• Screenshot
  • San Marino. Intervista di Repubblica SM a Bruno Macina, rappresentante dei correntisti Asset

    Repubblica per aver preso a cuore i problemi dei correntisti di Asset Banca con i conti bloccati, per aver cercato di risolverli, per essersi proposto come tramite per instaurare un dialogo con la politica e per aver portato le persone in piazza quando quel dialogo si è rivelato esser fatto tra sordi. Non soltanto per quel suo importante ruolo è benvoluto in Repubblica dove in tanti ogni giorno lo fermano per metterlo a parte delle molte cose che affliggono il Paese.

    Perché cercano lei Bruno? E che cosa può fare una persona che peraltro nulla ha a che vedere con la sfera della politica?
    “In una comunità che voglia dirsi tale è normale cercare un confronto e anche un conforto nella condivisione con l’altro. Vero è che questo ruolo del mettersi in ascolto compete forse più alla politica ma non a quella dei nostri tempi. Ricordo che molti anni fa la gente andava dai nostri Reggenti se aveva un problema e quando usciva aveva in mano se non una soluzione, un pronto e concreto aiuto. Ora i politici ammesso che abbiano tempo di riceverti e ascoltarti sanno soltanto rispondere ‘ci spiace ma non possiamo fare nulla’”.

    La politica di cui parla lei forse non esiste in nessuna parte del mondo.
    “Ne sono convinto, sembra un’utopia eppure qui a San Marino esisteva e non è accettabile che si sia andati avanti lasciando indietro il meglio. La società andrebbe riedificata dal punto di vista umano. Si sono invece persi i pezzi”.

    Come si potrebbe fare per ricostruirla?
    “Prima di tutto mandando a casa chi non ha fatto che distruggere togliendo ai sammarinesi il poco su cui potevano ancora contare. E poi creando nei cittadini una coscienza nuova, rendendoli più coraggiosi e più decisi a far valere i propri diritti. Se è vero che da un lato ci sono molte persone che si rivolgono a me, dall’altro devo dire di aver toccato con mano la paura. A me dicono che sono matto perché mi espongo, ci sono persone che hanno paura persino di partecipare ad una manifestazione alla quale credono perché son convinti che così facendo perderanno il posto di lavoro o andranno incontro a problemi più grossi. Allora decidono di stare zitti. Non sono affatto coscienti dei loro diritti. Un diritto è qualcosa che in uno stato democratico non si acquisisce con un regalo ad un politico o facendogli un piacere”.

    Se le cose stanno come lei le ha raccontate non ci si guadagna molto ad esporsi in prima persona. Che cosa pensano i suoi familiari?
    “I miei genitori mi hanno trasmesso dei valori insegnandomi a camminare a testa alta. In casa mia mi appoggiano tutti, mi dicono che faccio bene e che non ho nulla da perdere visto che la cosa più preziosa è la fedeltà a se stessi e alle proprie idee”.

    Ed è così, non ha nulla da perdere lei?
    “Si perde sempre qualcosa e c’è sempre qualcuno pronto a ricordartelo quando con troppa forza si stia cercando di far valere le proprie ragioni. Mi è parso per esempio esagerato l’esser ricevuto dal direttore in persona di Cassa di risparmio per la semplice comunicazione che il mio minuscolo fido non sarebbe stato rinnovato. Mi è parso di cogliere in quell’incontro il consiglio di farmi piuttosto i fatti miei”.

    Andrà comunque avanti?
    “Sempre avanti sì, con la speranza che è quasi una certezza, che qualcosa possa cambiare”.

    Olga Mattioli (Repubblica SM)