“Ridotti gli spazi per una democrazia diretta”.
Assieme ad altri cittadini, sono stato il primo firmatario dell’Istanza relativa alle sentenze del Collegio Garante della costituzionalità di due Leggi, la n. 1 del 13 maggio 2005 e la n. 16 del 16 dicembre 2013. Sono sentenze che in pratica hanno cancellato la possibilità di indire referendum su una qualunque Legge Qualificata riducendo in tal modo gli spazi per una democrazia diretta”.
Così Roberto Tamagnini, domenica, a Palazzo Pubblico poco prima dell’apertura dell’Arengo del semestre aprile-ottobre, spiegava quanto lui ed altri sui amici, avevano in mente di chiedere: l’intervento della neo Reggenza e dei Consiglieri sul due sentenze dei Garanti.
In parole semplici, Tamagnini, cosa implicano le sentenze che contestate?
“Occorre ricordare che il principio generale del diritto dice che ciò che non è espressamente proibito, è permesso. Nella nostra legislazione nulla proibisce di celebrare referendum sulle Leggi Qualificate. E’ il cosiddetto “manus dixit quam volebat”, cioè che la Legge ha detto meno di quanto si voleva dire”.
Insomma un escamotage per mettere mano ad una disposizione di legge in maniera diretta e veloce? Ma non esiste un divieto ben preciso a queste forme di referendum?
“ Sì, esiste un divieto. E’ valido unicamente per le Leggi costituzionali o per quelle tributarie, od ancora per i trattati internazionali. Limitazioni con un preciso obiettivo. Ma non è scritto che sia valido per le altre tipologie di legge”.
Dunque, nel dettaglio, la vostra Istanza cosa pretenderebbe? “Chiediamo che sia ripristinata la possibilità di celebrare referendum su tutte le Leggi Qualificate che non siano indicate espressamente dall’articolo 3 della Legge n.1/2013”.
Tecnicamente, lei e i suoi cinque compagni di Istanza, cosa suggerite?
“Una cosa molto semplice. E’ sufficiente che il Consiglio in una unica seduta faccia proprio il già ricordato ‘minus dixit quam volebat’ e decretino, appunto, seduta stante che tutte le norme non incluse nel divieto specifico sono sottoponibili a referendum”.
Tutto molto semplice, dunque, per Roberto Tamagnini, Eligio Marino Maiani, Fausta Morganti, Pier Marino Bacciocchi, Angelo Della Valle e Gastone Pasolini.
L’art. 3 della Legge 1/2013 dice che il referendum abrogativo è ammesso:
a) purché non abbia ad oggetto la soppressione di organi, organismi e poteri fondamentali dello Stato di cui alla Dichiarazione dei diritti e purché non abbia ad oggetto la soppressione di diritti e principi fondamentali dell’ordinamento sammarinese;
b) è parimenti escluso su leggi o atti aventi forza di legge con contenuto specifico in materia di tasse, imposte e tributi, di bilancio, di amnistia e indulto, nonché di ratifica di convenzioni e trattati internazionali.
Gian Maria Fuiano, La Tribuna