Intervista al Segretario alla cultura, Andrea Belluzzi. Una delega, la sua, sempre più centrale ed importante nel mondo post Covid.
Segretario, come ha inciso la pandemia nella sua delega?
“E’ stata, purtroppo, sino alla fine dell’anno scolastico 2021-22 totalmente coinvolgente. La Segreteria di Stato e tutto il Dipartimento Istruzione, sono stati coinvolti in una quotidiana gestione di emergenze in costante dialogo con altre Segreterie di Stato insieme alle quali, facendo squadra, siamo riusciti a garantire, spero con soddisfazione di tutti i cittadini, un bel risultato. Credo che anche il successo di iscrizioni della nostra Scuola Secondaria Superiore è in buona parte dovuto allo sforzo che si è profuso per garantire il più possibile la scuola in presenza. Per il dipartimento cultura, invece, il lockdown è stato utile per fare partire un periodo di studi e ricerche che ha poi dato in suoi frutti con varie produzioni dei nostri Istituti Culturali che abbiamo potuto apprezzare a Palazzo Pubblico, in Pinacoteca San Francesco e nel Museo di Stato”.
Come è cambiata la scuola in questi anni?
“La scuola, gli studenti ed anche i professori, ha dovuto fare i conti con elementi che ne hanno minato seriamente le sue fondamenta. La didattica a distanza che ha impedito una totale interruzione delle lezioni, è innegabilmente un elemento controverso. Da una parte è entrata prepotentemente nelle abitudini di tutti; ormai è cosa comune fare le cosiddette ‘call’, riunioni ad ogni livello che hanno anche avvantaggiato la facilità di relazione, entro certi limiti. Ma, appunto, con dei limiti, quelli che la scuola non può assolutamente accettare. Due fra tutti, il rapporto in presenza, la fisicità della relazione sia tra studenti, che tra studenti e docenti, sono un valore costituente il concetto di scuola nella sua più piena identità. Il secondo, delicatissimo tema, è quello dell’uguaglianza. La Dad impedisce quella garanzia di uguaglianza che in presenza si offre a tutti. Non tutti hanno fatto lezione utilizzando i medesimi device, chi ha usato pc potenti e chi ha dovuto usare dei telefonini, chi aveva la banda larga e chi aveva la banda telefonica. Gli strumenti digitali fanno parte e faranno sempre più parte del futuro di tutti, occorre che la scuola li consideri nei propri percorsi, forte dell’esperienza di questo periodo”.
Lockdown, mascherine, didattica a distanza… col senno di poi riprenderebbe le stesse decisioni?
“Col senno di poi è facile dire cosa si sarebbe potuto fare. In quei frangenti abbiamo affrontato un’emergenza enorme, penso solo che il contributo di tutti è stato determinante per un risultato complessivo. Sicuramente sono convinto di aver ben fatto nell’insistere chiedendo anche credito ai colleghi che insieme a me si sono spesi nel tenere il più possibile le lezioni in presenza”.
Si investe abbastanza in scuola e cultura?
“Nella scuola penso di sì, la quantità che dedica il nostro bilancio alla scuola è importante. Per il futuro occorrerà, al fine di garantire quella parte di stato sociale che ci caratterizza e ci rende una comunità forte, che si adottino però scelte di riorganizzazione molto importanti. Il modello adottato sino ad oggi sta andando in crisi e in prospettiva non lo vedo più sostenibile. La scuola del futuro potrà ancora essere gratuita e di grande qualità solo a condizione di una sua riorganizzazione che garantisca di poter continuare a puntare su un elemento qualitativo quale un ottimo rapporto studenti docenti. In poche parole riorganizzare sì, ma non rinunciando ai docenti come in altri progetti si tentò di fare.
Invece nella cultura si investe e si è investito negli anni troppo poco, una vera e propria miseria, soprattutto se si pensa alla leva che hanno le risorse investite in cultura in un Paese con vocazione turistica. I fondi per sostenere eventi culturali e progettarne non sono mai abbastanza, è vero, ma quelli a disposizione sono davvero pochi. Le idee non mancherebbero. San Marino può offrire progetti di qualità che intercettino nuovi visitatori, gli Istituti Culturali ne sono all’altezza. So di poter contare sulla condivisione di questi valori sia tra tutti i colleghi, che nella maggioranza.
Dopo aver inaugurato il Museo del Francobollo e della Moneta, dopo i lavori sulla Seconda Torre ed il suo Museo delle Armi Antiche, ora stiamo lavorando sul progetto di un nuovo grande contenitore museale che sia la naturale espansione del Museo di Stato, capace di proseguire la politica delle Grandi Mostre che Abbiamo iniziato con Banksy e che proseguiremo per i prossimi due anni, che possa ospitare altri grandi progetti oltre che valorizzare le nostre collezioni, con una rinnovata capacità didattica, un’adeguata capacità di avere tutti i servizi che caratterizzano un museo contemporaneo e che mancano a tutte le attuali infrastrutture museali sammarinesi”.
