanti devono essere trattati immediatamente dopo la firma con un tavolo di confronto strutturato e calendarizzato per far sì che si giunga al prossimo rinnovo nei tempi giusti e con la dovuta attenzione alle dinamiche poste in essere. Questo deve essere il modus operandi anche per il contratto del privato”.

Ultimamente si sta parlando spesso di assegni familiari che sono fermi al palo da anni, qualcosa si muove in questo senso?

“Gli assegni familiari non vengono adeguati da troppo tempo, ciò ricade sulla maggior parte dei lavoratori, non dovrebbe essere un Sindacato a chiedere la revisione di queste somme laddove ci fosse la giusta attenzione nei confronti della collettività. Un altro esempio di questa scarsa attenzione è dato dal fatto che una donna senza lavoro che va in maternità non ha nessun aiuto economico da parte dello Stato. Per non parlare del fatto che gli stessi assegni familiari dovrebbero essere dati, non certo a pioggia, anche a chi non trova lavoro. Quindi pur capendo che sono parecchi i problemi da trattare, ritengo improcrastinabile mettere in campo politiche sociali e di reddito che servono a far sentire tutelati i lavoratori, giovani e pensionati di questa Repubblica.

Non mi si venga a dire che per mettere in atto queste dinamiche alcune categorie di lavoratori devono accettare aumenti economici di molto inferiori rispetto ad altri nelle proprie buste paga a livello contrattuale perché questo sarebbe inaccettabile”.

Rimanendo sul tema della politica dei redditi, avete avuto degli incontri con il Governo e se sì quali sono gli sviluppi?

“Sulla politica dei redditi è da tempo che abbiamo chiesto un incontro come Sindacati, all’inizio di giugno c’è stato un primo approccio, sicuramente tardivo e che non ha portato a nulla di concreto. In un Paese dove il potere di acquisto delle famiglie continua a calare perché tutto costa di più, in una Repubblica dove le utenze sono cresciute in maniera esponenziale e ancora non si vedono progetti reali che possano calmierarle; in un momento storico dove l’inflazione è fortemente drogata e dove la BCE nel dichiarato tentativo di contrastarla, sta continuando ad aumentare i tassi, dove le banche aumentano quindi i tassi passivi, come ad esempio quelli sui mutui, ma non tutte fanno la stessa cosa sui tassi a credito dell’utenza; le politiche sociali e dei redditi di tutela devono partire e non subire battute d’arresto.

Le persone hanno bisogno adesso, anzi già da ieri, di aiuti concreti nel loro quotidiano”.

Voi sindacati parlate sempre di diritti. E i doveri?

“Ritengo che i diritti e i doveri siano due facce della stessa medaglia e che quindi come si lotta per acquisire diritti, il compito del Sindacato è anche quello di spiegare quali sono i doveri dei lavoratori. C’è una differenza fondamentale però: il lavoratore nella maggior parte dei casi sa benissimo quali sono i suoi doveri e si spinge anche oltre il dovuto come ad esempio un poliziotto che a fine turno non lascia a metà il suo servizio, un amministrativo che per terminare in tempo una pratica urgente si trattiene oltre l’orario di lavoro, un cuoco che deve portare a termine la comanda, o un medico che anche a fronte del suo giuramento di Ippocrate e in virtù del lato umano nei confronti di persone che non stando bene sono emotivamente provate, non si sognerebbe mai di calcolare la durata di una visita su un tempo prestabilito invece che sulla reale necessità del paziente”.

Parlando di medici, la domanda sorge spontanea: abbiamo assistito a un confronto piuttosto acceso fra le Federazioni Pubblico Impiego dei tre Sindacati. Lei cosa ne pensa?

“Io penso che le Federazioni, che hanno piena autonomia nella gestione delle loro problematiche, possono avere punti di vista discordanti su alcuni argomenti quindi non mi stupisco di un eventuale botta e risposta. Andare però a tirare in ballo altre dinamiche, che nulla c’entrano con l’argomento specifico, insinuando dubbi su una persona, che per anni si è battuta contro le diseguaglianze nella Pa ed è stato uno degli artefici della eliminazione del precariato, mi ha lasciato alquanto perplessa. L’attacco personale è un modus operandi che purtroppo siamo abituati a vedere spesso nella politica. Comunque ognuno ha il suo stile”.

Pensa che quanto accaduto possa riverberarsi negativamente su una ritrovata unità sindacale?

“I Segretari Generali delle altre due Organizzazioni Sindacali sono persone intelligenti che fanno questo mestiere da tanto tempo e quindi sono certa che questa dialettica accesa fra Federazioni non inciderà sull’unità sindacale a livello confederale.

L’unità sindacale, ancorché nelle diversità di ogni sigla, è fondamentale per la reale tutela dei lavoratori ed è anche quello che i lavoratori stessi vogliono e che purtroppo da anni non vedono nella politica”.

David Oddone

(La Serenissima)