San Marino. Intervista a Zonzini (Rete): “Lavoreremo a uno scenario politico differente” (da La Serenissima)

Intervista al Consigliere di Rete, Giovanni Maria Zonzini, che replica ad Alessandro Rossi (Demos) e traccia il quadro della situazione politica e dello stato di salute dell’esecutivo.

 

Alessandro Rossi (Demos) sostiene che Rete abbia tradito il proprio elettorato. Cosa risponde?

Credo che il peggior tradimento di una forza politica sia autocondannarsi all’opposizione perenne, e dunque all’irrilevanza. L’arrivo al governo necessariamente implica l’esercizio del sale della politica, cioè il compromesso, che è sottoposto ai rapporti di forza risultanti dal voto dei cittadini, in cui qualcosa si ottiene e qualcosa si cede. Anche forze politiche nuove, come Demos, si vedranno costrette a scegliere fra il compromesso e l’impossibilità di affermare, anche solo in parte, le proprie idee nelle realtà. L’amico Alessandro Rossi, che è entrato in Consiglio nel ’98, lo sa benissimo e non crede fino in fondo a quello che dice: il suo messaggio è finalizzato semplicemente ad attrarre una componente del voto di protesta, in particolare quello ostile alla vaccinazione anti-covid, inevitabilmente perduto da Rete fra il 2017 e il 2021, per lanciare il suo nuovo soggetto. A lui i migliori auguri di ogni successo.

Ritengo che Rete abbia avviato dal 2018 ad oggi un importante percorso di maturazione, che sta portando a termine la trasformazione di un movimento di opposizione talvolta populista in una forza di riferimento per un’area progressista moderna, che sa stare al governo senza perdere sé stessa. Le campagne stampa prezzolate e gli attacchi portati avanti contro Rete dai settori più opachi dell’affarismo sammarinese credo siano il migliore attestato di questo percorso: in molti ci preferivano a fare sit-in bizzarri anziché a contrastare i loro privilegi e soprusi dalla stanza dei bottoni. Rete ha superato l’infantilismo politico, altroché tradimento.

Sotto il profilo strettamente politico, ritengo che Rete in questi quasi tre anni abbia svolto un ruolo fondamentale nella tutela dell’interesse dello Stato, del perseguimento dei responsabili dei dissesti bancari, della difesa dei cittadini a reddito medio-basso e dei lavoratori precari, dell’affermazione dei diritti delle donne”.

 

Faccio anche a lei la stessa domanda che ho fatto a Rossi: è soddisfatto del lavoro dei due Segretari espressione del suo Movimento, ovvero Tonnini e Ciavatta?

“Tonnini sta portando avanti una riforma della Pubblica Amministrazione per renderla più efficiente e capace di rispondere alle reali esigenze della cittadinanza. Ricordo in particolare il recente accordo, poi tramutato in legge, che ha creato meccanismi di concorsi e stabilizzazioni automatici a fronte di parametri oggettivi, eliminando in prospettiva il precariato sine die in PA, impedendo che la stabilità dei lavoratori dipenda dalla concessione clientelare del segretario di turno. A ciò si assommano gli interventi per assicurare una rendicontabilità reale dell’operato dei dirigenti e una loro valutazione oggettiva.

Ciavatta si è trovato, suo malgrado, a gestire la peggiore crisi sanitaria dall’epidemia di Spagnola del 1920 che abbia interessato la nostra area geografica. Questa situazione drammatica e inaspettata ha messo in luce tutte le criticità strutturali della nostra sanità pubblica, ammorbata da veti incrociati, gruppi di potere in lotta, guerre e ‘sabotaggi’ intestini. Ha avviato un percorso di riforma interna molto complessa di cui sono fiducioso si vedranno gli esiti nel prossimo futuro”.

 

La frattura con Demos è sanabile?

“Non esiste nessuna frattura fra Rete e Demos: quando mai c’è stata una saldatura? In merito a quanto dichiarato da Alessandro Rossi, esponente del novello partito, circa la sua asserita cacciata da Rete, vorrei chiarire un fatto: l’amico e compagno Alessandro non è mai entrato in Rete, dunque non è mai stato espulso. Come dicevo, dunque, nessuna frattura, poiché non vi è mai stata una ‘saldatura’, ferma restando la nostra disponibilità a incontrarci e a dialogare con tutti gli interlocutori, e Demos – se lo vorrà – potrà senz’altro essere uno di questi: visto che parlano spesso di noi, possono anche parlare con noi”.

