
Dopo anni di richieste da più parti per la realizzazione di un invaso a San Marino che possa essere di aiuto durante i periodi di crisi idrica, e dopo decine di interventi sui media volti a destare l’interesse dei vari governi che si sono succeduti sulla necessità di dotare San Marino di una riserva d’acqua autonoma, finalmente il tema torna alla ribalta. Nel 2017, una istanza d’Arengo chiedeva di verificare la possibilità di costruire un invaso idrico; istanza approvata all’unanimità ma successivamente archiviata, come tante altre, in qualche cassetto di una segreteria.
Ci è voluto l’intervento e il parere del direttore dell’A.A.S.S. per riaccendere l’interesse, specialmente tra coloro che in passato si erano già occupati del problema, sia per motivi politici che professionali. Come prima risposta, c’è stato l’intervento di Emilio Della Balda, politico di lungo corso, che ricopriva una carica istituzionale quando, nel 1972, in una sala del castello di Montegiardino, fu presentato il progetto di un invaso da costruire in località Galavotto, corredato dagli studi e dalle proposte tecniche redatti dal geologo prof. Lipparini. Della Balda auspica che nel paese si possa aprire un dibattito pubblico per fornire le dovute informazioni alla cittadinanza.
Un altro intervento significativo è quello del geologo Fabio Pedini, che illustra la fattibilità e i benefici che l’opera potrebbe portare. Condivido pienamente entrambi gli interventi, nella speranza che finalmente questo sia il governo capace e lungimirante, in grado di interessarsi alla realizzazione di quest’opera, che beneficerà tutti i sammarinesi, al di là dei costi di realizzazione.
Paolo Forcellini