Chiudiamo il nostro giro di interviste in attesa dello Sciopero generale con la voce del Presidente Anis, Neni Rossini.
Presidente Rossini, condivide le motivazioni che hanno portato i Sindacati a proclamare lo Sciopero Generale? Qual è il rapporto coi Sindacati? È giusto chiedere il rinnovo dei contratti in un momento tanto difficile per le aziende?
“Le motivazioni che hanno portato i sindacati a convocare lo sciopero generale riguardano invero alcune delle tematiche che stiamo affrontando tutti assieme nei tavoli istituzionali, ma che ci vedono spesso su posizioni differenti sui singoli interventi, e quelle legate alle difficoltà di rinnovare alcuni contratti di lavoro scaduti da diverso tempo. Quello che ci accomuna, o che ci dovrebbe accomunare come abbiamo sempre auspicato, è l’obiettivo finale: lo sviluppo del Paese e del benessere collettivo. Per raggiungere questo risultato e dargli la sostenibilità di cui oggi tutti parlano, sapevamo da tempo che tutti saremmo stati chiamati a dare qualcosa senza chiuderci nella difesa dei singoli interessi, nel momento in cui si sarebbero dovuti affrontare cambiamenti e riforme anche impopolari. La convocazione di uno Sciopero generale, in tal senso, ne è una dimostrazione.
Per quanto ci riguarda invece, i nostri continui richiami alla politica, e al Governo in particolare, sono rivolti a far sì che i provvedimenti intrapresi avvicinino sempre di più San Marino a quegli obiettivi, con maggior lungimiranza. A maggior ragione in una fase di incertezza come quella che si sta delineando, con il protrarsi del conflitto e il rischio del permanere di una inflazione eccezionale. La posizione di Anis, del resto, è sempre stata dettata da tale visione. Lo stesso vale per i rinnovi contrattuali, che nel settore che vanta il maggior numero di addetti, ovvero l’Industria, abbiamo sempre garantito nella consapevolezza che le nostre imprese sono fatte dalle persone che ci lavorano. Dispiace un po’, quindi, dover rilevare che questo sciopero – per quanto legittimo – penalizzerà anche tale comparto economico che ha davvero poco a che fare con le motivazioni scatenanti espresse”.
Quanto e come incide il caro bollette per le aziende? Il governo sta facendo abbastanza?
“Come Associazione stiamo monitorando da tempo l’impatto dei costi energetici, così come quello dei costi e delle difficoltà di approvvigionamento di materie prime: emergenze conseguenti prima alla rinnovata e accelerata domanda post pandemia, poi alla guerra in Ucraina, e in generale alla bolla speculativa che stiamo vivendo e che di fatto ha moltiplicato gli effetti di tali incrementi. Ovviamente l’impatto è diverso tra i vari settori e da azienda ad azienda, a seconda di quale sia il fabbisogno di energia o gas per il proprio ciclo produttivo, e soprattutto in funzione della diversa capacità o possibilità di ribaltare almeno in parte gli aumenti di costo sui clienti. Questo nello scenario attuale globale, che è già molto incerto per tutti i Paesi. Per quanto riguarda San Marino, l’eventuale aumento delle tariffe nella misura che si è ipotizzata in queste settimane, aggiungerebbe ulteriori e seri problemi alle imprese – che si trovano a gestire produzioni quotate con tariffe energetiche decisamente inferiori e senza avere avuto alcuna possibilità di coprire il rischio di aumenti (cosa che fuori da San Marino e fuori dal regime di monopolio è possibile fare) – e si andrebbe incontro a rischi enormi per tutto il sistema, non solo per i singoli operatori. La manifattura, lo dicono i numeri, è il settore che più di altri ha mantenuto alti i livelli occupazionali, trasformando gli investimenti effettuati nel tempo in crescita aziendale e in ulteriori assunzioni. Mettere in difficoltà questo comparto, oggi, significherebbe mettere in difficoltà molta parte del nostro tessuto economico.