 

E lei la rifarebbe l’alleanza con la Dc? Quale giudizio dà dell’alleato dopo questi anni passati assieme?

“La posizione personale, che espressi all’indomani delle elezioni, era quella di rimanere all’opposizione per portare a termine la maturazione necessaria in maniera meno traumatica. Detto ciò, mi consenta una battuta: la Dc ha molti difetti, il più grande di questi è che è il primo partito, e ciò la rende necessariamente centrale in quasi qualunque schema di governo. Vox populi, vox dei. In quello scenario, l’unico governo senza Dc sarebbe stata un’ammucchiata che difficilmente sarebbe riuscita a governare: Adesso.SM docet. Nel medio periodo si può e si deve lavorare per uno scenario politico differente che possa garantire un’alternanza democratica. Prima però serve un’alternativa credibile e radicata nella società, non improbabili alchimie di vertice o vuote sommatorie elettorali. Non è cosa che si fa in un giorno”.

 

Guardando all’opposizione, è possibile costruire un percorso con Libera? E con Repubblica Futura?

Con Libera abbiamo molti punti programmatici in comune, ma attualmente sembrano più impegnati a fare una guerra senza quartiere a Rete mediante una demagogia spicciola, nella speranza di accreditarsi con i democristiani, raccogliere qualche voto di protesta e far dimenticare la loro disastrosa esperienza di governo. Quando e se decideranno di intraprendere la strada di un campo progressista largo, sarà senz’altro possibile avviare un dialogo più strutturato: non abbiamo preclusioni di principio.

Repubblica Futura è senz’altro un interlocutore a cui riconosco una legittimità e una rispettabilità politica, ma è una forza essenzialmente conservatrice e neoliberista. Molto distante da noi. Il loro permanere arroccati come gli ultimi giapponesi nella difesa di alcune posizioni ‘tribunal-bancarie’ ormai indifendibili, poi, risulta patetico. Un dialogo è possibile, su certe questioni financo auspicabile e necessario, ma oggi è complesso immaginare una collaborazione strategica”.

 

Come giudica la reunion socialista? Si vocifera di “vecchi” pronti a tornare in pista. È una strada percorribile secondo lei?

“Non posso dare un giudizio compiuto su questa operazione politica in quanto è ancora in fase relativamente embrionale.

Se i ‘vecchi’ socialisti pronti a tornare in pista fossero Pietro Franciosi o Gino Giacomini, sarebbe un’ottima notizia, ma così non è. Quanto ai ‘vecchi’ cui allude, ben più recenti e poco socialisti, credo non possano esprimere nulla, al di fuori della gestione scientifica di una sempre più esile schiera di ‘fedeli elettori’ e di un sordido tatticismo finalizzato al mantenimento del potere, senza parlare poi delle questioni giudiziarie. Gli anni ’90 sono finiti e qualcuno deve farsene una ragione.

I socialisti ‘di nuova generazione’ sono ridotti nei numeri rispetto a qualche anno fa, ma sono in grado di esprimere alcuni uomini di buona qualità: se si faranno ammaliare dalle sirene dei ‘vecchi’, la loro non sarà altro che una (ennesima) ‘frankestein-reunion’ che già puzza di morto. Sono persuaso, tuttavia, che sappiano quanto sarebbe sciocco pensare di ricostruire un’area con gli uomini e le logiche che l’hanno distrutta nel recente passato, dilapidando un patrimonio politico secolare. Se sbagliare è umano, perseverare è umanissimo, ma oltremodo stupido.

Se, invece, sceglieranno la strada di una rifondazione che parta dagli ideali del Socialismo e da una proposta politica credibile, ignorando i richiami di qualche ‘cadavere’ che si ostina a deambulare contro l’evidenza della storia, siamo e saremo apertissimi ad impostare un ragionamento di collaborazione, anche strutturale, per ridare linfa vitale e un futuro alla sinistra sammarinese. Noi ci siamo”.

 

Nonostante le sciopero generale crede che il governo riuscirà a portare a casa le riforme?

“Sì”.

 

Secondo lei chi sarà a staccare la spina a questa legislatura e perché?

“Se fossi un veggente, venderei i numeri del lotto. E a lei regalerei quelli di domani, perché è cosa rara in questo Paese rispondere ad un’intervista sfacciata e non banale, e – come insegna Arendt – è la banalità che genera i mostri peggiori, non solo il sonno della ragione!”.

 

David Oddone

(La Serenissima)