San Marino. Io sto con Mattia Feltri – “Qui gatto… ci cova” la rubrica di David Oddone

Alcuni giorni fa la Boldrini aveva scritto un contributo in occasione della giornata contro la violenza sulle donne che sarebbe dovuto comparire nello spazio dell’Huffpost dedicato al suo blog. Nel pezzo, però, c’era un riferimento critico al padre del Direttore Mattia Feltri, Vittorio, Direttore a sua volta di “Libero”. A quel punto Feltri jr telefona alla Boldrini per chiedere di eliminare quel riferimento dall’articolo. La Boldrini si rifiuta e rende nota la vicenda su Facebook. I soliti perbenisti in prima battuta hanno gridato allo scandalo, invocando la censura. D’altra parte Vittorio Feltri non sta particolarmente simpatico alla sinistra e nemmeno alla nostra categoria. Mettici pure un argomento sicuramente capace di fare breccia come quello della violenza sulle donne e apriti cielo! Dico subito che sto con Mattia. Senza sé e senza ma. E non è questione di simpatie o antipatie, destra o sinistra, ma di libertà di stampa. Ma andiamo con ordine. Innanzitutto è facoltà del Direttore decidere che cosa va o meno pubblicato. Proprio per una questione di autonomia e dignità professionale. Proviamo un momento a togliere di mezzo Vittorio Feltri e la signora Boldrini. E mettiamo che domattina si svegli il politico “X” e telefoni al direttore “Y” del giornale “Z” e pretenda che venga pubblicata una sua intervista, piuttosto che un suo intervento. Ebbene il Direttore/giornalista non è uno zerbino e nel caso non solo può, ma deve dire no. E’ l’essenza stessa della libertà di espressione e della indipendenza che dovrebbe contraddistinguere ogni penna. Mattia Feltri ha spiegato semplicemente alla ex Presidente della Camera che esiste l’autonomia professionale. Come si dice, ad abundantiam, diciamo pure per chi non lo sapesse, che il Direttore è sempre responsabile penalmente e civilmente per quello che viene pubblicato. E’ dunque suo preciso dovere eliminare ad esempio quei commenti che possano risultare offensivi e quindi potenzialmente diffamatori, a tutela di se stesso e della sua testata. Ai miei lettori faccio anche notare che se fosse automatico che qualsiasi cosa che uno scrive venisse pubblicata, significherebbe che chiunque potrebbe pretendere che la sua lettera al giornale, chessò, al Corriere della Sera, dovesse finire per forza in pagina. Anche un bambino capirebbe che ciò non è fattibile. Nessuna censura allora: di censurabile c’è solo il comportamento del politico di turno che pretende di fare nei giornali quello che gli pare, e quando trova qualcuno con la schiena dritta che dice di no, tenta di esporlo al pubblico ludibrio. Stavolta è andata male.

David Oddone

Rubrica “Qui gatto… ci cova”