Il noto giornalista Antimafia del Sole 24 Ore Roberto Galullo è tornato da un po’ di tempo ad occuparsi della Repubblica di San Marino. Interessante l’ultimo approfondimento pubblicato sul blog “Guardie o ladri”. Nella maxi-operazione di contrasto al traffico internazionale di stupefacenti condotta dal Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro agli ordini della Dda di Reggio Calabria con la quale sono state sequestrate circa due tonnellate di cocaina e sono state emesse 23 ordinanze di custodia cautelare e decine di arresti nel mondo contro una presunta rete di narcotrafficanti che utilizzava navi mercantili per far arrivare la droga al porto di Gioia Tauro, trova spazio anche la Repubblica di San Marino. Sono oltre 200 le pagine del documento firmato dal giudice per la indagini preliminari, dott. Massimo Minniti. Protagonisti i cosiddetti “jammer”, ovvero quei dispositivi elettronici, dei disturbatori di frequenza, in grado di impedire intercettazioni di comunicazioni/conversazioni nel loro raggio d’azione.
Dalle intercettazioni telefoniche – ausilio tecnico del quale il Titano ancora si deve dotare – emerge come la presunta rete di narcotrafficanti internazionali in odore di ‘ndrangheta, acquistasse questi “jammer” proprio nella Repubblica di San Marino. A pagina 132 dell’ordi- nanza (firmata il il 10 febbraio 2014) si legge che “… dopo la battuta di arresto subito dal gruppo a Valencia il 27.01.2013 (sequestro dello stupefacente), gli indagati si sono immediatamente prodigati per reperire (…) apparati telefonici e tecnologici che consentissero loro di eludere i più comuni sistemi di intercettazione (…)”. Dalle captazioni eseguite è emerso che gli indagati “avevano effettuato un ordine di merce presso la ditta…omissis srl srl di Serravalle (San Marino). La società in questione è risultata occuparsi del commercio di sofisticate apparecchiature elettroniche del tipo ‘jammer’ (disturbatore di frequenze), cioè strumenti in grado di annullare le onde radio ed utilizzati per impedire ai telefoni cellulari di ricevere o trasmettere segnali. La vicenda, significativamente snodatasi a cavallo tra il mese di febbraio e marzo del 2013, aveva origine con una conversazione, laddove Bifulco contattava il …omissis… e chiedeva lumi in merito ad una situazione non meglio precisata, riguardante una ditta sita in San Marino”. La voglia di avere il jammer – e dunque di non essere intercettati – è tale che uno degli indagati ha ricevuto dal venditore una dettagliata relazione tecnica sul materiale che gli sarebbe stato spedito.
David Oddone, La Tribuna