Ciò che si vede e ciò che non si vede. Partiamo dall’organizzazione bancaria per poi arrivare a quella politica, più difficile da esaminare.
Premetto che è stata sempre un’esigenza personale quella di capire le gestioni nel tempo delle imprese bancarie quando in particolare arrivano figure nuove al comando di strutture finanziarie, ovviamente presenti a San Marino anche se non disdegno riferimenti esterni, sempre per capire ed imparare.
Così come quando ci sono le elezioni, vedere, osservare i comportamenti dei vari Segretari di Stato nominati, è un bell’esercizio professionale.
Osservazioni che rimangono sempre aperte, tutto l’anno. Inevitabile. Parto dal concetto, come un bimbo piccolo che tende la mano, che chi ricopre quella carica, dirigente o politico che sia, sia uomo o donna capace. Naturalmente senza pregiudizi, ci si fida quasi come il bimbo con la sua mamma.
Diversamente, sarebbe la fine di tutto. E io dirigente sono stata continuamente giudicata.
Una delle prime cose che mi hanno insegnato chi mi voleva e mi vuol bene, era l’azzeramento dell’autostima fine a sé stessa ‘metti qualche specchio in più in casa Barbara’ oppure ‘le critiche gratuite sono come il boomerang, prima o poi bussano alla porta’ e via dicendo.
A volte con questo meccanismo di non giudicare velocemente (locuzione che non mi piace) parto male, in ritardo per farmi un’idea complessiva sulla bontà della gestione altrui ma poi recupero.
Vi ricordate il grande Mennea battezzato ‘Pietro il Grande’ nella finale dei 200 metri dei giochi olimpici di Mosca nel 1980 con quel 433 sulla schiena?
Una vittoria mozzafiato, direi commovente.
Riguardatevi in rete la telecronaca di Paolo Rosi. Straordinario Pietro Mennea, bravissimo il telecronista con quel ‘recupera.. recupera’. Di Pietro Mennea si diceva che avesse la ‘resistenza alla velocità’. Quando arrivava al massimo riusciva a mantenere quello straordinario passo senza dare segni di cedimento. Nei primi cento metri era sesto per poi vincere sul filo di lana.
In campo professionale, nel mio, l’ho visto fare a pochissimi dirigenti: mantenere i ritmi quando sei all’apice di un’organizzazione.
Non sedersi mai sugli allori. Il problema però è un altro: un dirigente deve porre attenzione a tutti i settori che sovrintende, al di là delle sue passioni e predisposizione ai vari servizi e delle sue inclinazioni lavorative senza farle vedere minimamente ai colleghi, ai collaboratori. Personalmente non dovevo mostrare quanto ci tenessi a quel servizio in particolare.
Quando ricevevo il responsabile dovevo stare molta attenta a non tradirmi e non tradire il ruolo di Direttore Generale.
(continua)
BT