San Marino. La campagna vaccinale, lo Sputnik, la Repubblica e la grandezza dei piccoli … di Alberto Forcellini

Una settimana fa l’arrivo dello Sputnik. Un grande sospiro di sollievo per tutti, perché già dal giorno successivo è partita la campagna vaccinale. E poi, subito la ressa per le prenotazioni: quasi 4000 chiamate al minuto, da San Marino, dall’Italia e dall’estero. Non solo gli utenti di fascia A, ma anche molti altri delle fasce successive, ansiosi di mettersi in fila per ricevere la dose. Un successo che la dice lunga sulla campagna denigratoria messa in piedi dalle opposizioni già dai primi di gennaio: San Marino non ha il vaccino. Sessantesimo giorno senza vaccino. Fallimento della politica sanitaria. Sbagliato il protocollo d’intesa con l’Italia. Ciavatta si deve dimettere.

Sapete che effetto ha avuto tutto questo sulla gente? Zero! Perché tutti i cittadini hanno perfettamente capito cosa è successo. E cioè che San Marino ha fatto tutte le cose in regola, ma qualcuno, di fuori non le ha rispettate. Dopo qualche giorno di non rispetto dei patti, il governo era già all’opera per esplorare nuove strade. Ovviamente in silenzio, perché la diplomazia ha le sue regole. Ha parlato quando sono avvenuti i fatti. Tutto ciò è stato molto apprezzato dai cittadini, che in pochi giorni hanno visto la percentuale dei vaccinati superare il gap con l’Italia e forse anche con molti altri Paese. Questo le opposizioni non l’avevano messo in conto.

Allora giù con la gran cassa che lo Sputnik non ha l’autorizzazione EMA. Che il governo ha dato l’autorizzazione allo Sputnik. Che la politica si è voluta sostituire a tecnici e sanitari. E altre amenità varie. Sconfitte anche su questo punto. Dall’Italia e dal resto del mondo è arrivata la benedizione dello Sputnik, tra l’altro già distribuito in oltre 30 paesi, alcuni anche europei. A Rimini vogliono il vaccino, a Pesaro e nei paesi del circondario vogliono il vaccino. Matteo Salvini vuole il vaccino per mettere in sicurezza i frontalieri. Tutti guardano all’esempio virtuoso di San Marino che è riuscito a superare la farraginosità europea e i ritardi italiani rivolgendosi direttamente alla Russia.

Il che ha assunto un valore politico /diplomatico / economico di grandissima importanza. È come se San Marino avesse gettato un sasso nello stagno gelido dei rapporti Russia – UE. Da un parte l’Europa che ha toppato clamorosamente l’avvio della campagna vaccinale in tutti i paesi aderenti (vedi l’esempio dell’Inghilterra che ha agito autonomamente e ha ottenuto risultati eclatanti). Dall’altra, Mosca, che farebbe qualsiasi cosa per portare il suo vaccino nel mercato europeo. Tra l’altro è ormai quasi pronto anche il vaccino mono-dose.

La piccola Repubblica di San Marino ha aperto una breccia nel muro di una cortina di ferro commerciale piuttosto impenetrabile, suscitando un clamore mediatico inimmaginabile. Non sappiamo se il governo sammarinese avesse coscienza della portata del suo atto o se avesse il solo obiettivo di ricevere il vaccino. In ogni caso, la portata dell’evento non è sfuggita a Mosca, che ne ha dato notizia nel suo tg nazionale.

Certo è che il valore politico/diplomatico/sanitario di questa trattativa ha superato di gran lunga la più fervida immaginazione, con un effetto immagine per San Marino assolutamente positivo, capace di surclassare i titoli scandalistici con cui di solito i giornali si occupano del Titano. Si può immaginare che la “bella immagine di San Marino” potrà avere effetti non solo sul turismo (quando ci saranno le condizioni per la sua ripresa) ma anche in quel contesto economico/finanziario che finora è stato così difficile.

Poi, notizia freschissima di ieri: Matteo Salvini loda senza mezzi termini la campagna vaccinale sammarinese e auspica un collaborazione molto stretta per vaccinare gli italiani che lavorano a San Marino e quelli dei paesi vicini: “Se San Marino finisce il suo piano vaccinale in aprile e se i due terzi d’Italia ad aprile sono ancora in alto mare, vuol dire che da questo punto di vista San Marino ha lavorato bene e noi dobbiamo lavorare meglio.”

Un successo così chiaro e lampante, neanche le opposizioni se lo potevano immaginare, di conseguenza risulta ancor più stridente l’attacco al governo e alla maggioranza, portato avanti per settimane, in sfregio totale degli interessi del Paese.

a/f