Nell’ambito del procedimento penale denominato Mps pendente presso il Tribunale di Siena dopo oltre 3 anni di indagine le difese (di Gian Luca Baldassarri – capo dell’area finanza della banca- difeso dal Prof. Filippo Dinacci e dall’Avv. Stefano Cipriani e di Alessandro Toccafondi – vice dell’area finanza- difeso dall’Avv. Filippo Cocco e dal Prof. Alessandro Diddi) erano riuscite, nell’ottobre scorso, a scardinare parte dell’impianto accusatorio ed a ottenere la restituzione di circa 23 milioni di Euro in favore dei propri assistiti. Proprio in seguito a ciò i primi giorni di gennaio su richiesta dei pubblici ministeri Natalini e Nastasi di Siena il presidente del Tribunale penale aveva disposto la misura di prevenzione del sequestro di tutte le somme oggetto di restituzione, sulla base che Baldassarri e Toccafondi fossero soggetti fiscalmente pericolosi. Immediata l’impugnazione del provvedimento da parte dei difensori che si è tradotta in una lunga udienza il 16 gennaio scorso in cui non sono mancati i toni duri nelle rispettive arringhe delle parti. Ieri è arrivato il provvedimento decisorio con il quale il Tribunale collegiale di Siena ha accolto le tesi difensive e restituito l’imponente somma nella disponibilità dei due indagati. A San Marino pende il procedimento penale a carico di Alessandro Toccafondi, sempre difeso come a Siena dall’Avv. Filippo Cocco e dal Prof. Alessandro Diddi, che proprio nelle scorse settimane si sono visti rigettare l’istanza di dissequestro (per circa un milione di euro depositati presso una banca di San Marino) da parte del Commissario della Legge Simon Luca Morsiani.
Sentito sul punto l’Avv. Filippo Cocco risponde a Tribuna:
“Il provvedimento del Tribunale di Siena di ieri è di straordinaria importanza perché fissa in punto di diritto dei concetti che avranno un forte impatto sul proseguo giudiziario della vicenda e denota una grandissima correttezza da parte dei Giudici nell’applicazione ferrea delle norme, senza farsi intimorire dal nome e dal peso della vicenda che sicuramente è una delle più grandi dell’ultimo decennio in materia di processi finanziari. Per quanto riguarda San Marino proprio ieri poco prima di apprendere del provvedimento di Siena avevamo depositato reclamo avverso la decisione del Commissario della Legge Inquirente, adesso attendiamo la decisione del Giudice delle appellazioni e poi se dovesse servire sicuramente ricorreremo anche in Terza Istanza, perché il processo sammarinese davvero a nostro avviso non ha alcun senso avendo il nostro assistito solamente aderito allo scudo fiscale per il tramite degli istituti bancari sammarinesi. Siamo fiduciosi, rispettiamo le decisioni del Tribunale di San Marino, ma se non ci convincono come in questo caso le impugniamo”.
Siamo riusciti a parlare direttamente con Alessandro Toccafondi che ha deciso di rispondere alle nostre domande, rigettando di fatto ogni addebito.
Toccafondi, qual è il suo legame con San Marino?
“Ce lo stiamo chiedendo da 4 anni. A San Marino ho fatto uno scudo fiscale come del resto migliaia di italiani. Ho utilizzato il Titano e la Smi, non ho rapporti, né conosco San Marino”.
Però le viene contestato il riciclaggio…
“Ciò avviene, e c’è anche negli atti, quando il Tribunale sammarinese apprende a mezzo rogatoria della vicenda Montepaschi. L’impressione dunque è che si voglia andare in parallelo con il Tribunale di Siena”.
Qual è la provenienza dei soldi che ha scudato?
“La domanda mi dà la possibilità di fare ulteriore chiarezza. In effetti proprio quello che dice il Tribunale di Siena, cozza con quello che mi sta accadendo a San Marino. E’ stato ampiamente assodato anche dal Tribunale italiano che i soldi che ho scudato sono provento della mia attività di trading. Su quei soldi ho pagato 750 mila euro all’epoca di tasse per regolarizzarli, altro che riciclaggio”.
Insisto. In Italia si parla di operazioni di trading registrate a volte dopo ore, a volte il giorno successivo. In questo modo è possibile che un titolo sia acquistato a un prezzo e messo a carico della banca solo quando il prezzo è maggiore, lucrando sulla differenza, che potrebbe poi essere intascata dal trader o dal suo responsabile. Cosa risponde a queste accuse? Se fossero vere e quei soldi fossero arrivati sul Titano significherebbe che l’ipotesi di accusa non è poi così peregrina. Sbaglio?
“Tutto questo non c’entra nulla. I soldi scudati a San Marino sono, come le ho già detto, provento di attività di crediti e consulenza. Lo ho già spiegato sia a San Marino, che a Siena. Quei soldi sono sempre rimasti in un fondo. Anche a Siena lo hanno capito. Si sta fantasticando troppo su questa storia, la verità glielo ripeto è che ho fatto uno scudo fiscale, punto e basta”.
In Italia vi hanno ribattezzati la banda del 5% proprio a causa di un presunto metodo di lavoro senza controlli, con falle di sistema che sembrano fatte apposta per poter concludere operazioni opache. Anche queste sono fantasie?
“Tutto falso e le spiego perché con i fatti. Questa storia della banda del 5% è un mantra venuto fuori dall’inchiesta cosiddetta Lutifin. Ebbene lo sa che il processo è stato chiuso perché il fatto non sussiste? Glielo ripeto: il procedimento madre dal quale è scaturita fuori questa famosa banda del 5% è stato chiuso. E’ tutta una invenzione e lo dice la sentenza: la banda non è mai esistita. Di cosa stiamo parlando?”.
Eppure da alcuni documenti parrebbe che i trader di Montepaschi facessero la cresta sulle operazioni.
“Me lo può continuare a chiedere in modi diversi e insistere, ma la mia risposta è sempre la stessa. E’ il Ctu del Pm di Siena, dunque dell’accusa, a certificare che tutte nostre azioni sono state corrette. Senza contare che le nostre azioni sono sotto il controllo della Consob che non ci ha mai, dico mai, contestato nulla in questi anni. Direi che c’è poco da aggiungere”.
Insomma mi sta dicendo che ha tutelato i correntisti?
“Noi col discorso dei correntisti non c’entriamo niente. Anche qui siamo vittime di una sorta di depistaggio che ci vuole addossare colpe che non abbiamo. Noi dell’area finanza attraverso il nostro lavoro di trading abbiamo portato alla banca 150 milioni di utili all’anno per 10 anni, tutti certificati a bilancio. Mps salta per colpa dei 49 miliardi di sofferenze. La verità è venuta fuori ormai: la sua domanda la ponga all’area crediti, l’area finanza investiva i soldi della banca non quelli dei clienti.”.
Tornando a San Marino che cosa si aspetta?
“Spero che la situazione si chiarisca al più presto, ho sempre rispettato la magistratura ma i tempi mi sembrano irragionevoli”. La Tribuna Sammarinese