Lo abbiamo ribadito ancora in questi giorni al Governo, a cui non abbiamo solo chiesto di gestire tali interventi con più prudenza e oculatezza possibile – compiendo ogni possibile sforzo per salvaguardare anche il tessuto economico e manifatturiero come stanno facendo tutti gli altri Stati a livello europeo e non solo – ma anche di avviare finalmente un vero piano sull’energia, per portarci fuori dall’attuale totale dipendenza dall’esterno e dotare San Marino di quella produzione energetica interna che già oggi ci avrebbe messo al riparo da questa tempesta.
In parallelo, si dovrà aprire una seria riflessione sull’attuale sistema di erogazione di tali energetici. Il regime di monopolio rappresenta infatti un limite importante e non solo oggi: fino al 2021 le aziende hanno infatti sempre sostenuto un costo più alto, in particolare per il gas, e senza alcuna alternativa, come invece hanno avuto e possono sfruttare oggi i loro competitor in Italia e in Europa. Per dare stabilità all’AASS occorre svolgere un ragionamento più ampio che comprenda anche tutti gli altri servizi da essa erogati”.
Le banche stanno supportando le aziende? L’accesso al credito è garantito?
“La messa in sicurezza e il rilancio del sistema bancario sammarinese era ed è una delle assolute priorità evidenziata da Anis – e riconosciuta da tutti – nella proposta di piano strategico presentata a questo e ai precedenti Governi. È indiscutibile, infatti, che le banche siano fondamentali per lo sviluppo economico, per il sostegno che possono dare agli investimenti delle imprese così come alle famiglie. Ecco, dopo alcuni anni molto difficili in cui la capacità di erogare prestiti era mediamente limitata, il sistema bancario sta facendo sempre meglio. Siamo fiduciosi che la messa a terra degli ultimi provvedimenti riguardanti l’annosa questione dei Non Performing Loans, che dovrebbe essere ormai imminente, consentirà di gestire in maniera più proficua alcune situazioni che appesantiscono questa importante parte del sistema economico e le darà nuovo slancio. Ma per poter svolgere appieno il ruolo di ‘sostegno allo sviluppo’ è necessario anche che nel Paese vi siano condizioni di competitività almeno pari a quelle presenti fuori dal confine sammarinese – esattamente ciò di cui hanno bisogno tutte le imprese – e dunque banalmente la differenza del costo del denaro (più alto a San Marino) penalizza le stesse banche, a prescindere dalla loro capacità di essere sempre più solide ed efficienti. In questa direzione, rimane ancora aperto, da troppo tempo, il tema del memorandum d’intesa con Banca d’Italia”.
La riforma pensioni rappresenta una priorità? Fra le riforme qual è quella ormai improcrastinabile?
“Il sistema previdenziale è un’altra urgenza del nostro sistema, perché impatta già in maniera importante sul Bilancio dello Stato e, visto il grave disavanzo che continua a registrare, se non riformato creerà un problema enorme tra pochi anni. Se ne discute da tanto tempo e oggi, con notevole ritardo, si sta iniziando ad affrontare questo lungo percorso. L’intervento, per come è formulato, rappresenta infatti più un passo in avanti nella giusta direzione che una soluzione finale. Ma è pur sempre un passo in avanti verso la sostenibilità, così come risultano sostenibili gli sforzi richiesti a lavoratori e imprese. Un primo timido passo in avanti c’è stato anche sul trattamento dei dirigenti, anche se non è stato superato del tutto il famigerato tetto pensionistico, che di fatto riduce l’attrattività di quelle figure manageriali di cui il nostro sistema ha assolutamente bisogno. Restano poi diversi punti da sciogliere, soprattutto riguardo alla gestione finanziaria dei fondi e la redditività di Fondiss, su cui ancora non abbiamo potuto confrontarci sulle linee di riforma nonostante fosse anch’essa prevista entro l’anno.
Sullo stesso tema della competitività c’è poi l’altra grande riforma che attendiamo da tempo, ovvero l’introduzione dell’Iva: oltre a garantire un gettito maggiore e più equo per lo Stato, sarebbe uno strumento eccezionale per agevolare l’interscambio sui mercati internazionali, dove tutti lo utilizzano”.
Nonostante tutto però, secondo i vari bollettini di statistica aumentano le licenze e anche le imprese. Perché?
