San Marino. Inumazione dei religiosi

Il Consiglio Grande e Generale nella serata di martedì ha discusso in prima lettura un interessante progetto di legge di iniziativa popolare che propone una modifica al regolamento 15 marzo 1919 “Regolamento di Polizia Mortuaria”. Si vuole infatti dare la possibilità “ai religiosi e le religiose che hanno prestato per almeno 10 anni … attività al servizio della comunità della Repubblica di San Marino di essere sepolti in cappelle laterali o in cripte presenti nelle chiese della Repubblica ove gli stessi hanno prestato la loro attività ovvero in terreno attiguo alle stesse chiese, qualora le autorità preposte alla pubblica igiene concedano il loro parere favorevole e non sussistano impedimenti di ordine urbanistico o di altra natura”. All’art. 2 dello stesso progetto di legge si stabilisce inoltre che “Le disposizioni di cui all’articolo 1 si applicano nel caso in cui la richiesta della sepoltura nei luoghi previsti all’articolo che precede venga effettuata da almeno 300 cittadini sammarinesi o residenti in Repubblica”. Il fatto che un simile progetto di legge sia approdato in Aula in questo particolare momento ha un valore anche simbolico perché per mesi e mesi il cuore delle persone è stato conquistato dalla paura che non ha lasciato spazio a molto altro. La paura ha fatto in modo che anche la religione venisse accantonata, messa in un angolo. Non a caso ci eravamo dimenticati della nostra precarietà e preghiera viene infatti dal verbo latino precari, da cui anche l’aggettivo precario. Ora con la riapertura dei cimiteri stiamo tornando a prenderci cura della memoria dei nostri morti e riscopriamo l’importanza di quella ‘celeste corrispondenza d’amorosi sensi’. Per dirla con Foscolo sepolto nella basilica francescana di Santa Croce a Firenze: “Celeste è questa corrispondenza d’amorosi sensi, celeste dote è negli umani; e spesso per lei si vive con l’amico estinto e l’estinto con noi, se pia la terra che lo raccolse infante e lo nutriva, nel suo grembo materno ultimo asilo porgendo, sacre le reliquie renda dall’insultar de’ nembi e dal profano piede del vulgo, e serbi un sasso il nome, e di fiori odorata arbore amica le ceneri di molli ombre consoli.”

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