San Marino. INTERVISTA AL CONSIGLIERE LUCA LAZZARI: ”ECCO PERCHE’ NON HO FIRMATO LA MOZIONE DI SFIDUCIA AD ARZILLI”

luca-lazzari-685x1024Abbiamo contattato il Consigliere indipendente Luca Lazzari al quale abbiamo rivolto tre domande di attualità; una sulla mancata firma della mozione di sfiducia verso il Segretario Marco Arzilli, la seconda riguarda la mancata remissione nelle mani della Reggenza del suo mandato e la terza il fatto che su nota di Arzilli il Congresso ha negato dei nulla osta a gioiellerie cioè a coloro che possono fare concorrenza alla gioielleria di famiglia.

La domanda che si sono fatti tutti è come mai Lei Consigliere Lazzari non ha firmato la mozione di sfiducia contro Arzilli?
Perché la mozione riproporrà un dibattito che il Consiglio ha già affrontato e che si è concluso con la vittoria schiacciante di Arzilli. E non perché Arzilli sia un super-segretario. Al di là della vicenda che lo ha riguardato in quanto azionista della gioielleria di famiglia, la sua incapacità a “fare sviluppo” è sotto gli occhi di tutti. All’attivo non conta nemmeno un risultato positivo, nonostante gli otto anni da segretario all’industria. La maggioranza però è troppo debole per cambiare gli assetti di governo; mentre l’opposizione si è pressoché estinta. Arzilli è stato abile, ha sfruttato l’occasione per rinnovare il proprio mandato. Ecco perché ha insistito tanto affinché la vicenda fosse posta all’attenzione del Consiglio: perché sapeva che questo passaggio – per assurdo – avrebbe finito col rafforzarlo sul piano politico-istituzionale. Ed ecco perché molte forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, hanno storto il naso a questa sua iniziativa. Chiedere le dimissioni di Arzilli era (ed è) un atto dovuto. Gli atti dovuti però non sempre sono atti politici. Vi chiederete qual è la differenza fra l’ordine del giorno e la mozione? Sul piano esecutivo nessuna. La censura, nel linguaggio politico, equivale alla sfiducia. Se l’ordine del giorno fosse stato approvato, un minuto dopo Arzilli avrebbe dovuto dimettersi. Inoltre la mozione è a votazione nominale per appello: c’è da aspettarsi un risultato ancora più magro. La mozione offrirà l’occasione di parlare ancora della vicenda, questo è vero. Anche se – a mio parere – quello che c’era di dire è già stato detto. E per chi – come Arzilli – ha un’inclinazione a fare la vittima, essere bersagliato dai media (quei pochi che lo bersaglio, perché i più lo difendono) potrebbe anche essere un vantaggio.

Per lei ha fatto bene il Segretario Marco Arzilli a non rimettere il suo mandato nelle mani della Reggenza?
Arzilli è uno degli uomini di governo che ricorre con più frequenza alla “retorica della trasparenza”. Parlo non a caso di retorica in quanto la trasparenza è un processo obbligato: gli organismi internazionali dettano, i tecnici scrivono, la politica vota (molte volte senza nemmeno sapere cosa vota). Tutti si chiedono: e il resto della transizione, quella che dovrebbe aprire le porte al futuro, che cosa aspetta il governo ad avviarla? San Marino di sola trasparenza finirà di certo col morire.In ogni caso, il ruolo che Arzilli ha scelto di darsi è quello dell’uomo della trasparenza. Il merito che egli riconosce a sé stesso è di aver combattuto contro chi la trasparenza non la voleva. Quanto è accaduto renda non più credibile la sua narrazione. Io non escludo – come sostiene Arzilli – che qualcuno abbia voluto fargli lo sgambetto. Quelle cose però il suo babbo le ha dette. Il video che tutti abbiamo visto pone quantomeno il dubbio di una gestione aziendale, per così dire, avventata. Nel caso di un uomo di governo che decide della vita e della morte delle attività economiche, il presupposto morale è un tutt’uno con l’esercizio del potere. Dopo quanto accaduto, con quale faccia Arzilli potrà dire alla gente che cosa fare e che cosa non fare? E in quanti saranno ancora disposti a sottostare ai suoi atti?

Stanno venendo fuori (pubblicate su Giornalesm.com) dei nulla osta non dati a delle gioiellerie da parte del Congresso di Stato “vista la nota del Segretario Arzilli”. Che cosa ne pensa?
Questi dinieghi toccano due questioni importantissime. La prima è quella del potere concessorio. Lo stesso Arzilli annuncia da anni la fine di questo residuo di potere feudale. All’atto pratico, però, anziché ridurlo, lo ha sempre più esteso. L’altra è quella del conflitto di interessi. Ci sono medici che entrano in aula col camice, avvocati che entrano con la toga, commercialisti con la borsa portadocumenti, imprenditori coi bilanci dell’azienda, eccetera. A queste due questioni bisognerebbe trovare una soluzione una volta per tutte. Peccato che la maggioranza di quelli che siedono in Consiglio non abbiano alcun interesse a farlo.

Marco Severini – Direttore del Giornalesm.com