“Il dato più significativo a nostro avviso è soprattutto quello che riguarda l’incremento occupazionale, e un tasso di disoccupazione che non è mai stato così basso da molti anni a questa parte. Perché al di là delle singole licenze – il cui aumento è comunque un segno molto positivo di una certa dinamicità del sistema – il dato occupazionale è ciò che misura meglio il grado di salute delle imprese.
In parte le tante assunzioni sono conseguenza della capacità di reazione dimostrata dalle imprese nel periodo pandemico – supportate dalla lungimirante scelta di un lockdown più soft di altri Paesi – che ha permesso di essere ancor più pronti di altri a soddisfare le prime richieste dei clienti nel momento in cui tutto il mondo ha riaperto aziende e mercati. Dopo una fase ancora un po’ timorosa e incerta, tutto è infatti ripartito ai massimi giri e sono iniziate ad arrivare molte commesse. Più di quante ne potessimo soddisfare: ci servivano investimenti e ci serviva più personale. Per i primi potevamo fare da soli, ma per le assunzioni no, stante le regole del mercato del lavoro sammarinese. Per questo abbiamo nuovamente chiesto, in un momento già tanto delicato, di eliminare quello che rappresentava di fatto un vincolo alla crescita e alla produttività delle imprese e, dopo un confronto intenso tra le parti sociali e con le istituzioni, si è giunti alla liberalizzazione delle assunzioni. Un fatto che nel resto del mondo è normale, ma che per noi ha rappresentato una notevole e significativa evoluzione culturale di cui abbiamo dato atto al Segretario al Lavoro Teodoro Lonfernini. Ciò si è tradotto in nuova occupazione, soprattutto nelle aziende industriali. Nel frattempo sono state create diverse nuove imprese, alcune anche di eccellenza, e con esse ulteriori investimenti e personale occupato. In pratica, più sviluppo. Questa è la strada da seguire e perseguire”.
L’Europa può essere un’ancora di salvezza per il Titano? Di che colore vede il futuro del nostro Paese?
“Anis rappresenta imprese industriali in diversi settori, le quali hanno nei mercati esteri il loro canale privilegiato sia di approvvigionamento che di vendita finale. Vediamo e viviamo ogni giorno, perciò, le complessità e le difficoltà di operare sul mercato unico europeo con l’etichetta di ‘Paese terzo’, ma anche le potenzialità e le opportunità che hanno i nostri competitor. Di fatto siamo assoggettati a tutti gli obblighi e responsabilità previsti dalla Unione Europea, al pari di chi ne è parte, senza partecipare di alcun beneficio del farne parte. Per questo motivo sosteniamo convintamente una maggiore integrazione con l’Ue, perché vogliamo competere ad armi pari con tutti gli altri. Questo consenso, però, non è un assegno in bianco: quella che San Marino sta portando avanti è una trattativa, non va mai dimenticato, per cui è indispensabile condurla con consapevolezza e con l’obiettivo di commisurare costi e benefici – per Stato, imprese e cittadini – nel migliore dei modi. Visto che si tratta di una scelta che per “procedura” va condivisa, essendo assoggettata al voto popolare in un referendum, e visto che la Commissione ha già anticipato che l’iter si dovrà concludere entro il 2023, sarebbe auspicabile una maggiore trasparenza e un più ampio coinvolgimento della popolazione fin da subito”.
Di che colore vedere il futuro del nostro Paese?
“Cito la scelta dell’Europa non a caso: il futuro di San Marino è anche in funzione di questo Accordo. Le imprese hanno la necessità di operare sui mercati internazionali e in primis su quello unico europeo, ma lo devono fare con sempre meno vincoli e oneri, altrimenti non saranno competitive. Se sarà così, sono certa che dimostreranno ancora una volta tutta la loro capacità e qualità, riportando in Repubblica investimenti, occupazione e benessere. Allo stesso modo, se saremo capaci come sistema di aumentare la nostra competitività, che comprende anche il welfare state e i servizi, riusciremo ad attrarre anche nuovi investitori. Gli imprenditori sono ottimisti per natura, lo sono anch’io: San Marino uscirà da queste difficoltà, ma tutto dipende dalle scelte che faremo, soprattutto dalla chiarezza di visione e dal coraggio con cui le faremo”.
David Oddone
(La Serenissima)