A rompere il ghiaccio, o meglio, il silenzio di tanti mesi di chiusura, i ragazzi della terza liceo classico. Che con l’emozione e l’entusiasmo dei giovani, hanno aperto le celebrazioni per il settimo centenario della morte di Dante. Tutti insieme, con le mascherine, opportunamente distanziati, hanno calcato il palcoscenico del teatro Titano. Per la prima volta dopo tanto tempo, con il pubblico in platea.
Una serata fortemente simbolica, sia per questa toccante cornice, sia per i contenuti affrontati, dedicati a Giovanni Bertoldi da Serravalle che, oltre 600 anni fa, tradusse in latino l’opera dantesca. Era l’epoca in cui non era ancora stata inventata la stampa a caratteri mobili e il fiorentino non era altro che uno dei tanti dialetti italiani. Ciò nonostante, la Divina Commedia era diventata un vero best seller e, nel 1414, quando cominciò il Concilio di Costanza, molti cardinali espressero il desiderio di poterla leggere. Per questo fu affidato l’incarico al francescano Bertoldi, teologo e uomo di grandissima cultura, di tradurre l’opera in latino. Ovvero, nella lingua allora più diffusa. Un po’ com’è l’inglese oggi.
Insomma, un omaggio al Sommo Poeta Dante attraverso un uomo di lettere sammarinese, interpretato dalla nuova generazione di studiosi sammarinesi. Assolutamente affascinante.
La sera successiva, il primo concerto di musica classica, dedicato ad Arcangelo Corelli, sublime autore della musica barocca. Sul palco del Titano, il gruppo Arcomelo Ensemble: Roberto Noferini (violino), Matteo Salerno (flauto), Anselmo Pelliccioni (violoncello), Chiara Cattani (clavicembalo). Un quartetto di grandissimi interpreti che ha reso con maestria la sfarzosità del barocco in musica, con gli elementi significativi della sua epoca: cambi di tempo, passaggi di grande virtuosismo, l’uso del contrappunto, della fuga, dell’improvvisazione. Una vera delizia per la mente e per il cuore.
E poi ancora, Valentina Monetta in concerto. Una cantante di grande talento che calca le scene come una diva, ma con la generosità tipica dei grandi artisti. Un’altra serata di puro piacere, coinvolgente, entusiasmante, come solo il contatto diretto artista-pubblico riesce a regalare.
La settimana si è chiusa ieri con il jazz, in occasione dell’International Jazz Day promosso dall’UNESCO. Due “jam session & open mic” sotto la direzione artistica di Sara Jane Ghiotti, entrambe presso il Teatro Titano: una, animata dagli studenti dell’Istituto Musicale; la seconda, con grandissimi artisti del calibro di Pasquale Monturi (drums), Mauro Mussoni (double bass) e Simone Migani (piano) che hanno costituito la resident band, mentre tra gli ospiti si sono alternati Simone La Maida (sax), Stefano Bedetti (sax), Roberto Monti (guitar) e Roberto Stefanelli (piano).
Il jazz ha lo stesso effetto dei quadri di Magritte: li guardi con i piedi per terra mentre la mente vola per spazi metafisici. E il brivido sulla pelle.
Per ciascuno di questi appuntamenti, gli applausi, finalmente a scena aperta, sono stati miele sia per le orecchie del pubblico, sia per le orecchie degli artisti. Un vero e proprio preludio per una stagione culturale 2021 che, con queste premesse, si annuncia di grandissimo interesse.
Il grazie, veramente di cuore, va ai soggetti istituzionali, agli organizzatori, agli artisti, ai tanti operatori fuori scena. Ma anche a coloro che hanno messo in piedi la campagna vaccinale, senza la quale non saremmo mai tornati “a riveder le stelle”.
a/f