Come sta andando le “reunion” socialista?
“Punto primo, la sfida è sui contenuti e non sulle persone. Per cui, dando per scontato un fisiologico turnover generazionale, senza doverci tornare sopra tutte le volte, la ‘reunion’, come l’ha ribattezzata lei, è un cantiere aperto che inizia all’interno del progetto nato alle ultime elezioni, di cui il mio Partito è stato un progenitore, e che si chiama Npr. C’è una generazione politica, presente e futura, che deve assumersi le responsabilità politiche per contribuire a guidare e -sotto certi aspetti- a cambiare il Paese. E’ questa la missione di un progetto che ha l’ambizione di far incontrare le anime che si rifanno al pensiero riformista sammarinese. Confrontiamoci sulle politiche energetiche per esempio, e non solo sulla gestione delle emergenze energetiche. Parliamo al mondo dei lavoratori guardando a come progrediscono i Paesi più sviluppati; qualcuno anche nel mio partito ha iniziato a proporre l’idea di settimana corta: se in tanti Paesi europei funziona – e bene -, trovando la soddisfazione di lavoratori e datori di lavoro, perché non iniziare a parlarne anche da noi? Ragioniamo di diritti sociali, che non devono limitarsi alla tutela della donna, ma anche -per esempio- a come tutelare le nuove forme di povertà, rappresentate ad esempio dagli uomini separati, purtroppo emarginati anche dal dibattito politico. A breve terminerà il negoziato di Associazione all’Ue, ed è anche questo un altro argomento che deve guidare questo progetto politico, assieme ovviamente a tutto il discorso incentrato sulla politica estera e sul ruolo che il nostro Paese dovrà giocarsi nel mondo. Sono questi solo una manciata di argomenti che dovranno rendere forte un progetto così ambizioso. In questa fase certamente ritengo sia utile una semplificazione del quadro politico e, premesso che non ci sarebbe niente di socialista in una aggregazione di persone, non credo siano da disperdere risorse che, forti di esperienze pregresse, vogliono dare il loro contributo. Ovviamente, come si verifica in tutti i partiti, dalla Dc a Rete passando per Libera ecc., capaci di stare al proprio posto”.
Dà un giudizio degli alleati? E’ possibile ritrovarsi nuovamente assieme con Dc, Rete e Motus?
“Siamo stati e siamo il miglior progetto possibile. Non è stato facile gestire emergenze epocali come quelle che si sono manifestate; non è facile, dopo due anni e mezzo travagliatissimi, iniziare ora un percorso di riforme essenziali, eppure ce la stiamo facendo. Riguardo agli alleati, partendo dalla Dc, ritengo che abbia saputo gestire un forte cambiamento generazionale e sia stata ripagata da un successo elettorale, forse inaspettato, alle scorse elezioni. Dc che, con i suoi pregi e i suoi difetti, deve sicuramente essere presa ad esempio per come riesca sempre a gestire le complessità di un grande partito. Su Motus ho poco da dire, essendo praticamente al debutto sullo scenario politico sammarinese e che ha ancora tanto da dimostrare. Su Rete invece, credo si debba constatare che la loro metamorfosi si sia praticamente conclamata, metamorfosi che ha portato il Movimento per antonomasia, ad assumere i connotati di un partito di centro-sinistra, molto simile nei temi e nello spirito al mio partito di provenienza. Detto questo, mancano due anni alla fine della legislatura e con tutte le complessità del caso, è un quadro che regge, che ha portato risultati importanti e che altri auspichiamo porterà nei due anni che avremo davanti. Per cui, per rispondere alla tua domanda, se ci sono i risultati, perché cambiare?”.
Contento del nuovo governo italiano? Cambieranno ora i rapporti col Titano?
“Questa maggioranza ha sempre tenuto buone relazioni rispettose dei ruoli istituzionali. Questo ha pagato e penso che pagherà anche nella legislatura che la Repubblica Italiana ha appena iniziato. Per questo motivo sono sicuro che i rapporti continueranno ad essere buoni e ad intensificarsi ancora”.
Torniamo a casa nostra. Qual è lo stato di salute del governo? Siamo giunti al capolinea della legislatura?
“Come dicevo prima, al netto di normali difficoltà che si possono incontrare per strada in ogni legislatura, vista l’eccezionalità delle questioni che ogni anno dobbiamo affrontare, vedasi per ultima la questione energia, direi che stiamo lavorando sodo, ci aspetta una finanziaria importante, che indicherà, ne sono sicuro, molte traiettorie di sviluppo su cui concentrarci. Altro che capolinea… non abbiamo il Pnrr alle spalle per sostenere il nostro Paese, siamo ancora fuori dall’Ue e qualcuno – non il Governo – ancora gioca, sulle spalle dei cittadini, con il tema costi/benefici… qui c’è da rimboccarsi le maniche!”.
David Oddone
(La Serenissima)