L. B. è stato condannato a 2 anni e 11 mesi.
EMERGENZA SICUREZZA IN TRIBUNALE.
I fatti. Circa tre anni fa venne condannato per offese e minacce ai danni di due ispettori di Banca Centrale, che facendo il loro lavoro, diedero seguito al pignoramento di beni presso i suoi negozi dell’Atlante.
All’origine di tutto vi era un grosso debito con la Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino maturato dallo stesso B. per via dell’attività poco remunerativa dei suoi negozi all’Atlante.
L. B. perde la calma anche lo scorso anno, quando addirittura gli ufficiali giudiziari gli piombano il negozio e danno seguito ad una sentenza di mandato ad expellum ovvero uno sfratto, in quanto il B. non pagava l’affitto nei negozi locati all’Atlante al Sig. Colombini; dirà nel processo di ieri che questi non erano dovuti, o almeno lo sfratto, in quanto i locali dell’Atlante sono privi di abitabilità.
Se fosse vero come ha fatto l’Ufficio Industria a rilasciare la licenza? Vi sono state fatte delle parzialità?
Quindi perde la calma, al momento dello sfratto, e accecato dall’ira va direttamente in Tribunale dal Giudice che, secondo lui, ha firmato l’ordinanza di sfratto; ma sbaglia va da Felici anziché dalla Pierfelici; leggendo male il cognome..
Un piccolo inciso se il B. avesse avuto una pistola, o altro, nessuno lo avrebbe fermato, in quanto a San Marino a differenza che in Italia l’accesso al Tribunale è libero e nessuno viene controllato. Questo fatto è gravissimo!
Va quindi dal Giudice Felici, gli da del Giudice corrotto per il fatto, secondo lui, di essersi messo d’accordo con il proprietario degli immobili locati dell’Atlante; ovvero Colombini e minaccia di buttarlo dalla finestra assieme a lui.
B. è inferocito, urla ed inveisce contro il Giudice inerme.
Da queste azioni ne nasce un trambusto inverosimile.
Il personale che lavora in Tribunale, e che ha testimoniato ieri al processo, cerca di entrare avendo sentito le urla del B.
Lui barricando l’entrata dell’ufficio del Felici, bloccando la porta con del materiale d’ufficio e una piccola scrivania, resiste spinge contro la porta e continua ad inveire.
Quando accortosi dell’errore, e cioè di aver scambiato il Giudice Felici con la Pierfelici (dirà che prima di questo episodio di non averlo mai visto) lascia l’ufficio del Giudice e corre letteralmente, inseguito dal personale del Tribunale, nell’ufficio di chi secondo lui è l’origine dei suoi mali: ovvero il Magistrato Dirigente Valeria Pierfelici.
Qui la visita è velocissima, anche perché nel frattempo sono arrivati i Gendarmi – che anche loro ieri mattina hanno testimoniato – inveisce nuovamente contro la Pierfelici dandole della corrotta e, minacciandola, dice di volere andare a comprare una pistola, e che con tono minaccioso – secondo la tesi di un testimone smentita in maniera forte ieri dal B.- inveisce dicendo che sa benissimo che il Magistrato ha una famiglia, volendo far capire che l’avrebbe usata contro di loro.
In quel caso B. non viene arrestato, e non si sa perché, ma subito partono le indagini per sequestro di persona, violenza privata e offesa a persona investita di pubblici poteri.
Non contento di quanto detto e fatto in quell’occasione, ieri al Processo, il B. ha dato in incandescenza più volte, addirittura lasciando il processo, urlando ed avendo un atteggiamento inqualificabile, ed assolutamente non consono per un’aula di Tribunale.
Le colpe sono anche del Giudice decidente Roberto Battaglino che, non usando il polso necessario in questi casi, non ha chiesto il rispetto che si deve per questi luoghi, simbolo supremo delle istituzioni sammarinesi.
L’imputato, preso da uno scatto d’ira, si è addirittura allontanato dall’aula spontaneamente urlando e minacciando senza che questo fosse impedito da nessuno.
A dire il vero, il Gendarme – sempre pronto – ha chiesto istruzioni sul da farsi, ma il Giudice ha deciso di lasciarlo andare..
Non pago di tutto ciò il B. ha avuto anche un alterco con il Procuratore del Fisco, Dott.Cesarini, il quale oltre a lamentarsi delle poche misure di sicurezza del Tribunale, ha stigmatizzando il comportamento del B., sia nel processo che nei fatti oggetto del procedimento, è stato interrotto dalle urla dello stesso imputato.
Lo stesso imputato B. era assente al ritorno in aula del Giudice Battaglino per la lettura della sentenza; sino sono aspettati almeno una decina di minuti affinchè il B. tornasse per assistere all’esito del processo ed alla lettura della sentenza.
Il risultato di tutto questo? Il B. è stato condannato ad una pena complessiva di 2 mesi e 11 mesi di reclusione.
Vista la gravità dei capi d’imputazione e della condanna inferta, potrebbero già nel giro di qualche mese, con la sentenza di appello, aprirsi le porte del carcere per il sammarinese L. B.
Ma quello che possiamo davvero notare da questa vicenda è la mancanza totale di protezione della Magistratura, da parte delle istituzioni. Segretario degli Interni in primis.
Non esiste un metal detector, non esiste uno sbarramento di controllo, non esiste un posto fisso della Gendarmeria, NULLA.
Nei prossimi mesi vi saranno ben altri processi rispetto a quello di ieri; e le persone imputate non saranno come il ‘’tranquillo’’ B..
Quindi questo problema va immediatamente risolto, se vogliamo che questi servitori, quali sono, dello stato siano sereni, efficaci e tranquilli nell’espletare il loro lavoro così importante per la ns. comunità: l’esecutivo, immediatamente, deve dare una pronta risposta! IMMEDIATAMENTE.
RITORNEREMO SULL’ARGOMENTO.
Marco Severini