La scorsa settimana è stata particolarmente frenetica dal punto di vista politico, fra sciopero e generale e fuoriuscite in maggioranza. Una occasione per uno scambio di idee con Grazia Zafferani (Demos).
Consigliere Zafferani, intanto le chiedo qual è il suo stato d’animo dopo l’uscita dalla maggioranza. Sbaglio nel dire che è stata una decisione sofferta?
“Non direi sofferta ma scelta serena e ponderata, sono convinta in questo modo di aver dato continuità al mandato politico che mi era stato affidato da chi mi ha sempre sostenuta. Sono stati anni difficili e intensi, e di certo prima di muovere certe leve si ripercorre con la memoria il lungo viaggio, si pensa alle persone che ti hanno accompagnato, a quelle che ti sono state vicine e ti hanno rispettata, e a quelle che ti hanno delusa”.
Più difficile uscire da Rete o mettersi all’opposizione?
“Ovviamente è più difficile uscire da un Movimento dove ne sei stata una fondatrice, hai sottoscritto gli ideali e indirizzato i punti valoriali e programmatici.
E comunque sono due avvenimenti distanti nel tempo, con dinamiche diverse che poi diventano convergenti e congruenti politicamente e umanamente parlando .
Ciò che animava quel movimento ahimè, è andato in diaspora di fronte alla grossa crisi portata dagli eventi emergenziali. Ma oramai è storia.
L’opposizione non mi spaventa, la conosco, è stata parte attiva di gran parte del mio percorso politico, è certamente frustrante, ma allo stesso tempo stimolante tanto quanto le piccole conquiste ottenute con il gruppo misto e con l’appoggio di consiglieri in maggioranza su passaggi sensibili di questi quasi tre anni di decreti”.
Come è cambiata Rete in questi anni?
“Se Rete è cambiata saranno i suoi elettori a decretarlo. Questa esperienza di Governo ha cambiato tutti me compresa se poi in meglio o peggio lo capiremo a breve.
È comunque un dato di fatto che i movimenti, non solo a San Marino, hanno deluso le aspettative dei cittadini probabilmente perché non hanno saputo dare una risposta alla crisi della politica. Per capire come e in quale direzione è possibile ripercorrere vicende e scelte politiche, infatti bisogna valutare oltre i valori il modo in cui si cerca di raggiungere gli obiettivi. La vera essenza spesso si mostra solo nelle difficoltà”.
Demos punta a mandare la Dc all’opposizione?
“Demos vuole raccogliere il massimo consenso dai cittadini sammarinesi per misurarsi con le sfide del governo. I nostri obiettivi sono riassunti in nove punti del nostro statuto, le logiche del rancore fanno parte dell’attuale classe politica dalla quale vorremmo prendere le distanze, screditare gli altri per apparire i ‘meno peggio’ è una logica che ha prodotto poco al bene comune del Paese, le nostre energie vorremmo spenderle per legare, unire e accomunare.
Vorremmo più che altro mandare all’opposizione un metodo, cioè quella cultura politica familista, parassitaria e clientelare che sta impoverendo il Paese da oltre 15 anni, che si è ormai talmente radicata nel Dna dei nostri compaesani che a volte, forse, la fa percepire come la norma”.
Sarebbe disposta ad allearsi con Rf nonostante quanto accaduto nella passata legislatura?
“Come Demos crediamo nel cambiamento e nell’evoluzione, anche delle forze politiche. Noi abbiamo più volte ribadito che dialogheremo con tutti coloro che condividono il nostro patrimonio valoriale di riferimento o è disposto ad ascoltarlo e a trovare una sintesi con i nostri valori. Nella loro serata, del 9 novembre, durante il dibattito sono stati proposti spunti interessanti per un nuovo metodo di confronto. Come sottolineato da esponenti di Rf e cioè ‘l’esigenza di un aggregato politico e sociale coeso negli obiettivi e nelle politiche per contrastare le crisi e le emergenze’, che come principio condividiamo. Vedremo e approfondiremo”.
Qual è oggi la forza politica a voi più affine e perché?
“Al momento non possiamo dire di avere maggiori affinità con una forza politica o con un altra, diciamo che abbiamo affinità forti con molte ‘persone’ in tutte le forze politiche.
Ma questa cosa va affrontata non con superficialità, in questo momento storico, di fronte alla fragilità di un mondo in preda a grandi sconvolgimenti e incertezze sarebbe necessario poter ragionare con tutte le persone che abbiano una visione ad ampio spettro, per poter ponderare al meglio su quali sforzi concentrarsi per uscire da queste sabbie mobili, mettendo da parte interessi personali, partitici, egoistici ed egocentrici”.
Non trova un po’ troppo comodo uscire dalla maggioranza prima dello sciopero generale e in una situazione di scelte non semplici in capo al governo?
“Comodo? Se fosse comodo uscire da una maggioranza non saremmo i primi ad averlo fatto in questa legislatura. Le posizioni che hanno portato allo sciopero generale erano già in essere da ben prima di palesare questa decisione, che chi ha seguito i precedenti lavori consiliari e non solo, aveva già intuito. Non è mai una situazione di comodo per nessuno dare un segnale così forte, anzi semmai è più comodo non uscire, ma per senso di responsabilità e chiarezza la scelta era inevitabile. Come ho avuto occasione di dire in comma comunicazioni, il fatto che questo esecutivo traballi e non da ora, è un segreto di Pulcinella, solo lo struzzo con la testa sotto la sabbia non vuole prendere atto”.
A proposito di sciopero. Cosa ha condiviso e cosa no delle richieste sindacali?
“Delle richieste sindacali ho condiviso i richiami alla preoccupazione del prelievo sul fondo pensioni, alla tutela delle fasce deboli, alla scarsa efficacia del Governo in generale, e non ho condiviso il metodo di confronto fra la politica e le forze sindacali. Credo sia giunto il tempo di riformare in termini Democratici ed innovativi i corpi intermedi. Non per niente, nella serata di Demos a Faetano si è discusso anche se in maniera marginale di forum deliberative, di democrazia diretta in ambiti limitati e controllabili”.
Fino a ieri stava in maggioranza. Su cosa pensa che i suoi ex colleghi siano stati poco trasparenti?
“Il richiamo alla mancanza di condivisione è stato un tema di scontro costante dell’azione di governo, e quando non c’è condivisione non c’è neppure trasparenza”.
Quanto durerà ancora questo esecutivo?
“Ci vorrebbe la sfera di cristallo, le fragilità sono tante quanto il superego di qualcuno non certo disposto a mollare la scena, lo sciopero e la lenta emorragia potrebbero far pensare ad una fine imminente, ma credo che fin quando i giochi sommersi non porteranno a nuovi riposizionamento tutte le teste spingeranno per andare avanti il più possibile. Tema però caldo, in questi giorni, in maggioranza è il Des (distretto economico speciale), e segnalo,a mio parere, progetto molto pericoloso. Vedremo se anche in questo caso troveranno un accordo”.
David Oddone
(La Serenissima)