San Marino, la CDLS punta sul “Reddito Minimo Familiare”: “Così non funziona, costringe le famiglie alla miseria. Vanno rivisti i criteri”

Oggi la Confederazione Democratica dei Lavoratori Sammarinesi (CDLS) ha lanciato un forte appello sulla necessità di rivedere i criteri del Reddito Minimo Familiare, denunciando casi concreti in cui lo strumento non riesce a garantire condizioni di vita dignitose.

Il sindacato parte dalla storia di una coppia di coniugi sammarinesi, lui 70 anni e lei 60, che rappresenta secondo la CDLS il simbolo delle falle dell’attuale sistema. “1.226 euro mensili, ai quali togliere 75 euro dell’affitto nella casa dello Stato. Una piccola agevolazione, l’unica per la nostra coppia”, spiegano.

Reddito insufficiente e uscite che superano le entrate

La pensione dell’uomo è l’unica entrata certa del nucleo familiare, mentre le spese corrono: bollette, condominio, spesa alimentare e farmaci. La moglie, in lista per l’avviamento al lavoro, non ha ricevuto finora alcuna chiamata.

Decidono allora di chiedere il Reddito Minimo Familiare, ma scoprono di non rientrare nei criteri: “La legge del 2020, modificata lo scorso anno, parla chiaro: si parte da 800 euro, cui si aggiungono 200 euro per ogni convivente e l’affitto sostenuto dal nucleo. Ma secondo i criteri di applicazione della legge, non rientriamo nei beneficiari, percependo oltre 1200 euro. Nonostante dobbiamo vivere con 38 euro al giorno”.

Il racconto è amaro: “Non abbiamo la macchina, non ce la possiamo permettere. Siamo sempre chiusi in casa, riusciamo giusto a permetterci una pizza fuori all’anno”.

Una volta al mese la coppia si rivolge alla Caritas, ma “anche il pacco alimentare non riesce a coprire i 30 giorni”.

Numeri bassissimi e disparità evidenti

Secondo la CDLS, i beneficiari effettivi del Reddito Minimo Familiare sono pochissimi: “Si contano sulla punta delle dita, perlopiù singles senza occupazione, quindi una singola persona con a disposizione oltre mille euro. Pochissime richieste e numeri risicati sollevano il dubbio sulla funzionalità di questo strumento di aiuto”.

La denuncia del sindacato va al cuore del problema: “La disparità inizia da qui: non si tiene conto che la stessa cifra va divisa tra due o più componenti. Per assurdo, i due coniugi dovrebbero separarsi!”.

La richiesta alla politica: cambiare i criteri

La CDLS chiede un intervento immediato delle istituzioni perché lo strumento non sia un sostegno solo sulla carta: “Servono requisiti e criteri di calcolo che tengano conto del numero di componenti. Per garantire davvero una vita dignitosa”.

E la conclusione dal sindacato è un appello che è anche una fotografia della quotidianità di tante famiglie: “Si tratta di assicurare a marito e moglie, e a chi vive nelle stesse condizioni, non il superfluo, ma la possibilità di sopravvivere”.

Con questo grido d’allarme la CDLS riporta al centro del dibattito il tema della giustizia sociale e il rischio di lasciare indietro proprio chi avrebbe più bisogno di supporto.

Leggi il comunicato stampa completo: Comunicato Stampa CDLS sul reddito minimo familiare