San Marino. Juvenes Dogana Futsal, Elia Cecchetti si ritira: rifondò la squadra nel 2012

A 32 anni, il portiere e capitano dice basta. “Voglio scoprire la vita oltre gli impegni programmati”

Elia Cecchetti si ritira dal calcio a 5 giocato. Il capitano della Juvenes Dogana Futsal dice “basta” 12 anni dopo aver rifondato il club e averlo fatto progressivamente crescere, insieme ad altri giocatori e dirigenti innamorati dei suoi colori, certo di lasciare a chi verrà “una società che, nonostante le tante stagioni passate dalla rinascita, continua a tenere alti i valori della serietà e della forza di volontà”. L’ultima immagine di Cecchetti in biancorossoblù è un’uscita dal campo per espulsione, nell’andata dei quarti di finale dei playoff contro il Tre Fiori, turno in cui si è chiusa la galoppata della Juvenes Dogana dei record, con ben 11 vittorie consecutive. Un momento negativo, ma che il portiere definisce comunque “importante”, nonostante “non fosse il modo in cui mi aspettassi di concludere. Però, forse, doveva essere così. Tutto ciò che ho fatto in questi anni è stato per salvare un goal, compreso questo, sempre con la migliore delle intenzioni. In quel momento, quando sono uscito, ero dispiaciuto per i ragazzi e per la partita, molto equilibrata, ma a posteriori non lo vivo rinnegandolo, anzi”.

Elia, cosa ti ha spinto a ritirarti?

“Innanzitutto sento forte il bisogno di scegliere liberamente il mio tempo libero, avere impegni programmati stava diventando sempre più pesante. Voglio capire come sia la vita senza quello, ma rimane la volontà di aiutare la società, anche fuori dal campo. L’altra ragione è godermi più tempo con la mia famiglia. E poi volevo essere padrone del mio destino, non arrivare a ritirarmi perché fisicamente non più in condizione”.

Quando hai deciso di smettere?

“All’inizio della stagione 2022-23, ma poi le cose sono cambiate in corsa: sentivo di voler ancora continuare. Quest’anno, però, ho deciso che sarebbe stato l’ultimo. Ai miei compagni l’ho detto subito prima del turno preliminare contro il Pennarossa. È stato più complicato dirlo all’allenatore e ai dirigenti, quando ci siamo incontrati a fine aprile, perché di fatto ho reso reali i miei pensieri. Neanche dopo l’espulsione o il ritorno della partita col Tre Fiori c’è stata una volontà di tornare sull’argomento, perché uscire dal campionato è stata una batosta per noi: ci credevamo, anche se eravamo outsider. Insomma, finora non ho avuto modo di parlarne in maniera diretta e questo è il modo per farlo. Il fatto che sia andato tutto così bene mi ha dato la soddisfazione che mi serviva per dire ‘ok, sono a posto così’. Chiaro, dispiace non aver messo la ciliegina sulla torta, ma la torta della stagione, per me, è davvero buonissima”.

Nella tua carriera, la Juvenes Dogana è stata una costante, anche se non hai cominciato da qui…

“Cominciai a Faetano nel 2011-12, come giocatore di movimento. Poi, io e altri ragazzi della rosa, insieme a Piergiorgio Mularoni e con Piero Bronzetti come responsabile, abbiamo rifondato la Juvenes Dogana e qui sono sempre rimasto, passando subito in porta. Nel frattempo, finché si è potuto, ho fatto il doppio tesseramento, giocando anche in Italia, mentre nel 2012 partiva la mia avventura in Nazionale. La Juvenes Dogana è per me come un figlio: ho voluto fortemente creare una squadra e da lì portarla avanti al meglio, svolgendo vari ruoli, anche dirigente e co-allenatore, insieme a Claudio Zonzini, fino a quando lui si è spostato definitivamente in panchina e mi ha lasciato la fascia di capitano”.

Qual è stata la stagione migliore con la Juvenes Dogana?

“L’annata 2018-19, in cui arrivammo in finale di Titano Futsal Cup, vincendo il girone di coppa e chiudendo al secondo posto quello di campionato. Eravamo un gruppo di amici, ma veramente forte. Poi c’è stata quella appena finita: ho sempre giocato in squadre sfavorite o al massimo outsider, per i titoli, ma mi è sempre piaciuto il ruolo di chi può dare fastidio o essere una sorpresa. Quest’anno lo siamo stati”.

Che realtà è oggi, a 12 anni dalla rifondazione, la Juvenes Dogana Futsal?

“È una squadra ben organizzata, con dirigenti affiatati. Al di là dei risultati, a fine anno è importante che chiunque, nel gruppo squadra, sia stato bene. Proprio per questo ringrazio i tre attuali dirigenti, mio padre Sergio, Fabrizio Pavoni e Roberto Borasco, e chi c’è stato in passato, come Bronzetti, che ci ha dato una grossissima mano. Menzione speciale va ai presidenti, da Luigi Zafferani a Lino Zucchi, che si è appassionato tanto, fino a Massimo Zavatta, che ci ha dato la disponibilità per fare le cose che ritenevamo necessarie e organizzarle come avremmo voluto e tiene sempre di più a questa squadra. Infine, ringrazio tutti gli allenatori avuti: Samuele Serra, il primo, Gianni Galli, Zonzini, una persona speciale e un amico, e Roberto Levani, che per me è come un padre nel mondo del futsal e ci ha riportato a livelli che non raggiungevamo da anni. La lista dei ragazzi con cui ho condiviso quest’avventura è lunghissima, ma fanno tutti parte di quel bagaglio di ricordi che porterò con me. I ringraziamenti che faccio sono perché li sento davvero”.