L’Intelligenza Artificiale, o IA come abbiamo imparato ad indicarla, è un qualcosa di cui dobbiamo avere paura o una novità che può diventare una grande alleata?
Innanzi tutto non è una novità, visto che se n’è cominciato a parlare negli ’70, ma sicuramente è un qualcosa che dobbiamo imparare a conoscere e, soprattutto, a governare. Questi i termini entro cui si è mosso il convegno della CDLS: “Intelligenza artificiale, tra rischi ed opportunità” in programma ieri pomeriggio, 17 novembre, presso la sala Montelupo di Domagnano. Un evento, come quello della settimana scorsa su “Pensioni e sanità” che insieme hanno aperto un percorso di confronto e di dibattito in preparazione del 17° Congresso Confederale, che si terrà presso il Centro Congressi Kursaal nei giorni 15, 16 e 17 Ottobre 2024. Così ha introdotto i lavori il segretario generale Milena Frulli, accanto ad ospiti di tutto rilievo, tra cui: Massimiliano Padula, docente stabile di “Scienze della comunicazione sociale” presso l’Istituto Pastorale Redemptor Hominis della Pontificia Università Lateranense; e Marco Bentivogli, esperto di politiche di innovazione e lavoro. Ospiti di lusso anche in platea: l’ambasciatore Fabrizio Colaceci, il dg ISS Francesco Bevere e William Vagnini, Segretario Generale di ANIS. Per la parte politica e istituzionale, presenti i Segretari di Stato Luca Beccari in funzione della sua delega alla transizione digitale e il Segretario di Stato al Lavoro Alessandro Bevitori.
“L’IA è una grande sfida, non una minaccia” ha esordito Beccari ricordando quanti lavori non esistono più o sono cambiati con l’avvento delle tecnologie. Basti pensare alle comunicazioni tramite posta: ormai non esistono quasi più né lettere, né cartoline, cosicché i servizi postali hanno dovuto evolversi esplorando nuovi ambiti. “Anche San Marino potrebbe diventare un hub di sviluppo delle nuove tecnologie, così come lo sono diventate le piccole repubbliche baltiche” ha sottolineato, rimarcando che non sono mai state le novità a mettere in crisi San Marino, bensì il crollo dei pilastri a cui eravamo abbarbicati. La storia degli ultimi 20 anni è lì a dimostrarlo.
Anche Bevitori ha invitato a non soffermarsi sui lavori in via di estinzione, ma a considerare quanti nuovi ambiti professionali possono nascere dall’innovazione tecnologica. “L’aspetto fondamentale – ha rimarcato – è la gestione delle risorse umane, che devono essere gestite con gradualità”.
La progressione, evidentemente, va declinata attraverso le mille sfumature della formazione, hanno poi insistito un po’ tutti i relatori, in quanto ci saranno professioni destinate a scomparire, altre destinate a cambiare e altre, che forse neppure immaginiamo, che arriveranno. Le possibilità positive o negative dell’IA negli innumerevoli settori lavorativi dipendono dalla forza della voce che i lavoratori riusciranno ad avere sull’implementazione tecnologica della loro azienda, sulla capacità di adeguamento delle loro competenze e dal grado di apertura mentale verso una nuova cultura aziendale.
Non è così automatico che l’IA andrà a sostituire l’uomo perché non sempre essa servirà a fare qualcosa: certo è che cambierà il modo di farla. Come è altrettanto certo che, laddove essa è stata introdotta ha prodotto finora un aumento della produttività del 18%. La cosa importante, dal punto di vista scolastico, cioè formativo, è che la formazione tecnica specialistica, già ampiamente introdotta a livello di scuole superiori e universitarie, dovrà essere bilanciata da una forte formazione umanistica nelle scuole dell’obbligo.
In sintesi, i vari specialisti presenti al convegno hanno suggerito di rifuggire dalla retorica antitetica: rischi – opportunità perché, praticamente, già da oggi nessuno è immune dall’influenza della IA. Da tempo infatti non esiste più la tecnologia come l’intendevamo, quella che si spegneva con il tasto off/on. Il nostro telefonino è sempre connesso e registra ogni nostro movimento, comportamento, abitudine, andando ad alimentare quella massa di dati che poi costituiscono le informazioni fondamentali per l’elaborazione di ogni strategia di marketing. E non è neanche vero che gli anziani sono tecnologicamente analfabeti: le ultime statistiche dicono che il 66% della popolazione mondiale dai 16 ai 66 anni, è connesso.
Altro problema è la responsabilità giuridica, che perde la sua consistenza tradizionale, perché la responsabilità dei contenuti e delle immagini è della stessa IA, ovvero da una pluralità di fonti impossibile da quantificare e da indentificare.
Dal convegno CDLS sono arrivati dunque nuovi stimoli e nuovi ambiti di ragionamento per un approccio con l’IA, che sarà assolutamente obbligatorio, e che pertanto non dovrà essere frenato dalle ansie o dalle nostalgie di un passato che comunque non tornerà più. L’innovazione non chiede il permesso di arrivare e se non vogliamo rimanere esclusi o emarginati, è meglio essere competitivi.
Angela Venturini